Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 7 ottobre 2019 del Corriere del Ticino
Gli apparecchi fissi sono stati aggiudicati all’asta in occasione della giornata delle porte aperte della Polizia cantonale a Lodrino.
Tensione tra lanci e rilanci con due battitori d’eccezione, il consigliere di Stato Norman Gobbi e il comandante Matteo Cocchi
Incubo di non pochi automobilisti, i radar fissi hanno trovato una nuova casa. Ufficialmente in pensione da gennaio, dopo oltre 15 anni di servizio gli apparecchi sono stati protagonisti sabato a Lodrino di un’asta promossa dal Dipartimento delle istituzioni in occasione della giornata delle porte aperte della Polizia cantonale (vedi articolo a fianco). E anche se ormai «definitivamente in panchina», i radar non hanno mancato di scaldare gli animi dei numerosi potenziali acquirenti che, a suon di rilanci, si sono dati battaglia incitati da due battitori d’eccezione: il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi e il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi, affiancati dal direttore di Teleticino Matteo Pelli che ha dato brio all’evento. «Signore e signori – ha detto Pelli – fatevi avanti per questa splendida inutilità della quale non si può fare a meno. Sarete tra i nove in tutto il cantone che potranno vantarsi di avere un radar in giardino. Insomma, cosa c’è di meglio per cuccare?». Detto, fatto. Ad accaparrarsi il primo radar fisso è stato Christian di Riazzino che ha sbaragliato la concorrenza con 350 franchi (il prezzo di base era fissato a 100 franchi). «Mia moglie non era così contenta mentre rilanciavo ma l’occasione era più unica che rara – ci dice – insomma, chi può dire di lasciare in eredità ai propri figli un radar?». Poco importa se la figlia, ancora nel passeggino, per il momento sembrava più interessata ai pony della Polizia cantonale che al nuovo acquisto di papà.
Si torna nel Malcantone
Rotto il ghiaccio, i successivi otto esemplari sono stati battuti all’asta in poco meno di un’ora per un totale di 3.350 franchi. Soldi che – e non poteva essere altrimenti – verranno utilizzati per una campagna di sensibilizzazione sulle strade. Ma più che il ricavato a restare nella memoria dei presenti sarà sicuramente l’ironia che hanno contraddistinto l’evento. Basta pensare che, per invitare il pubblico a rilanciare, ad un certo punto Cocchi ha affermato che «per chi offre 300 franchi c’è in bonus una nottata con Gobbi». Pronta la consigliera nazionale leghista Roberta Pantani che però, alla resa dei conti, è stata sorpassata da Milko che per riportare nel Malcantone il famigerato radar di Magliaso ha speso la cifra record di 450 franchi. «Quando ho sentito che l’apparecchio era proprio quello del Malcantone non ho potuto trattenermi e l’ho comprato – ci racconta – per 450 franchi si può ben fare una follia. Dove lo metterò? Penso in cascina, in casa ho il dubbio che non ci stia».
«Mi sono tolto uno sfizio»
E tra chi utilizzerà il nuovo acquisto «come bucalettere» o chi ha «semplicemente voluto togliersi uno sfizio», i motivi che hanno spinto i nove fortunati a lanciarsi nella contesa sono diversi. «L’idea è quello di posizionarlo al bordo della strada davanti alla mia officina», spiega Flavio, di Barbengo, che ha sganciato 350 franchi per l’apparecchio. «Su quel tratto guidano tutti come matti, magari questo servirà da dissuasivo. Ma prima devo chiedere in Comune se ci vuole un permesso speciale». Infine, tra chi è riuscito ad accaparrarsi quello che potremmo ormai definire un oggetto vintage è stato il candidato leghista per gli Stati Battista Ghiggia che ha speso 400 franchi «per fare un regalo a un giovane sostenitore. Sperando che sia la sua unica esperienza con i radar». Insomma, a differenza di quello che si poteva pensare quando è stata lanciata l’idea di un’asta dei vecchi radar, i ticinesi si sono dimostrati tutto fuorché timidi. «La forte affluenza a Lodrino dimostra come da parte dei ticinesi ci sia affetto e fiducia nei confronti della Polizia cantonale», commenta Gobbi che, in veste di direttore delle Istituzioni è più volte finito sotto i riflettori proprio per i controlli di velocità effettuati dalla polizia. «Effettivamente come Dipartimento avremmo potuto comprarci uno dei nove apparecchi per ricordo, ma temo che a Palazzo delle Orsoline il plafone sia troppo basso per ospitare una simile struttura. Tuttavia – conclude – durante l’asta mi ha fatto sorridere il fatto che anche mia moglie abbia provato ad accaparrarsi una postazione. Senza però riuscirci».