Due formule distinte a dipendenza dell’etichetta energia del veicolo – Introdotto anche un coefficiente di moltiplicazione, non previsto dall’iniziativa
Il Consiglio di Stato ha reso noto oggi, mercoledì, le nuove basi di calcolo per l’imposta di circolazione, da applicare dal 1° gennaio 2023 dopo che l’iniziativa “Per un’imposta di circolazione più equa” è stata approvata in votazione popolare lo scorso ottobre.
Il calcolo è differenziato in base ai cicli di omologazione utilizzati. I veicoli più vecchi si basano sul cosiddetto NEDC mentre quelli più recenti sul WLTP, introdotto gradualmente a partire dal 2018, che è molto più aderente alla realtà. In entrambi i casi si applica una tassa base di 120 franchi, aggiungendo poi un importo calcolato in base a quanto inquina il veicolo.
Il Governo, con il suo decreto urgente, ha però preso anche una decisione politica: i risultati che scaturiscono dalle due formule – sia in base al NDEC sia in base al WLTP – devono essere moltiplicati per 1,127, questo – ha spiegato Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni – per garantire “parità di trattamento”. Un coefficiente che tuttavia non era previsto nell’iniziativa, ma introdotto dall’Esecutivo anche per evitare un crollo delle entrate. Con questo calcolo, infatti, il gettito fiscale diminuirà. Tuttavia, ha sostenuto ancora Gobbi, “l’obiettivo di una generale diminuzione dell’imposta di circolazione viene mantenuto”.
Applicando il coefficiente di moltiplicazione previsto dal Governo la tassa di circolazioni minima (quella per i veicoli meno inquinanti) ammonterà a 135.25 franchi.
Da www.rsi.ch/news
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Ecco la nuova imposta di circolazione
Nella formula approvata dal popolo lo scorso 30 ottobre, le emissioni di CO2 vengono prese in considerazione a partire da 96 g/km, i primi 95 vengono «condonati». La scelta è stata presa dal Gran Consiglio in base ai precedenti obiettivi climatici della Confederazione, poi aggiornati nel 2021. Il Consiglio di Stato ha quindi cercato una soluzione per evitare disparità di trattamento tra chi è in possesso di un veicolo più vecchio e chi invece guida un’auto nuova, scindendo le due misurazioni. Anche perché l’evoluzione del parco veicoli diventa sempre più moderna e il valore NEDC non è praticamente quasi più disponibile sui nuovi veicoli.
«Differenziando la formula in base al ciclo di omologazione della vettura, il gettito per il 2023 diminuirebbe di oltre 7 milioni di franchi», ha quindi spiegato il consigliere di Stato. Per questo motivo il Governo ha deciso di applicare questa differenziazione sull’ambito delle emissioni, ma con un impatto finanziariamente neutro. Ecco perché propone di applicare un coefficiente di moltiplicazione del gettito (pari a 1.127) a tutti i veicoli. In pratica, il risultato che scaturisce dal “120+…” (in base al NDEC o in base al WLTP) deve essere moltiplicato per 1,127.Un coefficiente che non era previsto nell’iniziativa votata il 30 ottobre dal popolo, ma che il Consiglio di Stato ha varato per evitare «un crollo delle entrate» e per garantire parità di trattamento.
Quello odierno è un decreto legislativo urgente che ha l’obiettivo di applicare già nel prossimo anno il nuovo metodo. L’auspicio – ha aggiunto Gobbi – è che il Gran Consiglio riprenda la proposta del Consiglio di Stato, «perché garantisce parità di trattamento e risponde in maniera chiara al principio di “chi meno inquina, meno paga”, ha un impatto finanziario neutro e viene mantenuto l’obiettivo generale della diminuzione di imposta». Nel 2023 sarà poi necessario modificare la legge in maniera definitiva per quanto riguarda la base di calcolo.
Ha quindi preso la parola Cristiano Canova, capo Sezione della circolazione: «C’è un grosso problema di tempistica, soprattutto per quanto riguarda le applicazioni informatiche. Non c’è solo il problema dell’emissione dell’imposta, ma dal 2 gennaio ci saranno le nuove immatricolazione che dovranno essere fatte in base alla nuova norma. Quindi la tempistica diventa vitale. Un secondo aspetto è che effettivamente siamo confrontati con uno spettacolare cambiamento a livello di parco veicoli. Quelli ibridi ed elettrici aumentano con grande regolarità. A oggi, come immatricolazioni annuali, nel 2022 siamo quasi al 46-47%. Un cambiamento che sul parco veicoli totale inciderà, non immediatamente ma è sicuramente “un processo in corso”».
Interrogato su quanto accadrà dopo il 2023, che richiede ovviamente una soluzione urgente, il direttore del DI ha aggiunto: «Potevamo intervenire sulla tassa base, in modo da colpire tutto il parco veicoli, o sul coefficiente di elevazione del CO2, oppure applicare il moltiplicatore. Nell’ambito dell’anno che arriverà, dovremo analizzare su quale fronte è meglio intervenire. Vogliamo garantire nel 2023 una risposta al voto popolare, applicando un moltiplicatore che corregga il miglioramento di una differenziazione, perché non sarebbe corretto penalizzare chi ha un’auto moderna con meno emissioni. D’altra parte il coefficiente è egualitario per tutti».
Da www.cdt.ch
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Norman Gobbi: “Garantisce parità di trattamento, ha un impatto finanziario neutro e mantiene l’obiettivo generale della diminuzione di imposta”
Il Consiglio di Stato ha approvato oggi i termini per l’introduzione del nuovo sistema di calcolo dell’imposta di circolazione 2023 dopo la votazione popolare sull’iniziativa del Centro (PPD). Quello odierno, ha detto in conferenza stampa il direttore del Dipartimento istituzioni, Norman Gobbi, è un decreto legislativo urgente che ha l’obiettivo di applicare già nel prossimo anno il nuovo metodo.
“L’auspicio è che il Gran Consiglio riprenda la nostra proposta, perché garantisce parità di trattamento e risponde in maniera chiara al principio di “chi meno inquina, meno paga”, ha un impatto finanziario neutro e mantiene l’obiettivo generale della diminuzione di imposta”. Nel 2023 sarà poi necessario modificare la legge in maniera definitiva a livello di base di calcolo.
Gobbi ha spiegato che il tema centrale è di carattere tecnico: le emissioni di CO2 sono l’elemento centrale della nuova politica sull’imposta di circolazione votata dal popolo, ma ci sono due “cicli di omologazione” delle vetture. Uno ha mostrato delle criticità, il NECD, l’altro è il nuovo WLTP, un valore di cui dispongono i veicoli immatricolati dopo il primo gennaio 2021, che è più moderno e più aderente alla realtà.
Il Consiglio di Stato ha quindi cercato una soluzione per evitare disparità di trattamento tra i detentori di veicoli più vecchi e quelli che hanno auto nuove, anche perché, ha aggiunto il ministro, l’evoluzione del parco veicoli è sempre più moderna e il valore NEDC non è praticamente quasi più disponibile sui nuovi veicoli.
Differenziando il calcolo in base al ciclo di omologazione delle singole vetture, il gettito di imposta per il 2023 diminuirebbe di oltre 7 milioni. Perciò il Governo ha deciso di applicare questa differenziazione relativa alle emissioni, ma con un impatto finanziariamente neutro introducendo un coefficiente di moltiplicazione del gettito per tutti i veicoli.
La stima del gettito prevista per il 2023 con questa formula voluta dal Consiglio di Stato prevede di incassare quasi 20 milioni in meno rispetto al 2022, mentre l’anno successivo, quando la moratoria per i veicoli immatricolati prima del 2009 non verrà più applicata, si raggiungerà indicata ai cittadini in vista della recente votazione.
“Potevamo intervenire sulla tassa base, in modo da colpire tutto il parco veicoli, o sul coefficiente di elevazione del CO2, oppure applicare il moltiplicatore. L’anno prossimo decideremo su quale fronte è meglio intervenire. Nel frattempo, intendiamo garantire una risposta al voto popolare, applicando un moltiplicatore che corregga il miglioramento di una differenziazione, evitando di penalizzare chi ha un’auto moderna con meno emissioni”.
La nuova procedura di calcolo del governo fa già discutere
Le proposte del governo non piacciono agli iniziativisti
Presentati dal Consiglio di Stato i correttivi in vista dell’entrata in vigore della formula avallata alle urne. Ma il ‘coefficiente di moltiplicazione del gettito’ è osteggiato dagli iniziativisti.
Continua il valzer delle cifre. Sulle imposte di circolazione il governo ha rifatto i calcoli, che ora contemplano una formula differenziata in base ai cicli di omologazione «per assicurare parità di trattamento tra tutti i detentori di veicoli» e un coefficiente di moltiplicazione del gettito «per garantire un impatto finanziariamente neutro rispetto a quanto votato dal popolo». Così il direttore del Dipartimento istituzioni (Di) Norman Gobbiha presentato i correttivi proposti in un Decreto legislativo urgente per conteggiare la nuova imposta di circolazione. Una modifica di legge che fa seguito alla votazione popolare del 30 ottobre con cui il popolo ticinese ha dato il nullaosta alla diminuzione delle imposte di circolazione approvando il testo conforme elaborato sulla base dell’iniziativa popolare lanciata nel 2017 dal Centro/Ppd. La formula del Decreto d’urgenza è stata adottata per garantire alla Sezione della circolazione una base legale solida per poter procedere con l’emissione delle nuove imposte già dal gennaio 2023, mentre per l’anno successivo sarà necessaria una nuova revisione. «Già durante la fase di dibattito pubblico abbiamo evidenziato alcuni problemi di carattere tecnico in applicazione al testo approvato dal popolo», ha spiegato Gobbi riferendosi alla questione dei cosiddetti “cicli di omologazione”. Semplificando, si tratta di una procedura a cui tutte le vetture vengono sottoposte per rilevare le emissioni di CO2. Di questi cicli di omologazione esistono due tipologie, una (Necd) in vigore da 30 anni che ha palesato molte criticità visto che i valori rilevati sono sottostimati rispetto a quelli reali prodotti dalla vettura. E una (Wltp) di recente introduzione e più aderente alla realtà. Il problema è che, essendo la nuova formula per il calcolo delle imposte basata fondamentalmente sulle emissioni di CO2, le vetture più nuove e tendenzialmente meno inquinanti sarebbero svantaggiate dato che presentano cifre relative ai valori di emissione più alte. Per ovviare a questa stortura, il Consiglio di Stato propone di differenziare la formula in base al ciclo di omologazione, “condonando” un importo maggiore di CO2 alle auto di nuova generazione. Questa differenziazione comporterebbe però una diminuzione del gettito per il 2023 di ulteriori 7,7 milioni di franchi rispetto al testo conforme avallato dal popolo. Ciò che per il governo non è sostenibile considerando le difficoltà per le casse pubbliche. Da qui l’idea di applicare un coefficiente di moltiplicazione del gettito, pari a 1,127 e per tutti i veicoli. Introducendo questo due modifiche, la stima del gettito previsto per il 2023 è di 87,5 milioni, «comunque quasi 20 in meno rispetto a quest’anno» ha considerato Gobbi riferendosi ai 106,1 incassati dal Cantone nel 2022. Mentre per il 2024 – quando cadrà la moratoria per i veicoli immatricolati prima del 2009 – si stima di arrivare a 91,5 milioni, «cifra indicata nelle informazioni ufficiali per il voto ricevute da tutti i cittadini», ha commentato il direttore del Di. Il quale ha auspicato che il Gran Consiglio riprenda completamente la proposta governativa in quanto «mantiene l’obiettivo di una generale diminuzione delle imposte di circolazione, garantisce la parità di trattamento e ha un impatto finanziariamente neutro», ha riassunto.
Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 17 novembre 2022 de La Regione
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Il Governo aggiusta la formula Gli iniziativisti annunciano battaglia
Il Consiglio di Stato differenzia la soglia relativa alle emissioni di CO2 per evitare disparità di trattamento Ma l’introduzione di un coefficiente di moltiplicazione, voluto per rendere l’operazione «finanziariamente neutra» per lo Stato, genera malumori
Dopo la votazione che il 30 ottobre scorso ha decretato la vittoria degli iniziativisti, il lungo dibattito sull’imposta di circolazione sembrava chiuso. Mancavano giusto un paio di dettagli tecnici, si era detto all’indomani del voto popolare. Dettagli che spettava al Governo chiarire. Già. Ma ora che i tecnicismi sono stati chiariti, ecco il colpo di scena: la proposta del Consiglio di Stato non piace agli iniziativisti che, «infuriati» per l’incasso stimato di 87,5 milioni, annunciano battaglia in aula.
Due cicli diversi
Ma facciamo un passo indietro. Poco più di due settimane fa, con il 60,3% dei voti favorevoli, è stata approvata in votazione popolare l’iniziativa targata Centro/ PPD. La nuova formula di calcolo prevede una tassa base (di 120 franchi) a cui viene sommata una componente variabile calcolata sulle emissioni di CO _ . In sostanza, chi possiede un veicolo elettrico o poco inquinante – che non supera i 95 grammi di CO _ al chilometro – pagherà solo un’imposta fissa di 120 franchi. Le altre vetture più inquinanti pagheranno 120 franchi più un fattore che dipende dalle emissioni di CO _ . Fin da subito, però, è stato chiarito che era necessario sistemare la questione tecnica relativa ai valori di emissione. Il problema, in sintesi, sta nel fatto che nel 2018 è cambiato il metodo di misurazione delle emissioni di CO _ dei veicoli. Il nuovo ciclo di misurazione – chiamato WLPT – è più aderente alla realtà e, di conseguenza, più stringente di quello vecchio (chiamato NEDC). Il risultato, però, è che un veicolo identico, targato prima e dopo il 2018, possiede due valori di emissioni differenti. E, paradossalmente, i nuovi veicoli – più recenti e quindi tendenzialmente meno inquinanti – riportano un valore di emissioni superiore a quelli vecchi. Un aspetto tecnico, sì, ma che ha ripercussioni a livello pratico, creando una disparità di trattamento tra gli automobilisti. Ecco perché, all’indomani della votazione, tutti – iniziativisti e Governo – si sono detti favorevoli all’idea di adattare le soglie relative alle emissioni, proprio per non penalizzare una parte degli automobilisti. Un compito, questo, che spettava al Consiglio di Stato. E proprio il Governo, ieri, ha presentato la sua proposta.
La soluzione proposta
«A fronte di due sistemi molto distanti tra loro (il NEDC e il WLPT, ndr), abbiamo rilevato alcune criticità», ha premesso il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «La formula approvata in votazione crea infatti una disparità di trattamento verso chi possiede una vettura omologata secondo il ciclo WLTP». Per sistemare la questione, quindi, il Governo ha proposto di differenziare la formula di calcolo in base al ciclo di omologazione della vettura. In pratica, per le auto con ciclo di omologazione NEDC si terrà la soglia di 95 grammi di CO _ al chilometro, per le vetture che invece hanno il ciclo WLTP la sogliaverrà portata a 118 g/km. Per i veicoli che riportano entrambi i valori – NEDC e WLTP – occorre prendere il considerazione il valore nuovo, quindi il WLTP. E questo perché, è stato spiegato, «sta sostituendo il NEDC e diventerà il valore più diffuso; è il valore ufficiale adottato dalla Confederazione ed è il più aderente alla realtà». Differenziando la formula in base al ciclo di omologazione, però, il gettito per le casse dello Stato diminuirebbe di 7,7 milioni di franchi. «E questo a fronte di una diminuzione già molto importante del gettito relativo all’imposta di circolazione, che da 106 milioni nel 2022 calerà il prossimo anno a 87,5. Insomma, una ventina di milioni in meno», ha spiegato Gobbi. Di conseguenza, affinché la differenziazione delle soglie «abbia un impatto finanziariamente neutro», il Governo ha proposto di applicare un coefficiente di moltiplicazione del gettito – di 1,127 – a tutti i veicoli. «Si tratta di una misura equa per tutti e l’impatto è proporzionale», ha detto il consigliere di Stato. Non solo. «Anche con l’applicazione del coefficiente – ha chiarito Gobbi – l’imposta di circolazione del 2023 continuerà a essere più bassa rispetto a quella pagata nel 2022 per la maggior parte degli automobilisti ». L’obiettivo di una generale diminuzione dell’imposta di circolazione «non viene quindi intaccato», ha precisato. Ad esempio, per una Tesla Model Y (elettrica) si passerà dai 418 franchi di oggi ai 135,25% del 2023; una Skoda Karoq diesel scenderà dai 682 franchi attuali a 541, mentre un’Audi RS3 da 1.340 franchi a 896. «Si tratta di una riduzione del 50% per la Tesla, del 20% per la Skoda e del 30% per l’Audi », ha evidenziato il direttore del DI.
Iniziativisti scontenti
«Il nostro auspicio – ha concluso il consigliere di Stato – è che il Gran Consiglio riprenda interamente la proposta che abbiamo formulato». L’operazione, ha però chiarito Gobbi, «deve avere un impatto neutro dal profilo finanziario. Questo per noi è essenziale, sapendo peraltro le difficoltà che il Preventivo 2023 sta affrontando nel dibattito commissionale ». E proprio qui sta il nocciolo della questione, perché secondo gli iniziativisti «il Consiglio di Stato, tradendo la volontà popolare, vuole in pratica aumentare del 13% le imposte di circolazione rispetto a quanto votato a fine ottobre dal popolo», dice il deputato del Centro/ PPD Marco Passalia. Trattandosi di un decreto legislativo urgente, la proposta del Governo dovrà essere approvata a breve dal Gran Consiglio e rimarrà in vigore un anno, al termine del quale occorrerà modificare le legge in maniera definitiva. Il Centro/ PPD, però, promette battaglia. «Saremo sulle barricate – annuncia Passalia – e presenteremo un rapporto che possa eliminare l’aumento del 13%, ossia il coefficiente di moltiplicazione voluto dall’Esecutivo. Confidiamo di poter avere l’appoggio non solo dei partiti che hanno sostenuto l’iniziativa (Lega e UDC, ndr) ma anche di tutti gli altri, visto che si tratta del rispetto dei diritti popolari».
Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 17 novembre 2022 del Corriere del Ticino