L’attività d’indagine della Sezione reati economico finanziari (REF) anche nel 2017 ha coperto tutte le principali attività del settore economico terziario e del settore secondario, in particolare quello dell’edilizia, che ha comportato denunce per illeciti a causa di gravi violazioni nella gestione di società. Nel 2017 la sezione ha proceduto a 14 arresti (17 nel 2016) mentre a fine anno le inchieste ancora aperte ammontavano a 267.
Come negli scorsi anni i reati maggiormente denunciati sono stati la falsità in documenti, la truffa, l’appropriazione indebita, l’amministrazione infedele e il riciclaggio di denaro. Una buona parte delle inchieste della REF ha avuto una connotazione transfrontaliera. L’internazionalità delle inchieste finanziarie comporta anche l’assistenza con atti coercitivi a richieste rogatoriali di autorità penali estere.
Alcune attività in cifre
• 139 perquisizioni sia domiciliari sia presso uffici di varia natura
• 107 inchieste nelle quali sono state fornite alla Magistratura dettagliate informazioni di polizia su persone o società inquisite
• 35 inchieste che hanno richiesto complesse e approfondite ricostruzioni finanziarie
• 23 inchieste minori per cui le indagini di Polizia hanno permesso ai Magistrati di decidere in merito alle denunce sporte
• 491 interrogatori di persone coinvolte a vario titolo nei procedimenti penali
• 14 persone arrestate a vario titolo nei procedimenti penali
Da alcuni anni le banche non denunciano più illeciti penali commessi sia da collaboratori interni a danno di clienti sia da persone esterne. Le cause sono da ricondurre al danno d’immagine che ne deriva e alla lunghezza del procedimento penale. Molte delle inchieste in questo settore riguardano piuttosto intermediari finanziari, quasi sempre sprovvisti di un’autorizzazione ad esercitare l’attività e quindi non affiliati a un Organo di auto disciplina (OAD), che hanno amministrato infedelmente il patrimonio affidatogli dai clienti, o se ne sono appropriati.
Resta ampia l’offerta di locazione di cassette di sicurezza da parte di società che non sottostanno alla Legge sul riciclaggio di denaro (LRD) e a un’autorità di controllo e vigilanza. Un cliente che voglia sfuggire alle regole di compliance lo può fare affittando uno spazio al di fuori del circuito bancario, molto più discreto, e dove le autorità penali faticano ad arrivare.
Dalle inchieste emerge ancora la presenza di società estere con conti bancari in Svizzera che apparentemente si occupano di trading di beni di consumo, ma che in realtà sono delle “cartiere” (società non operativa con il solo scopo di creare fatture false per giustificare il trasferimento di denaro) con il solo scopo di frodare l’IVA di uno stato estero. Le cosiddette “truffe carosello” comportano un danno economico ingente nei riguardi degli Stati europei. Per l’IVA svizzera questa truffa è quasi inesistente essendo l’aliquota non attrattiva per i truffatori rispetto a quella dei paesi europei. La piazza finanziaria ticinese è sovente utilizzata come sponda per la circolazione del denaro e dell’IVA che non verrà pagata, perché le autorità di controllo estere non hanno modo di monitorare con rapidità il flusso del denaro in arrivo nel nostro Paese.
Restano numerose le truffe commesse ai danni delle assicurazioni sociali e di quelle private, la maggior parte delle quali rimangono sconosciute perché non scoperte. In molti casi gli assicurati intascano illecitamente indennità di varia natura presentando documentazione falsa. In altri casi dietro a questi fenomeni ci sono gruppi più organizzati, con basi all’estero, che fanno della truffa alle assicurazioni una vera e propria professione.
La maggior parte dei fallimenti chiusi per mancanza di attivi, di principio, comporta il reato di cattiva gestione. L’analisi dei fallimenti di società “usa e getta” porta spesso all’identificazione di altri abusi perpetrati sul territorio, anche per quanto riguarda l’ottenimento di permessi di residenza con annesse le relative prestazioni sociali. Sono numerosi gli abusi riscontrati attraverso l’uso di società ticinesi in molti casi già al momento della costituzione. Gli autori spaziano da improvvisati imprenditori sprovvisti delle necessarie conoscenze sulle normative che regolano la gestione di una società, a persone che vivono grazie a fallimenti a ripetizione a stranieri che scientemente le utilizzano per compiere reati all’estero (frodi fiscali, bancherotte fraudolenti).
Sul fronte della falsa moneta si segnalano 49 casi di spaccio. I tagli più ricorrenti sono la moneta da 5 franchi con un sequestro di 328 pezzi, e la banconota da 50 euro con 354 banconote sequestrate. La falsificazione degli euro è generalmente di buona fattura perché molto spesso effettuata da tipografie dislocate nel Sud Italia, ben attrezzate e riconducibili a organizzazioni criminali. Per contro la qualità della falsificazione dei franchi svizzeri è piuttosto scarsa, trattandosi quasi sempre di fotocopie a colori.