Sul fronte della sicurezza il 2012 è iniziato come si è concluso il 2011, con episodi che destano la preoccupazione del Direttore del Dipartimento delle istituzioni. Rapine ai distributori, disordini al Centro di procedura di registrazione per richiedenti l’asilo, furti, scippi e violenze. Nonostante queste notizie, secondo la statistica criminale di polizia la situazione in Ticino è soddisfacente ma sicuramente e assolutamente migliorabile, in particolare mettendo in atto misure preventive per cercare di attenuare il diffondersi di tali eventi. Va infatti posta la giusta attenzione a quanto avviene e si sviluppa attorno alla nostra regione, in modo da focalizzare meglio i fenomeni e permetterci di dare le giuste risposte alle richieste della cittadinanza e delle aziende.
Se da un lato è giusto che la Confederazione consideri e tratti il Ticino alla stregua di tutti gli altri Cantoni, non va comunque trascurato il fatto che il nostro Cantone possiede alcune caratteristiche peculiari che non trovano analogie in altre realtà svizzere se non parzialmente nel Canton Ginevra. Buona parte dei Cantoni tra di loro confinanti condividono infatti diverse affinità territoriali e culturali, verso l’esterno essi sono addirittura separati da barriere naturali quali fiumi o montagne, per il Ticino non è così: esso è caratterizzato da una barriera naturale che lo separa dal resto della Svizzera (ad eccezione della Mesolcina) e da una frontiera aperta verso una realtà socio-economicamente diversa rispetto alla nostra. È di questi giorni la notizia che in Lombardia le rapine sono aumentate del 38% nel 2011, con 6’354 casi rispetto ai 4’600 dell’anno precedente. A destare maggiore preoccupazione sono le rapine compiute in appartamenti: sempre più spesso gli episodi di furto sono accompagnati da atti di violenza come lo dimostra l’incremento del 33,21% (361 casi) recentemente registrato dalle autorità italiane. La stessa tendenza è stata osservata in altri reati basti pensare all’aumento dell’11,55% registrato per i furti “semplici” e quello del 12,03% per le estorsioni.
Quanto sta accadendo in Lombardia ci deve allarmare, poiché – come dimostrano alcuni casi risolti con l’arresto degli autori – la nostra regione diventa attraente per questo tipo di attività criminose. A questo scopo sul fronte ticinese, già nell’ottobre 2011 è stato attivato il dispositivo combinato mobile “DISCOMO” per la gestione delle pattuglie di polizia cantonale e delle guardie di confine lungo la frontiera. Una collaborazione molto proficua, che come qualsiasi novità andrà affinata e consolidata. In questo senso, abbiamo ricevuto con piacere la risposta positiva del Comando centrale del Corpo Guardie di Confine che conferma l’attribuzione temporanea di ulteriori agenti a rafforzare il contingente della Regione IV.
Il tema del presidio dei confini in Ticino dovrà essere affrontato prossimamente direttamente con il Consiglio Federale, poiché – se il Ticino è un Cantone come gli altri, nonostante le sue particolarità – la sua funzione strategica è ben differente rispetto alle altre realtà cantonali. Come evidenziato inizialmente, la nostra regione funge quale “Porta Sud”, ossia la porta d’accesso verso la Svizzera, quindi va custodita con le dovute risorse da parte della Confederazione. A tal proposito visti e considerati gli avvenimenti sul fronte dei flussi migratori con una palese evoluzione in negativo della tipologia dei richiedenti molto più inclini alla violenza e all’attività criminale, emerge in maniera chiara una certa carenza della sicurezza transfrontaliera. Punti deboli su cui occorrerà operare e perfezionare celermente, solo la collaborazione interforze e una presenza puntuale sul territorio contrasteranno il prolificarsi anche in Ticino dei fenomeni che attualmente imperversano in Lombardia, in modo da evitare di perdere attrattività nel settore turistico e residenziale.
Per rispondere alla domanda posta nel titolo, allo stato attuale della situazione è ancora possibile affermare che la “Porta Sud” è tuttora sicura, ma il solo Cantone Ticino non può più garantirne lo status quo per tutta la Confederazione. Urge una stretta collaborazione tra autorità cantonale e federale con il reciproco impegno affinché si possa focalizzare e sviluppare il ruolo strategico per la sicurezza nazionale e della nostra regione. Dobbiamo lasciare le porte aperte a chi chiede aiuto (richiedenti l’asilo) e a chi intende risiedere da noi, ma la porta aperta va custodita affinché si eviti l’entrata di criminali e di coloro che sotto mentite spoglie intendono abusare della nostra pregevole tradizione umanitaria.
Norman Gobbi