Questa settimana è stato pubblicato il rapporto sulla Statistica Criminale di Polizia relativo al 2013. A livello nazionale il numero dei reati totali compiuti in Svizzera è in diminuzione (-3%), così come quelli imputabili al Codice penale (-6%). Tutto bene, anzi no!
Si assiste infatti nel nostro Paese a un aumento del fenomeno del “pendolarismo del furto”. Le cifre in questo senso sono ben esplicative: quasi il 55% degli autori identificati per reati al Codice penale (CP) compiuti in Svizzera sono stranieri: il 29% residenti nel nostro Paese, il 20% di passaggio e il 6% richiedenti l’asilo. A partire dal 2009 – dunque quasi in concomitanza con l’entrata in vigore dell’Accordo di Schengen [in vigore dal 12 dicembre 2008] – la percentuale degli imputati stranieri per reati al CP è costantemente aumentata passando dal 47.9% al 53.9% di quelli identificati dalla polizia. Limitandosi alla sola componente straniera senza statuto (turisti e stranieri di passaggio) la percentuale è pure regolarmente salita dal 18.8% al 25.1%.
La libera circolazione delle persone genera quindi – quale effetto collaterale non trascurabile – anche la libera circolazione… dei delinquenti e si rivela essere una persistente minaccia per la nostra sicurezza. Una situazione questa che si riflette anche sulla nostra popolazione carceraria che in Svizzera è composta dal 74.3% di detenuti stranieri. Questi ultimi compartecipano dapprima a rendere il nostro Paese più insicuro e in seguito contribuiscono in maniera determinante al sovraffollamento delle nostre carceri e a generare gran parte dei costi nell’esecuzione delle pene che in Svizzera – secondo una stima del Consiglio federale in risposta a un’interpellanza – ammontano a quasi un miliardo di franchi annui.
Per operare efficacemente contro questo tipo criminalità occorre agire su più fronti: i) ripristinare i controlli alle frontiere nazionali, ii) intensificare ulteriormente la già buona collaborazione tra le forze di polizia, iii) aumentare gli effettivi delle forze dell’ordine (Polizia cantonale, Corpo delle guardie di confine e Polizie comunali). Un ulteriore passo va parimenti compiuto anche nella comminatoria di pena che necessita un inasprimento, affinché il rischio della condanna esplichi veramente l’auspicato effetto dissuasivo.
Se la criminalità proveniente dall’estero è una minaccia per la sicurezza del nostro Paese, lo è ancor di più per un Cantone di frontiera come il nostro. È ora tempo di mettere in atto la volontà popolare che il 28 novembre 2010, che ha approvato l’iniziativa per l’espulsione degli stranieri criminali e di implementare la sicurezza della “Porta Sud” della Svizzera con il ripristino in Ticino degli effettivi del Corpo delle guardie di confine al livello antecedente l’entrata in vigore di Schengen – come richiesto dalla mozione Romano approvata dalle due Camere – e con la chiusura dei valichi secondari – come richiesto dalla mozione della nostra Roberta Pantani – al fine di rendere ancora più sicuro il nostro territorio.
Misure queste necessarie per impedire la libera circolazione… dei delinquenti!
Norman Gobbi