Il Consiglio di Stato si è espresso sulla consultazione federale in corso riguardo al progetto di allargamento da 7 a 9 membri del Consiglio federale. Il Governo ticinese esprime il proprio pieno sostegno alla soluzione proposta dalla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio Nazionale, per favorire un’equa rappresentanza delle diverse regioni geografiche e linguistiche elvetiche, senza tuttavia imporre quote prestabilite per l’elezione dell’Esecutivo federale.
Il Consiglio di Stato ricorda anzitutto che, negli ultimi anni, i parlamentari ticinesi si sono espressi a più riprese sul tema e hanno presentato due iniziative per ottenere un allargamento del Consiglio federale; entrambe queste proposte sono state respinte, una delle quali di misura – con soli 21 voti contro 20 voti e 2 astensioni in Consiglio degli Stati.
Il Governo ticinese afferma di condividere in primo luogo l’analisi secondo la quale i compiti che incombono alla Confederazione si sono moltiplicati – dal 1848 ad oggi – così come sono aumentate le sollecitazioni alle quali i Consiglieri federali sono sottoposti. Anche a causa di tale situazione, il Ticino sente che – ad esempio nel contesto non facile dei rapporti bilaterali con l’Italia – il Governo federale fatica a tutelare gli interessi del Cantone con la necessaria costanza e dedizione. Tale problema offre una prima legittimazione all’idea di un allargamento del Consiglio federale da 7 a 9 membri.
Accanto alle considerazioni sul numero di membri dell’Esecutivo federale, il Consiglio di Stato sottolinea poi la centralità della questione linguistica e culturale, ricordando come la rappresentanza delle diverse regioni del Paese sia iscritta dal 1999 nella Costituzione federale. A tale proposito, il Governo osserva che – benché non pochi degli attuali Consiglieri federali si esprimano in buon italiano – sia indubbiamente problematica l’assenza in Governo di un italofono proveniente dalla Svizzera italiana, che abbia familiarità con le caratteristiche socioeconomiche del territorio elvetico più vicino all’Italia.
Il Consiglio di Stato esprime infine il proprio esplicito sostegno a un approccio che non preveda quote prestabilite per l’assegnazione dei seggi in Consiglio federale. Pur dicendosi profondamente convinto della necessità di eleggere presto un rappresentante della Svizzera italiana nell’Esecutivo, il Governo ticinese resta contrario a una regola rigida. Ciò, nella convinzione che ogni Consigliere federale sia prima di tutto un rappresentante legittimo della Svizzera nel suo insieme, del «Popolo svizzero e i Cantoni» che insieme «costituiscono la Confederazione Svizzera», come ci ricorda l’art. 1 della nostra Costituzione.