La milizia come pilastro portante del nostro Paese. È stato questo il filo conduttore della conferenza dell’Armsi, l’Associazione per la rivista militare Svizzera di lingua italiana, che nel 2024 ha raggiunto i dieci anni di esistenza. «Un traguardo importante, che testimonia anche l’interesse per il nostro lavoro e per quello dell’esercito elvetico», ricorda il colonnello Smg Marco Netzer, presidente dell’Armsi. «Questa piattaforma ha la capacità di tematizzare il nostro esercito e la sua evoluzione», afferma il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. A proposito di evoluzione: «Il nostro esercito ha bisogno di colmare il gap che si è formato negli scorsi anni, quando si è deciso di non investire adeguatamente nelle nostre forze armate. Correggere questa differenza non vuol dire aumentare gli effettivi – precisa il direttore del Di durante la conferenza che si è tenuta al Lac di Lugano – ma garantire le risorse necessarie in caso di necessità. Risorse che in questo momento non ci sono». Gobbi ricorda poi come l’esercito sia uno strumento a difesa del Paese, «i nostri militi sono cittadini da valorizzare e mettere nelle condizioni di operare al meglio, fortunatamente la politica a Berna sembra aver cambiato rotta andando proprio in questa direzione». Al centro della conferenza anche la presentazione del libro ‘La milizia al servizio del Paese’ curato da Moreno Bernasconi e Mattia Annovazzi. «La copertina del libro raffigura due pilastri della Svizzera: un uomo che vota, quindi la nostra democrazia diretta, e un soldato delle forze armate, a ricordarci che il nostro Paese vive in uno stato di neutralità armata», spiega Bernasconi mostrando la copertina del volume, che agli oltre 2’600 abbonati alla rivista è già arrivato a domicilio. «Il titolo indica invece il terzo pilastro, quello su cui poggia il sistema svizzero e che fa da collante a tutto il resto. In particolare – aggiunge Bernasconi – è la parola servizio quella centrale». Proprio intorno al concetto di “servizio”, ma pure alla sua storia e alla sua declinazione nella vita di tutti i giorni, si sviluppa il volume. «La scommessa di questo libro è raccontare in modo rigoroso e non celebrativo quello che Armsi ha fatto in questi dieci anni. Abbiamo voluto farlo andando a fondo da un punto di vista storico e toccando i temi che hanno fatto la storia elvetica». Tra questi: la neutralità, i rifugiati alle frontiere e il pacifismo. Riprende Bernasconi: «Quest’idea di servizio, che è sistemica ed è il collante del Paese, risponde a una concezione di società e di politica che è molto diversa da quella degli Stati che ci stanno intorno. Il nostro è un Paese che parte dal basso, a partire dal sistema politico, fino all’attivismo nelle associazioni. Questo libro cerca di spiegare come funziona questo sistema e se funziona ancora».
‘Dobbiamo decidere in che direzione andare’
A prendere la parola è anche il capo Comando istruzione e sostituto capo dell’esercito Hans-Peter Walser: «L’esercito svizzero non è mai stato pronto allo scoppio di un conflitto, né da un punto di vista dell’addestramento delle truppe, né per quanto riguarda armamenti ed equipaggiamenti». Una tendenza che Walser spera possa essere corretta nei prossimi anni con il sostegno della politica. «Il contesto internazionale è cambiato, l’Europa ha riscoperto la guerra e quindi la difesa è tornata a essere una priorità. Abbiamo però ancora una carenza di finanziamenti e materiale. Il tempo è poco per tornare ad avere un esercito al passo con i tempi». Un chiaro messaggio alla politica. Ma pure alla popolazione: «Quanto sono disponibili i cittadini a restare con l’uniforme addosso per garantire la sicurezza? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Perché una buona difesa richiede una formazione più lunga. Va trovato un equilibrio tra questi temi». Tra le proposte, già ventilate in passato e citate anche questa sera a Lugano, quella di estendere il servizio militare o di renderlo obbligatorio anche per le donne.
Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 16 ottobre 2024 de La Regione