Ad un anno dal 9 febbraio. Sul tema immigrazione, la Lega è spesso attaccata. In sostanza, c’è chi le rinfaccia di non aver mantenuto le promesse, lasciando che l’aumento di lavoratori stranieri potesse continuare. Rispondere a tale accusa è molto semplice: non si è potuto bloccare la crescita dei frontalieri perché gli accordi con l’Unione europea, con il sostegno incondizionato di PLR, PS, Verdi e PPD, hanno bloccato ogni tentativo di porre rimedio al fenomeno (che poi parte di questi abbia cambiato idea e si sia allineata al pensiero della Lega poco importa, visto che ormai era già troppo tardi).
Ora il quadro è però radicalmente cambiato. Un anno fa, il Popolo svizzero, ha votato a favore del contingentamento degli stranieri. In particolare grazie al voto determinante dei Ticinesi, si è così realizzato un grande obiettivo: reintrodurre il principio di priorità a favore dei lavoratori svizzeri.
Settimana scorsa, scrivendo su questo tema, ho voluto mettere in guardia il Popolo sui mille stratagemmi che chi ha perso la votazione sta cercando di mettere in pratica per far prevalere la propria volontà.
Il Consigliere federale PLR Burkhalter, ha ad esempio ventilato l’ipotesi di applicare i contingenti, omettendo di dire a chi. In sostanza Burkhalter propone di mettere in pratica l’iniziativa… lasciando le cose come stanno, poiché a Berna si ipotizza di applicare i contingenti unicamente agli stranieri extra-UE come finora! Per il Ticino e il Popolo sarebbe una beffa…
Già in passato le necessità del Ticino sono state sacrificate sull’altare degli interessi economici del resto della Confederazione. Fu il caso nel 1974, quando la Svizzera comprò all’Italia la possibilità di mantenere il segreto bancario concedendo in cambio dei ristorni elevatissimi; ed è stato il caso, nel decennio scorso, quando si negoziarono gli accordi sulla libera circolazione, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. Ora la storia si ripete: gli interessi economici di certi cantoni, decisamente meno toccati dal fenomeno frontalieri, divergono dai nostri e c’è chi cerca in tutti i modi di ribaltare un verdetto popolare scomodo. In questo modo, per l’ennesima volta fineremmo noi Ticinesi a dover pagare per il benessere degli altri.
È la Confederazione a dover ora dare precise garanzie sulla ferma applicazione della volontà del Popolo, poiché i segnali di fumo e i baci viscidi di Juncker a Sommaruga non fanno presagire nulla di buono. Stando ad un scellerato sondaggio, molti svizzeri sarebbero pronti a rinunciare ad applicare nel suo insieme l’iniziativa pur di mantenere la via bilaterale con l’Unione europea. Dopo la sua pubblicazione il Consigliere di Stato PS Emanuele Bertoli e la Consigliera federale PBD Eveline Widmer-Schlumpf hanno espresso questo stesso parere. Un parere – sottolineo – contrario alla volontà del Popolo.
Non lasciamoci ingannare, il nostro futuro si deciderà a breve. Prima dell’Accordo sulla libera circolazione c’erano solo 30’000 frontalieri e la nostra economia non era in nessun modo minacciata. Reintrodurre i contingenti significa semplicemente tornare ad applicare lo stesso sistema in vigore prima dell’accordo. Senza dimenticare, oltretutto, che il sistema garantisce una flessibilità sufficiente per ammettere i frontalieri laddove vi sia una reale esigenza dell’economia e quando i lavoratori residenti non risultano danneggiati. Qualcuno osa forse affermare che oggi stiamo meglio di quanto stavamo quando l’accordo non era in vigore? Io rispondo no!
È proprio per questo motivo che sia da Bellinzona, sia quando sono a Berna – dove proprio in veste di Consigliere di Stato mi reco frequentemente per rappresentare gli interessi del Ticino e dei Ticinesi – mi batto e continuerò a battermi strenuamente: il mio obiettivo è che le Autorità federali recepiscano i nostri bisogni e lavorino, finalmente, anche per difendere il Ticino e i Ticinesi e non solo quelli dei cantoni economicamente più forti. Non vogliamo uno statuto speciale, bensí un federalismo dinamico anche in materia di immigrazione, che risponda meglio alle difficoltà di un territorio esposto al fattore Italia come il nostro.
Norman Gobbi