Braccio di ferro fra Governo e Parlamento sulla riorganizzazione degli Uffici di esecu¬zione e fallimento. Ad averla vinta è stato il Legislativo (51 sì, 21 no e 4 astenuti), che ha preteso e ottenuto di avere l’ultima paro¬la. Il Consiglio di Stato invece voleva attribu¬irsi la competenza di ridisegnare il settore, limitandosi a presentare un rapporto entro il 31 ottobre. Visto questo cambiamento, a cui il Governo non ha ancora dato l’adesio¬ne, la riforma è sospesa. Entro quella data l’Esecutivo dovrebbe presentare un nuovo messaggio al Gran Consiglio, che da parte sua si è impegnato a decidere per la fine dell’anno, così da fare entrare in vigore la riorganizzazione insieme alla nuova piatta¬forma informatica. Ora gli Uffici di esecuzio¬ne e fallimenti (UEF) sono otto, uno per di¬stretto. Con la riforma ci sarà un circondario unico per i fallimenti e uno o più per le ese¬cuzioni. Il capo del Dipartimento delle isti¬tuzioni Norman Gobbi ha preannunciato che ce ne dovrebbero essere due: uno per il Sottoceneri e uno per il Sopraceneri. Questa nuova organizzazione è considerata una ga¬ranzia per il mantenimento di posti di lavoro nelle regioni periferiche. Le sedi di Biasca, Faido, Acquarossa e Cevio resteranno. Tutti sono d’accordo con queste linee guida. Le divergenze riguardano, come detto, le com¬petenze, con PLRT, PPD e PS decisi ad asse¬gnarle al Parlamento e la Lega invece schie¬rata con l’Esecutivo. «Prima di smantellare si presenti una nuova organizzazione. Siamo o no il Legislativo?» ha osservato il relatore di maggioranza Fabio Bacchetta-Cattori (PPD), assicurando che l’obiettivo della ri¬forma è condiviso. Secondo la Lega invece, quella della maggioranza è soltanto un’ope¬razione dilatoria, in quanto il Governo ha già dato garanzie su come intende muoversi. «Non ci si può mettere di traverso solo per difendere posizioni partitiche» ha obiettato Attilio Bignasca, secondo cui il 90% degli ufficiali degli UEF sono di area PPD.
UFFICI ESECUZIONE
Da CdT, Cantone