Marco Borradori, Laura Sadis, Norman Gobbi e Paolo Beltraminelli, sono il coup de théâtre della cerimonia d’apertura della 150esima edizione del Rabadan. Doveva essere una cerimonia storica, memorabile, degna dell’avvenimento, ovvio, ma soprattutto del compleanno che bisognava festeggiare: 150 anni.
Doveva essere e lo è stato davvero, fino in fondo. La cerimonia di apertura della 150esima edizione del Rabadan, ha colpito nel segno e lascerà un segno nella storia del carnevale di Bellinzona.
Lo è stato per la scenografia e per la coreografia, spettacolari, dettate dalle fiamme degli artisti che hanno illuminato una Piazza Collegiata stracolma ed estasiata. Poi le commuoventi note di Nino Rota in Amarcord, suonate da da un musicista clown, accovacciato su un balcone. E sullo sfondo le immagini dei bagordi lungo il tempo. Brividi d’una poesia popolare.
Il momento clou, naturalmente, si è realizzato con l’apparizione sul palco della Collegiata di Re Dantun, Dante Pesciallo, all’ultimo anno da sovrano del Rabadan. Il feeling con la Piazza è quello di sempre, ma quest’anno i sudditi gli hanno riservato un calore speciale, un grande e caloroso abbraccio che aveva gli accenti del saluto e del ringraziamento, dell’ultima volta, appunto. Ma senza toccarsi eh…è stato un gioioso abbraccio fra soci, una bella pacca sulle spalle, ad uno che, ne siamo certi, dal prossimo anno, ritornerà tra i ranghi del popolo al servizio del nuovo sovrano.
E ad omaggiare il Re uscente, e ad omaggiare l’anniversario, si è presentato niente meno che il Consiglio di Stato. Marco Borradori, Laura Sadis, Norman Gobbi e Paolo Beltraminelli, l’unico in costume, hanno consegnato a Re Dantun le chiavi del Ticino, simboleggiate da una grossa chiave rossoblù.
Il Re ha scambiato qualche battuta con i ministri. A Gobbi, ad esempio, ha detto: “Norman, siamo l’unica manifestazione pubblica che deve pagarsi interamente la sicurezza. Vedi di darci una mano dall’anno prossimo”, ha detto Re Dantun. “Vedarem da fa ul pussibil”, ha risposto Gobbi nel tripudio della piazza. Poi con Borradori una battuta dal gusto squisitamente elettorale: “Se fra due mesi dovesse andarti bene, ricordati una cosa che in Ticino di Re ce n’è soltanto uno: e non ci sono né Re Giorgio, né Re Marco!”. E il presidente del Governo ha bonariamente convenuto con la tesi del sovrano del carnevale.
Gran finale con la consegna delle vere chiavi, quelle della Città. A differenza degli anni passati quando la scena era divisa a metà tra il Re e l’istrionico sindaco Brenno Martignoni, questa volta si è presentato il Municipio in corpore, nessuno in maschera e nessuno show, accompagnato dal presidente del Rabadan Bixio Caprara. Una decisa rottura con il recente passato. I Municipali si sono limitati a portare sul palco un baule contenente la chiave. E il sindaco Mario Branda l’ha consegna al Re.
La monarchia è ufficialmente al potere. Il Rabadan è cominciato per la 150esima volta!
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