Il Federalista.ch: sondaggio sulle votazioni cantonali

Il Federalista.ch: sondaggio sulle votazioni cantonali

Da Il Federalista.ch

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A trentasette giorni dal voto cosa ci racconta il nostro sondaggio? Innanzitutto la plausibilità di un sottosopra annunciato. Le aspirazioni dei liberali alla riconquista del secondo seggio in Governo (‘#facciamolo’ è il loro slogan) non erano vanterie infondate. E, di converso, la tremarella dei socialisti per l’incubo di rimanerne esclusi non era affatto un espediente per far cassetta elettorale. Se questa prima proiezione del mago Pisani non mente (e perché dovrebbe, dopo anni di prospezioni azzeccate?), il quadro politico ticinese potrebbe subire uno scossone. La seconda storia che il sondaggio ci racconta ha per tema il cavalleresco torneo interno alla lista dei popolari democratici. L’argo-nauta Beltraminelli ce la farà a riacciuffare il vello d’oro del seggio in Consiglio di Stato? E’ un po’ presto per assegnare trofei (in questa prima proiezione non quantificheremo ancora le posizioni dei candidati), ma la navigazione tormentatissima dell’uscente consigliere PPD sembra poterlo condurre ancora in porto. Ma incominciamo dai partiti e diamo uno sguardo alla tabella numerica.

Come vedete, per ogni partito abbiamo riportato due valori, uno minimo e uno massimo (la cosiddetta “forchetta”). Il PLR è l’unico partito che segna una progressione (rispetto ai risultati del 2015) su entrambi i parametri. E’ dunque il partito che sembra godere di miglior salute. Sufficiente per soffiare il seggio ai socialisti? Per il momento no. Ma i giochi non sono fatti. Prendiamo i valori medi della forchetta: 27,8% al PLR e 14,5% al PS. Sarebbe sufficiente un’ulteriore piccola progressione dei liberali, poniamo dello 0,3% (28,1%), e una corrispondente ulteriore flessione dei socialisti dell’0,5% (14%) per ribaltare la situazione attuale che vede il quinto seggio ancora assegnato ai socialisti.

Il PS, allo stato attuale dei rilevamenti, non sembra affatto avviato a una rovinosa caduta di consensi (-0,3% nel valore medio), ma il valore minimo della forchetta (13,4%) segnala che uno smottamento fatale è nell’ordine delle possibilità. Staremo a vedere.
Più marcato è lo smottamento del PPD, che si aggira attorno al punto percentuale stando al valore medio, con la possibilità addirittura di un -2% se prendiamo il valore inferiore della forchetta. Ai popolari rimane comunque un “margine di sicurezza” di circa 1-2 punti percentuali per non vedersi estromessi dalla compagine di Governo. Di che far dormire sonni più tranquilli al presidente Dadò, quantunque l’erosione costante dei consensi, di quadriennio in quadriennio, non è certo motivo di euforia per il partito.

Che dire di Lega e UDC che, come sappiamo, hanno optato all’ultimo minuto per la lista unica nella corsa al CdS? Certamente Gobbi, che ne è stato il fautore indefesso, potrà vantare un titolo di merito. Senza i voti democentristi infatti il compito di mantenere i due seggi in Governo sarebbe stato arduo, se non impossibile. Nella fotografia di questa proiezione rimangono alla lista Lega-UDC tre punti di margine sul PLR onde garantirsi lo status quo, ossia la maggioranza leghista in CdS. Per il momento si registrano lievi erosioni sia per l’UDC che per la Lega.
I Verdi dovrebbero fare un passo avanti, che probabilmente si rivelerà più lungo quando si conteranno le schede per il Gran Consiglio. Marginalmente infatti si notano casi di voto disgiunto, ovvero di elettori verdi che dichiarano di scegliere la lista PS per il CdS.
Per le altre formazioni, indicate collettivamente nella tabella come “altri”, purtroppo il sondaggio non è in grado, data l’esiguità delle indicazioni raccolte, di operare una proiezione attendibile.

E’ tutt’altro che secondario il balzo in avanti delle schede senza intestazione, dal 16% al 22%. Si tratta di cittadini che manifestano sfiducia e stanchezza verso i partiti e preferiscono costruirsi il loro quintetto di consiglieri di Stato à la carte. O anche di elettori che non hanno il tempo di dedicarsi ad approfondimenti su liste e programmi e si affidano piuttosto alle sensazioni destate dai candidati più in vista, adocchiati qua e là, specie nelle trasmissioni televisive. Ovviamente i consiglieri uscenti, che hanno goduto lungo l’intero quadriennio di un’importante visibilità, fanno man bassa di preferenze su questa lista “fai da te”, che può regalare i soccorsi più pregiati e forse anche decisivi ai candidati in difficoltà.

Candidati.
E’ troppo presto per quantificare numericamente le posizioni interne alle liste. Lo faremo con la seconda proiezione, prevista per il 14 marzo. Al momento si possono ravvisare alcune tendenze. Vediamole, partito per partito, precisando che i dati finora raccolti ci permettono di cogliere, con valori attendibili, solo le prime due posizioni di ogni lista, in qualche caso anche la terza. Alle altre ci potremo avvicinare con la seconda proiezione.

Lega-UDC
Claudio Zali appare finora in vantaggio su Norman Gobbi che riduce però il distacco rispetto alle elezioni di quattro anni fa. Quanto ai candidati UDC, Piero Marchesi sembra potersi collocare in terza posizione di lista.

Per PLR
Christian Vitta non ha rivali, ma Alex Farinelli è solidamente nella posizione che potrebbe consentirgli di entrare in CdS qualora il suo partito ottenesse il secondo seggio.

PPD
Potremmo dire, con allegoria ciclistica, che Paolo Beltraminelli sembra al momento in fuga, riuscendo a distanziare i rivali di lista grazie ai voti ricevuti dalla scheda senza intestazione e dalle schede di altri partiti (Lega e PLR in particolare). Lo insegue Raffaele De Rosa, con lieve vantaggio sugli altri tre candidati, che pedalano in gruppo compatto.

PS
Manuele Bertoli guida la classifica e tra i rivali di lista è Amalia Mirante l’unica che potrebbe “impensierirlo”. La candidata dei giovani Laura Riget sembra avere un lieve vantaggio sugli colleghi di lista.