Positivo l’intervento in Svizzera tedesca con due arresti
“L’operazione anti terrorismo compiuta la scorsa settimana nei Cantoni di Zurigo, Sciaffusa e Berna è solo l’espressione evidente che di fronte al pericolo della radicalizzazione non bisogna mai abbassare la guardia. Da un ventennio a questa parte, ossia da quando vennero attaccate nel 2001 le Torri Gemelle a New York, tutto il mondo è confrontato con la minaccia di attentati terroristici. Il fatto che sinora la Svizzera sia rimasta immune da reali attentati non può giustificare un eventuale disimpegno su questo fronte”. A esprimersi così è il Consigliere di Stato Norman Gobbi, che mette in evidenza il buon lavoro sin qui compiuto in Svizzera, Ticino compreso, ma che lancia un avvertimento: “Anche dopo la recente morte di Abu Bakr al-Baghdadi, il califfo del sedicente e sconfitto stato islamico, e dopo la guerra lanciata dalla Turchia contro i Curdi in Siria, le coordinate sono in continuo mutamento. Infatti, se con la sconfitta dell’ISIS e il suo sedicente Stato abbiamo distrutto il vespaio, le vespe islamiste non sono state sconfitte e anzi rischiano di migrare nel resto del mondo, così come i germi di indottrinamento fai da te sono ancora presenti nell’aria. L’attività di prevenzione, ma anche di repressione sulle persone che si radicalizzano o che presentano un forte rischio di radicalizzarsi, abbracciando il jihadismo, deve continuare. In questo contesto le forze dell’ordine sono chiamate a un costante monitoraggio”, afferma il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, che a livello nazionale è membro della piattaforma politica della Rete integrata Svizzera per la Sicurezza (RSS), che si occupa anche di lotta al terrorismo.
Tra i settori più importanti in cui operare ci sono le carceri e la scuola. “Sappiamo che nei penitenziari ci potrebbero essere tra i carcerati dei “reclutatori”, ossia persone che riescono a influenzare altri detenuti, generalmente giovani, avviandoli allo jihadismo. In questo contesto le attenzioni sono moltiplicate per evitare tali fenomeni. Nello stesso tempo anche la sensibilizzazione nelle scuole, in particolare dei docenti, può dare risultati sia in forma preventiva, sia per identificare giovani che già si sono lasciati convincere. Come si è potuto constatare anche dall’operazione della scorsa settimana, il fenomeno tocca molto i giovani. E non riguarda solo persone che vivono in determinati contesti di emarginazione. In Ticino abbiamo attivato esattamente un anno fa in collaborazione con DSS e DECS un sito (stopradicalizzazione.ch) in cui si possono fare segnalazioni se si hanno timori di comportamenti sospetti. È un canale in più per poter tenere gli occhi sempre ben aperti”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.