Due Canadair della Protezione Civile italiana affiancano gli elicotteri nelle operazioni di spegnimento delle fiamme che divampano da domenica mattina tra l’Alpe di Neggia ed il villaggio di Indemini – L’obiettivo è contenere i due fronti più minacciosi del rogo
Sopra le nostre teste, all’Alpe di Neggia, è un via vai ininterrotto di elicotteri. Da tre giorni stanno gettando migliaia e migliaia di litri d’acqua sulle fiamme che, partite dal Monte Gambarogno, si sono rapidamente spostate lungo il versante Sud-Ovest della montagna, avvicinandosi pericolosamente al villaggio di Indemini. Ai sei impiegati domenica e lunedì – due SuperPuma dell’esercito e quattro privati – ieri se ne è aggiunto un settimo. Ma soprattutto è arrivata la cavalleria: due Canadair della Protezione Civile italiana. «Questi due aerei ci stanno fornendo un aiuto importante grazie alla maggiore capacità di trasporto di acqua (circa 6.000 litri, ndr) rispetto a quello degli elicotteri (circa 2.300 i SuperPuma e 1.000 gli elicotteri civili ( ndr) » evidenzia Paolo Brusatori, ufficiale capo servizio dei pompieri di Bellinzona, che incontriamo nei pressi della centrale operativa dove vengono coordinati gli interventi di spegnimento. L’autorizzazione all’impiego dei due Canadair è giunta da Roma nel primo pomeriggio. Poco dopo ecco il plauso con un tweet del capo del Dipartimento istituzioni, Norman Gobbi: «Canadair in impiego sopra Indemini, grazie alla cooperazione transfrontaliera in caso di catastrofe e agli ottimi contatti con la Protezione civile e la Prefettura di Varese!», scrive il consigliere di Stato.
«Il villaggio non è in pericolo»
A complicare le operazioni di spegnimento è sempre il forte vento da Nord. «Gli elicotteri hanno comunque potuto volare regolarmente e grazie a ciò siamo riusciti a contenere il propagarsi delle fiamme» rileva ancora Brusatori, spiegando che ieri gli interventi si sono concentrati su due fronti: il primo poco lontano dall’Alpe di Neggia dove ha preso vigore un focolaio; il secondo più a Sud-Ovest, verso il confine con l’Italia, sopra il villaggio di Indemini. «Villaggio che, fino a ora, non è in pericolo» aggiunge l’ufficiale dei pompieri di Bellinzona. L’obiettivo rimane comunque proteggere l’abitato dalle fiamme. Ma anche evitare che un fronte dell’incendio scavalchi il Monte Paglione e scenda verso la sponda sinistra del Verbano. A seconda della situazione che si presenterà dell’alba, oggi si deciderà se far ancora ricorso ai due Canadair.
Patriziato in apprensione
«La speranza è evidentemente che si riesca ad aver presto ragione delle fiamme». Silvano Pedroni, presidente del Patriziato di Indemini, segue con apprensione quanto sta avvenendo sulle pendici del Monte Gambarogno. Anche lui ha dovuto lasciare precauzionalmente la sua abitazione a causa dell’incendio che si estende su circa un ettaro di bosco, per la maggior parte di proprietà del Patriziato. «Una volta spento completamente il rogo si potrà iniziare a fare una valutazione dei danni» prosegue Pedroni. E poi si tratterà di decidere, insieme con la Sezione forestale, quali interventi eseguire per ripristinare il bosco andato in fumo. «Se le fiamme, alla fine, lo avranno divorato in maniera importante, ci vorranno anni affinché tutto ritorni come prima», rileva laconicamente il presidente del Patriziato, secondo il quale sarà essenziale ricostituire il bosco di protezione al di sopra della strada che conduce al villaggio di Indemini.
Attenzione all’acqua potabile
Il sindaco di Gambarogno Gianluigi Della Santa gestisce dal Municipio di Magadino la situazione d’emergenza, in stretto contatto con pompieri e volontari. «Dal punto di vista logistico – spiega – gli otto sfollati dal villaggio di Indemini e frazioni che non hanno trovato una sistemazione da parenti o amici continuano a soggiornare all’ostello di Orgnana. Eccezionalmente, e solo scortato dalla polizia, qualcuno è salito in paese per recuperare alcuni effetti personali». Ieri in mattinata l’avviso di non potabilità dell’acqua sempre nella zona colpita dall’incendio. «È un atto dovuto. Passata l’emergenza incendio, quello dell’approvvigionamento idrico sarà un altro problema», ci dice. Problema che al momento si presenta a Gerra Gambarogno, dove la popolazione è invitata a fare un uso parsimonioso del cosiddetto oro blu. Anche Della Santa ha poi accolto con sollievo l’arrivo dei Canadair dall’Italia. «Speriamo diano un contributo decisivo. Il vento continua a soffiare in quota, ma il lavoro di militi e volontari a terra è essenziale per salvaguardare abitazioni e strada cantonale».
Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 2 febbraio 2022 del Corriere del Ticino