Consegnato a Gobbi il documento sulla riorganizzazione della Gendarmeria. Nel documento allestito dalla Cantonale il futuro assetto del settore: quattro regioni con a capo altrettanti ufficiali. Il ‘cantiere’ entrerà nel vivo nel 2015
È ora nero su bianco il progetto di riorganizzazione della Gendarmeria. Il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi lo ha consegnato agli inizi del mese al direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi . Una trentina di pagine che tratteggiano il futuro di questo importante settore della Cantonale, già rimodellato nel 2005 con l’introduzione della Territoriale e di due reparti mobili (uno nel Sottoceneri e l’altro nel Sopra) per gli interventi d’urgenza nell’arco delle ventiquattro ore. Ciò che si prospetta è una regionalizzazione della Gendarmeria. «Si prevede di dar vita a quattro regioni: Bellinzonese e valli, Locarnese e valli, Luganese e Mendrisiotto – dice Gobbi, da noi interpellato –. Ciascuna sarà diretta da un ufficiale. Ai suoi ordini gli agenti che nella regione si occuperanno degli interventi e quelli dediti alle attività di prossimità, quale la consulenza ai cittadini». I primi passi verso la regionalizzazione «pensiamo di compierli l’anno prossimo e di consolidare la struttura dal 2017». Al nuovo assetto il ministro aveva già accennato pubblicamente nel recente passato, come a fine novembre in occasione dell’assemblea della sezione ticinese della Federazione svizzera dei funzionari di polizia. È che adesso c’è un documento che dettaglia l’operazione. È stato allestito dal capo, in seno alla Polcantonale, della Gendarmeria, il tenente colonnello Decio Cavallini . Alla stesura del rapporto hanno partecipato gli altri ufficiali dell’area Gendarmeria, ossia i responsabili della Mobile del Sottoceneri ( Giovanni Capoferri ), di quella del Sopra ( Edy Gaffuri ), della Territoriale ( Pierluigi Vaerini ), del Reparto del traffico ( Marco Guscio ) e del Reparto interventi speciali ( Andrea Cucchiaro ). L’obiettivo principale della riorganizzazione, ricorda Gobbi, «è di rendere maggiormente presente e quindi visibile sul territorio la Polizia cantonale, riducendo anche i tempi di intervento in caso di urgenza». E questo, aggiunge il consigliere di Stato, «grazie all’istituzione appunto di quattro regioni di Gendarmeria». In ognuna «un ufficiale dirigerà sia i posti di Gendarmeria attualmente presenti con i poliziotti della Territoriale, sia il gruppo di agenti cui verranno affidati gli interventi d’urgenza. Cosa che gli permetterà di avere una visione a trecentosessanta gradi delle dinamiche in atto sul piano regionale e di decidere rapidamente». Sarà fra l’altro, afferma a sua volta il comandante Cocchi, «la prima persona della Cantonale di contatto per le Comunali. Con la quale i poli di Polizia comunale potranno coordinare l’operatività quotidiana in quella regione sul fronte della sicurezza». Formalmente, riprende Gobbi, «si parlerà non più di Reparti mobili e Territoriale, oggi guidati rispettivamente da due ufficiali (Capoferri e Gaffuri, ndr) e da un ufficiale (Vaerini, ndr) ma, per esempio, di Gendarmeria del Bellinzonese e valli o di Gendarmeria del Mendrisiotto».
Non sarà il delegato
Proponendo quattro ufficiali alla testa di altrettante regioni di Gendarmeria, i vertici della Cantonale non intendono comunque ritornare al passato. In altre parole, non si vuole in alcun modo reintrodurre la figura del delegato, all’epoca una sorta di mini-comandante dal quale sul piano locale dipendevano la Gendarmeria e la Pubblica sicurezza, come si chiamava la Polizia giudiziaria della Cantonale. «In ciascuna delle quattro regioni – sottolinea Gobbi – l’ufficiale responsabile della Gendarmeria dirigerà unicamente quest’ultima, collaborando ovviamente con il capo del commissariato locale». Della Gendarmeria fa e farà parte pure il Reparto del traffico. «Nella nuova organizzazione – osserva il titolare del Dipartimento istituzioni – a questo reparto, e solo ad esso, spetteranno gli interventi lungo l’autostrada». Per implementare la nuova Gendarmeria (da aggiungere che la funzione ora ricoperta da Cavallini rimarrà) «servirà anche un’attenta pianificazione logistica, con la ricerca dei necessari spazi», continua il ministro: «Ci stiamo però già muovendo, per esempio con la realizzazione a Mendrisio del Centro di pronto intervento».
di Andrea Manna, La Regione Ticino, 14.04.2014