– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore, egregi signori
Ringrazio per l’invito alla cerimonia inaugurale della Festa dei popoli, inserita anche nella Giornata cantonale dell’integrazione che il Cantone Ticino, tramite il DI organizza oramai da dieci anni.
L’opportunità di vedere Comune e Cantone uniti nell’organizzazione di un evento a sostegno delle misure d’integrazione sottolinea uno dei cardini del Programma d’integrazione cantonale, ossia la collaborazione e le sinergie con i comuni e le città sul territorio nel favorire la coesione sociale e l’integrazione della popolazione straniera con la popolazione autoctona.
Ringrazio soprattutto la Città di Locarno e in particolare la capadicastera Nancy Lunghi e la delegata della città Giovanna Schmid per aver resto questa giornata possibile.
Oggi però è anche un momento di festa, di Festa dei Popoli. Mi sono interrogato sull’uso del plurale, Popoli, anziché Popolo.
Che cosa rende più popoli una comunità? E cos’è che rende una comunità un popolo?
Sembrano domande scontate ma se ci pensate bene, i due concetti, di popolo e di comunità, sono complicati da definire. Basti pensare che chi si riconosce in un popolo pensa di essere accomunato da un patrimonio culturale, usanze, interessi, origini comuni. E fin qui tutto chiaro.
Ora, la Svizzera che alla base è una Confederazione di Stati, di quanti popoli è composta?
Dopo un rapido refresh delle mie nozioni di scuola media sono arrivato al seguente conteggio: di sicuro gli Svizzeri hanno un po’ di sangue del Popolo celtico, ovviamente mescolato con quello degli Elvezi, ma per la parte orientale troviamo DNA dei Reti, invasi poi dai Romani. Quindi come tutta la parte di questo globo siamo discendenti dei Romani, a loro volta allontanati dalla tribù degli Alemanni, che si sono insediati al nord della Svizzera, raggiunti dai Burgundi, poi conquistati dai Franchi che li incorporarono nel loro impero, prima sotto i re Merovingi e poi sotto i Carolingi.
Non sono ancora arrivato all’anno 1000 e ho già conteggiato almeno 9 popoli che si sono insediati non sempre in maniera pacifica in quella che 800 anni dopo diventerà la Svizzera che conosciamo.
Oggi sarebbe impensabile distinguere tra noi queste etnie di origine. Ciononostante, con fatica la Svizzera è riuscita a diventare nazione considerando tutti questi discendenti di popoli d’origini prima di tutto come cittadini.
Nel corso degli ultimi decenni il numero di cittadini stranieri stabilmente residenti in Svizzera come in Ticino è cresciuto, soprattutto a seguito di guerre e tragedie vicine e lontane dai nostri confini, parallelamente al numero di immigrati che acquisirà negli anni la cittadinanza svizzera. Altri popoli si sono quindi aggiunti alla lista dei popoli che compongono la Svizzera di oggi.
Grazie alla nostra storia, il nostro Paese – come ho ricordato poc’anzi – è già il frutto della presenza di più popoli, e ha consolidato regole di convivenza tra le minoranze iscritte nella nostra Costituzione, dove vengono sanciti il rispetto della diversità culturale, linguistica e religiosa.
Ciò consente alla comunità di diaspora di avere anche un ruolo come partner nell’integrazione, tema della tavola rotonda di questo pomeriggio: lo vediamo per l’Afghanistan, per l’Ucraina, per l’Eritrea, … e lo abbiamo visto per i Balcani più di un ventennio fa.
Tuttavia, la promozione dell’integrazione da parte della Confederazione, del Cantone, dei comuni, delle città e da parte delle diaspore, non basta. Occorre pure una buona dose di responsabilità personale, dove tutti noi svizzeri e stranieri, siamo i primi attori della nostra integrazione e della convivenza civile.
Quindi il mio auspicio e che ognuno di noi sia il garante della propria integrazione e della convivenza civile all’interno del nostro paese, e sia portatore delle sue peculiarità culturali, religiose ed etniche all’interno del popolo in cui si riconosce.
Buona festa dei Popoli a tutti.