Il Cantone Ticino è davvero lieto di ospitare, unitamente alla Città di Lugano, questa Terza Conferenza nazionale che conclude il ciclo di conferenze previsto dal programma “Giovani e Violenza”.
La Conferenza nazionale è un momento privilegiato per riunire in un unico spazio educatori, giudici, amministratori locali, agenti di polizia, docenti, medici, operatori sociali e tutti quei professionisti confrontati con il tema della violenza che coinvolge i giovani e preoccupati per il benessere delle nuove generazioni. La Conferenza costituisce quindi un’occasione unica di approfondimento professionale, di informazione e scambio su misure di prevenzione efficaci e promettenti, ma anche di conoscenza reciproca e di messa in comune di esperienze e punti di vista. Il confronto e lo scambio tra Confederazione, Cantoni, Comuni ed enti privati costituiscono il mezzo migliore per la condivisione di “buone pratiche”, così come di analisi comprovate scientificamente e di visioni per il futuro. La vostra presenza numerosa da ogni angolo della Svizzera attesta dell’importanza che questo fenomeno riveste per la nostra Nazione e quindi della responsabilità di cui siete investiti quali professionisti del sostegno ai giovani e della prevenzione e della repressione della violenza che coinvolge i giovani. Il Paese si aspetta analisi chiare e proposte efficienti ed efficaci. Starà poi a noi politici attivarci per assicurare le risorse necessarie per la loro realizzazione.
Seppur il fenomeno della violenza che coinvolge i giovani sia in leggero, ma sensibile calo, almeno negli ultimi 3-4 anni – a causa di molteplici aspetti che gli esperti presenti sapranno illustrare e motivare al meglio –, va detto che lo stesso ha acquisito a medio termine, nell’ultimo quarto di secolo, una rilevanza significativa e portatrice di gravi conseguenze per numerosi giovani e famiglie. I costi sociali della violenza che coinvolge i giovani possono essere enormi. Inoltre, è ancora troppo presto per affermare che si tratti di un’inversione di tendenza. Dobbiamo restare attenti e non farci cogliere impreparati.
La violenza di matrice ideologica, sportiva o sessuale – anche rispetto a quanto sta succedendo nel mondo – è lungi dall’essere scomparsa e non va assolutamente sottovalutata; anzi richiede di essere contenuta, e soprattutto prevenuta. Così come il fenomeno della violenza domestica – in cifre e conseguenze ancora più grave della violenza giovanile, di cui costituisce il primo fattore di influenza. Sappiamo infatti che coloro che incorrono in episodi di violenza possono essere stati a loro volta oggetto di maltrattamenti o negligenze educative, che vanno appunto combattute e prevenute. Fondamentale è quindi agire non solo sui sintomi, ma soprattutto sulle cause: le situazioni sociali e famigliari dove il disagio e l’esclusione si radicano.
Un altro elemento al quale prestare particolare attenzione è il crescente fenomeno del cyber-bullismo; ciò beninteso amplificato dall’uso generalizzato dei nuovi media elettronici. È noto che il 97% dei giovani svizzeri tra 12 e 19 possiede uno smart-phone, così come l’89% è iscritto a un social-network. Al di là degli innegabili aspetti positivi, tale fruizione generalizzata si presta anche ad utilizzi impropri. Il problema, che può insinuarsi anche in modo subdolo, risiede nel rischio di banalizzare e sottovalutare la portata di invii e condivisioni di filmati, immagini e messaggi con contenuti pregiudizievoli. Non si è ancora pienamente coscienti che con un semplice “clic” si possono arrecare sofferenze immense e “incancellabili” nell’animo di molti ragazzi. La sfida che ci attende sta allora nel promuovere l’educazione ad un utilizzo consapevole dei nuovi media presso i giovani, ma anche presso i loro genitori, ancora troppo impreparati rispetto al fenomeno. Inoltre da potenziare – come mostrano bene i rapporti federali – saranno anche le normative legate alla protezione dei minori di fronte all’esposizione mediatica.
In sintonia con il programma nazionale e a sei anni dalla consegna del rapporto dell’apposito gruppo di lavoro “Giovani, violenza, educazione”, il Consiglio di Stato del Canton Ticino ha ritenuto prioritario mettere a punto una strategia cantonale di prevenzione della violenza che coinvolge i giovani (tra 0 e 25 anni). Tale strategia ha elaborato una fotografia quantitativa e un’analisi del fenomeno, un monitoraggio delle attività esistenti, ma anche l’ideazione di possibili proposte di prevenzione negli ambiti della famiglia, della scuola e dello spazio sociale. In questo i documenti e le ricerche federali ci sono state molto utili per verificare la pertinenza delle nostre proposte. Al momento, il gruppo interdipartimentale incaricato del progetto, dopo aver incontrato un’ottantina di enti attivi sul territorio, ha redatto e consegnato a fine marzo il rapporto al Consiglio di Stato, che lo sta analizzando, per farlo poi suo a tutti gli effetti.
Quanto questo lavoro di ricerca e programmazione ha insegnato è molteplice. Innanzitutto, che la prevenzione della violenza, che coinvolge i giovani, non può essere demandata a pochi attori, ma deve essere condivisa e presa a carico dalle varie istanze della società (Confederazione, Cantoni, Comuni, ma anche aziende ed enti privati). In secondo luogo, le misure da attuare devono essere precedute da un’analisi della cause profonde del fenomeno in modo da agire in modo mirato. Terzo: la Strategia deve proporre un insieme articolato di iniziative che coinvolgano i diversi ambiti in un’ottica inter-settoriale e – quarto
– deve soprattutto responsabilizzare i soggetti (le famiglie, i giovani, in particolare) favorendo i processi di integrazione e di rafforzamento delle loro competenze e delle loro reti sociali. Solo lavorando sul rafforzamento del tessuto sociale riusciremo a far diminuire in modo sensibile e duraturo il fenomeno della violenza che coinvolge i giovani.
Per quanto riguarda il nostro Cantone, proprio nelle scorse settimane il Consiglio di Stato ha deliberato la creazione di un centro educativo per adolescenti di tipo contenitivo (sul modello del Time-out a Friborgo, per intenderci), ma al contempo sta anche potenziando la rete di strutture e servizi di protezione con progetti a sostegno delle famiglie e dei giovani; così come sta ripensando l’organizzazione delle autorità di protezione per farne dei veri e propri Tribunali. Altre proposte – come quelle contenute nella Strategia – sono al varo e ci auguriamo possano essere realizzate prossimamente. Il segnale lanciato dalla Strategia è che un coordinamento delle proposte e degli interventi non è solo possibile, ma anzi, necessario.
Ma ritorniamo alla “nostra” Conferenza. Sappiamo che i funzionari dell’UFAS e i collaboratori del Cantone Ticino e della Città di Lugano hanno collaborato alacremente per diversi mesi e siamo sicuri che tutto sia stato fatto per potervi ospitare al meglio e fare in modo che questa Conferenza possa costituire un momento privilegiato della vostra crescita professionale, ma anche di sviluppo delle politiche di prevenzione di tutto il Paese. A tale proposito, mi preme sottolineare l’importanza data ai giovani che, come avete avuto modo di constatare, sono stati coinvolti nell’allestimento della scenografia di questa Conferenza, così come in alcuni momenti di animazione che avete iniziato a scoprire. Perché la prevenzione può essere tale solo attraverso la responsabilizzazione delle nuove generazioni e la loro crescita come soggetti attivi e portatori di nuove speranze.
Auguro a tutti voi – Signore e Signori – una Conferenza proficua e piacevole qui a Lugano e nel Cantone Ticino.
Vi ringrazio.
Saluto pronunciato dal Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi in occasione della 3a Conferenza Nazionale Giovani e Violenza