Opinione pubblicata nell’edizione di mercoledì 19 settembre 2018 de La Regione
Con l’odierna inaugurazione ufficiale della Centrale comune di allarme di Bellinzona, il Cantone si è dotato di uno strumento che il resto della Svizzera gli invidia e di cui vado personalmente molto fiero: la CECAL, questo il suo acronimo, rappresenta infatti un passo avanti per quanto concerne l’efficienza e la prontezza di intervento sul territorio cantonale.
La CECAL ha risolto alcuni problemi: per prima cosa, ha ottimizzato le risorse disponibili; poi, ha reso perfettamente efficiente la catena di trasmissione delle informazioni, azzerando, o perlomeno limitando al massimo, le perdite di tempo e la gestione non performante delle stesse; inoltre, ha creato un solido punto di riferimento del soccorso, e questo a livello cantonale. Infine, ma non certo in ordine di importanza, il Canton Ticino dispone ora di una sede idonea per la gestione coordinata di eventi maggiori e catastrofi.
In un ambito delicato come quello della sicurezza, la priorità è data: garantire al cittadino la massima tempestività di intervento. Egli si attende che a un’azione o a una sollecitazione corrisponda una nostra reazione, coordinata, efficace e puntuale. Insomma: da noi si aspetta risultati concreti. In questo senso, la situazione precedente, non era ottimale: vista la compresenza a livello cantonale di numerose Centrali d’allarme e Centrali operative, caratterizzate da sistemi indipendenti di condotta, era da considerarsi dispersiva e di non semplice gestione. Ora la lacuna è colmata, almeno a livello cantonale.
Il mio Dipartimento ha da subito creduto in questa idea, tanto da affidarla a un capoprogetto che, all’interno di un eccellente gruppo operativo, l’ha sviluppata e concretizzata nel modo e nei tempi previsto. Il Dipartimento ha così dato seguito alle indicazioni parlamentari di circa 10 anni fa, evitando inutili giochi di potere e puntando alla ricerca di soluzioni pragmatiche e orientate al fare.
L’atout di questa struttura è presto spiegato: il fatto che Polizia cantonale e Corpo delle guardie di confine operino sotto lo stesso tetto garantisce una maggiore collaborazione e comunicazione tra le singole entità. Il che comporta una conseguenza virtuosa: essere ancora più efficienti in un territorio di frontiera. Confrontarsi nel quotidiano e senza barriere di spazio e di tempo, rappresenta un valore aggiunto che favorisce i contatti reciproci e, di riflesso, rende più semplice lo svolgimento delle operazioni, anche quelle maggiormente complesse. Senza dimenticare che sarà altresì possibile coordinare più facilmente la presenza preventiva di forze sul territorio, con interventi di accresciuta qualità.
Reputo la CECAL un eccellente esempio di come si possano portare avanti in modo condiviso progetti che vanno a beneficio del cittadino. Un modus operandi che il mio Dipartimento ha assunto come regola.
La società muta, cambia, si trasforma e mette sul tavolo sfide sempre nuove: noi dobbiamo essere pronti al cambiamento in modo da fornire la giusta risposta alle attuali minacce. Alludo al terrorismo, alle infiltrazioni criminali, alla radicalizzazione, così come ai problemi riconducibili all’accresciuta mobilità delle persone.
Ma se la criminalità si sposta sempre più velocemente, allo stesso modo dobbiamo combatterla attraverso supporti tecnologici sempre più ottimizzati e all’avanguardia.
Il livello qualitativo degli scambi di informazioni determina il confine tra un successo e un insuccesso operativo. Agire in anticipo, leggere le varie situazioni e interpretarle in modo corretto, disporre della migliore tecnologia e di uomini preparati, essere appunto veloci e proattivi… Tutto questo non farà altro che migliorare ulteriormente i nostri già ottimi risultati.