Dal Corriere del Ticino | Nuova lettera a Berna: dopo l’appoggio della Commissione degli Stati ora il Governo sollecita il Nazionale Salgono a 64 le decisioni negative – Norman Gobbi: «Abbiamo dimostrato che la misura non è vessatoria»
La richiesta automatica dell’estratto del casellario giudiziale per i cittadini provenienti dall’Unione europea che intendono lavorare o soggiornare in Ticino torna alla ribalta. Il Consiglio di Stato ha scritto mercoledì 18 gennaio alla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale in vista della seduta di oggi, invitandola a confermare il sostegno alle iniziative del Gran Consiglio ticinese a favore della presentazione dell’estratto del casellario. Mossa che segue quella già messa in atto lo scorso novembre, quando il Governo aveva scritto alla Commissione istituzioni politiche del Consiglio degli Stati, che aveva in seguito deciso di sostenere la misura straordinaria introdotta nell’aprile 2015 dal Dipartimento delle istituzioni per tutelare la sicurezza del territorio. L’Esecutivo ha fornito anche un nuovo bilancio sulla misura al fine di «sottolineare i risultati positivi ottenuti in Ticino dopo l’introduzione della misura straordinaria che prevede la richiesta del casellario giudiziale per il rilascio e il rinnovo dei permessi B (di dimora) e G (per lavoratori frontalieri)». Ecco dunque le cifre aggiornate: a fine dicembre il numero di decisioni negative è salito a quota 64, l’aumento negli ultimi due mesi è stato dunque di 11 permessi non accordati o rinnovati. Numero che a un anno dall’introduzione della misura (aprile 2015-aprile 2016) si attestava a 33 decisioni negative. «Queste cifre dimostrano che l’attenzione del Dipartimento non è diminuita, il numero delle pratiche evase è aumentato», commenta il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi , da noi raggiunto. «Il numero di domande esaminate dalla Sezione della popolazione a fine dicembre era di 49.321. Nel 99,14% dei casi la procedura si è conclusa con il rilascio o il rinnovo del permesso, mentre in 350 occasioni sono invece emersi elementi di natura penale e in seguito alla loro valutazione solo 64 di queste richieste sono state respinte», ha proseguito Gobbi. Tra questi 64 casi si trovano infatti persone che hanno alle spalle condanne per reati gravi, come ad esempio omicidio continuato, distruzione di cadavere, rapina continuata o ancora detenzione illegale di armi e munizioni. Gobbi tiene inoltre a precisare che «spesso si rimprovera il Dipartimento sugli aumenti di risorse. Questo maggiore sforzo assunto dalla Sezione della popolazione è stato fatto senza aumentare il personale, migliorando l’efficienza interna». Per il direttore delle Istituzioni è altresì importante sottolineare come la misura straordinaria «non sia vessatoria, proprio perché oltre il 99% delle richieste è stata accolta e quindi i diritti sono stati salvaguardati, così come viene salvaguardato il diritto del territorio ticinese di evitare l’entrata di persone con precedenti penali gravi». Inoltre, nella nota stampa il Consiglio di Stato spiega che la Sezione della popolazione non dispone di alcun tipo di accesso a banche dati di polizia e che «l’identificazione di eventuali elementi di rischio accresciuto è quindi possibile unicamente attraverso la consultazione dell’estratto del casellario giudiziale». Nel frattempo il Dipartimento di Gobbi era stato chiamato a elaborare una variante sostitutiva alla presentazione automatica del casellario giudiziale per l’inizio del 2017. Questo per cercare di sbloccare il dossier fiscale tra Svizzera e Italia, parafato il 22 dicembre 2015. Su questo Gobbi precisa che «la variante sostitutiva arriverà per la metà del 2017». In caso di decisione positiva da parte della Commissione del Nazionale la posizione del Governo ticinese, che continua a mantenere la misura, ne uscirebbe rafforzata: «Ora è auspicabile che Berna ci copra le spalle e l’auspicio è che anche e la Commissione del Nazionale approvi le richieste del Gran Consiglio. Comunque qualsiasi misura sostitutiva verrebbe introdotta avrà eguale effetto rispetto alla prassi attuale», ha concluso Gobbi.
(Articolo di Michelle Cappelletti)