Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in occasione dell’Assemblea del centenario della Società Mastri Panettieri Pasticcieri Confettieri | Fa stato il discorso orale
Signor Presidente, Massimo Turuani,
Socie e soci della Società Mastri Panettieri Pasticcieri Confettieri,
Gentili signore,
Egregi signori,
È un piacere porgervi il mio saluto e quello del Consiglio di Stato ed essere qui oggi con voi per celebrare l’importante traguardo dei cento anni.
Cento anni che raccontano un pezzo di storia della produzione artigianale del pane. Una storia che ha origini molto lontane: testimonianze scritte risalgono già all’inizio del ‘300, e che dal ‘400 raccontano della presenza dei prestinai. Il lavoro di quest’ultimi e la sua importanza per la popolazione sono inoltre ben documentati da un regolamento emanato dal Municipio di Bellinzona nel 1812, conservato all’Archivio cantonale, che dichiara “Ogni Prestinaro dovrà essere giornalmente fornito di Pane in quantità sufficiente almeno per li bisogni della Comune”. Sono secoli quindi che la produzione di pane fa parte non solo dell’attività del nucleo famigliare, ma che è parte integrante delle attività della società ticinese, tanto da dover essere iscritta in un regolamento.
È una storia, quella della vostra professione, che sento anche mia. Come molti di voi sapranno già, mia nonna e mio nonno paterni hanno dedicato tutta la loro vita alla gestione del negozio, del ristorante e della panetteria di loro proprietà a Piotta. È quindi una realtà che ho vissuto da molto vicino, alla quale sono legati molti miei ricordi d’infanzia che porterò sempre con me, e che vengono rievocati dall’aroma del pane fresco, ogni volta che entro in una panetteria.
Durante qualche breve ricerca sulla storia del pane, sono incappato in un altro testo che mi ha incuriosito e che ben dimostra come non solo la produzione, ma anche gli usi legati al consumo di pane siano cambiati nel tempo. Il pane ticinese, prodotto con la farina bianca, era un bene di lusso, un’esclusiva per i cittadini benestanti. Chi produceva il pane a casa propria utilizzava altre miscele meno pregiate e che dipendevano da quanto a disposizione nelle varie zone del Cantone. Da inizio ‘900 non è più così: in “Donne ticinesi: rievocazioni”, del 1928, si può leggere la seguente frase: “Oggi i nonni raccontano ai ragazzi increduli come ai loro tempi il pan bianco fosse cosa di gran lusso e molto rara”. Pensando ai giorni nostri, possiamo notare come la tendenza sia ancora cambiata, con una ricerca di nuovi gusti oppure di vecchie tradizioni che si discostano dalle produzioni con l’utilizzo della farina bianca. Delle tendenze che chiedono a voi artigiani di rimanere sempre aggiornati e di rinnovarvi di anno in anno.
La vostra professione, come quella di ogni artigiano ticinese, ha una valenza importante per il nostro territorio. È sinonimo di cura e tradizione, di una garanzia di qualità che solo la vostra passione può offrire. È questo ciò che dobbiamo salvaguardare: il “Made in Ticino”, come un sigillo che dimostra il valore di ciò che produciamo nel nostro Cantone.
Valore che non è solo quello dato ai consumatori del vostro prodotto, ma anche quello che offrite a tutta la popolazione. Si nota soprattutto quando questo viene sottratto. Quante volte mi è capitato di sentire qualcuno che si lamentava per la chiusura di un negozietto di paese, dicendo che faceva parte ormai della dimensione locale ormai da tempo. E spesso ad affermarlo era la stessa persona che non si era recata mai o solo qualche volta a fare degli acquisti da questo artigiano locale. Ed è proprio di questo valore che sto parlando, un valore che tutta la popolazione riconosce: ma spesso si sottovaluta l’impegno e la fatica che ci stanno dietro, dando tutto per certo e scontato.
Valore che, in conclusione, trasmettete alle generazioni future. Insegnando la vostra arte, impiegando i nostri giovani in professioni che – speriamo – non termineranno mai di affascinare e di essere parte della nostra economia locale. Un grazie quindi a tutti voi che mettete passione nella vostra attività, quotidianamente.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni