Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 30 settembre 2019 del Corriere del Ticino
A La Domenica del Corriere faccia a faccia sul tema dei frontalieri fra Norman Gobbi e Igor Righini
Il leghista: «Ghiggia è visto come una minaccia da PLR e PPD» – Il socialista: «Le politiche doppiogiochiste hanno stancato»
Da una parte il presidente del PS Igor Righini, dall’altra Norman Gobbi in una veste poco consona a un consigliere di Stato. In casa Lega, non avendo presidenti, occorre trovare sempre qualcuno disposto a difendere la causa.
Per le elezioni federali la scelta è caduta su Gobbi: «Ogni tanto occorre assumersi dei ruoli poco comodi» ha detto intervenendo ospite di Gianni Righinetti a La domenica del Corriere.
E il momento è di quelli difficili. Sul tavolo c’è infatti il caso del candidato al Consiglio agli Stati Battista Ghiggia a causa delle assunzioni di lavoratori frontalieri in passato. «Ghiggia ha dato le sue spiegazioni, ma questa vicenda, non lo nego, fa un po’ bollire le busecche ai leghisti e ai ticinesi. Non ci pone in una situazione agevole, ma d’altra parte la sua situazione è la stessa di quattro anni fa. Sono attacchi che dicono che Ghiggia fa paura, è visto come una minaccia per PLR-PPD».
Dal canto suo Righini sottolinea che «a parole c’è chi dice una cosa e nei fatti ne fa altre. D’altronde Ghiggia è solo uno, ma ve ne sono molti altri in casa Lega e UDC». Il mercato del lavoro e i rapporti con l’Italia sono stati un po’ il filone della puntata, con Gobbi a vantarsi che il «mio Dipartimento è il solo frontaliers free», espressione che ha strappato un sorriso al socialista.
Righinetti ha poi chiesto a Righini se il problema è l’immigrazione o chi la cavalca economicamente: «Il problema è chi importa persone a bassi salari alimentando quei settori altamente speculativi nei quali i ticinesi non possono andare a lavorare». Da qui la sollecitazione al salario minimo. Ma Righini non ha mancato di ricordare al leghista il caso dei permessi falsi che aveva scosso il suo Dipartimento nella scorsa legislatura. La discussione a tutto campo ha pure toccato il tema caldo della scorsa settimana: i premi di cassa malati. Il direttore del DSS Raffaele De Rosa ha lanciato l’offensiva con proposte puntuali per evitare l’escalation del caro dei premi soprattutto in Ticino.
Gobbi ha voluto puntualizzare che «quelle proposte sono state discusse in Governo e abbiamo deciso di difenderle tutti assieme». Come dire che non è farina del sacco di De Rosa? «Non ho detto questo. Le ha avanzate lui e abbiamo detto di difenderle tutti assieme. Altrimenti bastava uscire dalla galleria del San Gottardo per trovarsi impallinati». Ma Lega e UDC su questo tema non la pensano allo stesso modo, ha rilanciato Righinetti: «Noi non siamo legati alle lobby, l’UDC è invece più vicino alle casse malati, io sono vicino ai ticinesi». Su questa mossa a Righini è sfuggita una smorfia: «C’è chi parla di franchigie più basse e premi accessibili. Poi nel corso dei quadriennio anche i leghisti a Berna, che sono parte integrante dell’UDC, li seguono. Basta dire cose che poi non si fanno. Le politiche doppiogiochiste ci hanno stancato».