‘In circostanze straordinarie dobbiamo contare su una forza di riserva’
La Vpod dice “no” alla ventilata esternalizzazione. Il segretario della Cristiano Sociale Lorenzo Jelmini, da noi interpellato nelle scorse settimane, si è dichiarato “molto perplesso” sulla proposta governativa (« Lo Stato assuma semmai più personale », sostiene a sua volta Andrea Wehrmüller, alla testa dei poliziotti iscritti all’Ocst). La sezione cantonale della Federazione svizzera dei funzionari di polizia sollecita addirittura il ritiro del messaggio.
Insomma, la posizione delle tre organizzazioni del personale di polizia è piuttosto chiara. Ma altrettanto chiara è la posizione del consigliere di Stato Norman Gobbi, titolare del Dipartimento, quello delle istituzioni, che ha confezionato il messaggio. « Che non ritiro », afferma il ministro alla Regione . « Lo ripeto: la responsabilità della condotta degli agenti privati impegnati nell’assolvimento dei compiti, loro assegnati in occasione di circostanze eccezionali, sarebbe sempre del Comando della Polizia cantonale e della Direzione delle strutture carcerarie: lo Stato – continua Gobbi – non farebbe dunque alcun passo indietro ».
Si riserverebbe comunque la possibilità di delegare alle agenzie private di sicurezza determinate mansioni, mansioni delicate…
«Da delegare appunto in casi eccezionali. È una precisazione che nel messaggio del governo ricorre a più riprese. Se a un dato momento la situazione al Penitenziario o al Carcere giudiziario dovesse richiedere la presenza di tutti gli agenti di custodia, chi si occuperebbe di controllare le celle in cui si trovano le persone per le quali è stata ordinata la carcerazione amministrativa? E chi sorveglierebbe le persone sottoposte a fermo, qualora reati di una certa gravità rendessero necessaria, magari per più giorni, la presenza costante sul terreno di una fetta consistente di poliziotti? Lo Stato dovrebbe quindi contare su una forza di riserva. Che non potrebbe certo inventarsi quando scatta l’emergenza. Di qui la proposta del mio Dipartimento, avallata dal Consiglio di Stato, di affidare ai privati, in casi eccezionali, la sorveglianza delle persone sottoposte a fermo o a carcerazione amministrativa, il piantonamento dei detenuti in ospedale e il trasporto di questi».
Ma allora perché lo Stato non recluta personale, come suggeriscono i sindacati?
«Infatti come Dipartimento abbiamo appena pubblicato il bando di concorso per la ricerca di nuovi agenti di custodia da formare. Non solo: in vista della messa a punto del prossimo Preventivo del Cantone sto cercando di ottenere un maggior numero di aspiranti gendarmi per la Scuola di polizia 2013 e ciò nell’ottica di un’incremento degli effettivi della Cantonale. Credo che quella delle associazioni del personale sia più che altro un’opposizione di principio alle esternalizzazioni. Nella fattispecie però i privati costituirebbero come ho spiegato prima una riserva, cui lo Stato potrebbe far capo allorché dovesse fronteggiare situazioni eccezionali e fissare di conseguenza delle priorità di intervento. Se il Gran Consiglio accoglierà le modifiche legislative indicate dal governo, alle agenzie private si chiederanno oltretutto delle garanzie».
Quali?
«Ne cito alcune. Gli agenti di queste agenzie, ai quali l’ente pubblico potrà delegare l’esecuzione dei compiti menzionati dal messaggio, dovranno avere la cittadinanza svizzera. Il personale messo a disposizione dalle ditte dovrà essere lo stesso per un periodo prolungato. E dovrà avere una formazione adeguata: dovrà essere in possesso dell’attestato federale quale agente di sicurezza privata».
Sarebbero armati di pistola?
«Soltanto quelli che si occuperebbero del trasporto dei detenuti».
I costi dell’operazione?
«Sul piano meramente economico l’operazione conviene: il Cantone pagherebbe le agenzie solo in caso di loro ingaggio. Ingaggio che non potrebbe mai avvenire o che potrebbe avvenire di rado. Tengo tuttavia a ribadire che il mio obiettivo primario è l’aumento del numero degli effettivi della Polcantonale e degli agenti di custodia. Ed è un obiettivo che intendo raggiungere».
di Andrea Manna, LaRegione Ticino, 04.07.2012