Chi usa violenza sugli agenti sarà denunciato. Fino ad ora non era sempre il caso. Gobbi: “a tutela dei funzionari”.
La violenza contro poliziotti e funzionari non sarà più tollerata: i vertici delle forze dell’ordine ticinesi hanno deciso di stringere i bulloni e invece di porgere l’altra guancia, come avveniva in passato con qualche malumore da parte degli agenti, hanno intenzione di denunciare sistematicamente alla magistratura tutti gli attacchi di cui i poliziotti sono vittima durante l’esercizio delle loro funzioni. La strategia è stata decisa dal direttore del Dipartimento istituzioni (Di) Norman Gobbi in accordo con il comando della PolTi: « Verrà formalizzata anche con la Procura – spiega alla RegioneTicino il consigliere di Stato –. Se il Ministero pubblico è giustamente molto attento alle denunce dei cittadini verso l’autorità, altrettanto dev’esserlo nei confronti dei casi di violenza contro i funzionari ». Un sistema di querela automatica che si vuole « a tutela degli agenti ».
La notizia giunge a pochi giorni dalla risposta di Ministero pubblico e Di alla lettera indirizzata al governo e al procuratore generale John Noseda dal gruppo ‘Stop all’ignoranza’. Nella missiva si sottolineavano “episodi di abusi e di razzismo” da parte delle autorità durante dei controlli di polizia. Insulti e botte, si leggeva nella lettera, la cui virulenza sarebbe variata “a seconda dell’identità delle vittime”.
Accuse “generiche”, “gratuite” con il solo scopo di avere un effetto mediatico, è stata la risposta scritta di Gobbi, il quale rilevava come ciò ledesse “l’operato di tutti quegli agenti che svolgono un lavoro importante e a favore della sicurezza del cittadino”. Nella replica si chiarisce comunque che “ogni comportamento contrario ai doveri di servizio” da parte di un agente deve “essere segnalato all’autorità competente per le decisioni del caso e l’adozione dei provvedimenti disciplinari che si impongono”. “Tutte le denunce e le segnalazioni” di abusi, ha aggiunto il pg Noseda in una seconda lettera pure inoltrata a ‘Stop all’ignoranza’, comportano “l’apertura di un procedimento penale”.
Stando a Gobbi, però, le segnalazioni contro la polizia sarebbero spesso usate in maniera strumentale: « Le controdenunce per violenza vengono inoltrate come mezzo di pressione per screditare l’operato dell’autorità e diminuire la responsabilità dell’autore dell’atto perseguibile contro cui la polizia è intervenuta ».
La Regione, Cantone, del 15.01.2013