I venti di guerra che nelle ultime settimane soffiano sull’Ucraina – al di là di quelli che possono essere gli accordi che escludono un intervento armato della Russia – arrivano anche sul nostro collo e devono interrogarci sul grado di sicurezza del nostro Paese. Soprattutto se si considera la fragilità del sistema difensivo europeo e la potenza che può mettere in campo una nazione come la Russia. Assodato che gli Stati Uniti – a di là delle apparenze – mai vorrebbero entrare in questo conflitto, al nostro interno dobbiamo essere pronti ad affrontare un’eventuale crisi, che diverrebbe globale e ci riguarderebbe da vicino. Come ci ha dimostrato la pandemia legata al coronavirus, nei casi estremi la Svizzera è chiamata a risolvere i problemi in modo autonomo e sovrano. Anche di fronte a un eventuale conflitto armato non potremmo illusoriamente aspettarci che qualcuno ci tolga le castagne dal fuoco, gettandosi in una difesa della Svizzera.
In una seria e dettagliata analisi della situazione, il comandante di corpo Thomas Süssli, capo dell’Esercito svizzero, sulla NZZ del 15 febbraio mette in evidenza le diverse minacce che possono nascere da questa crisi – molto più vicina a noi di quanto taluni potrebbero credere – e le capacità di risposta che può dare il nostro esercito. Tra le caratteristiche positive figura sicuramente la grande possibilità di azione delle nostre forze armate, che fa leva anche sulla milizia e sulle competenze che molti soldati portano in dote. Un esercito che, anche grazie ai futuri aerei da combattimento, sarebbe in grado di dare una risposta a 360 gradi alle attuali e future minacce. Per questo una Svizzera neutrale e armata è essenziale per assicurare l’autonomia del nostro Paese, visti i tempi che corrono!
Opinione pubblicata nell’edizione di mercoledì 16 febbraio 2022 del Corriere del Ticino