Opinione pubblicata nell’edizione di martedì 22 settembre 2020 del Corriere del Ticino
Il dibattito in vista della votazione federale del 27 settembre sul credito per l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento ha toccato molti punti. Al di là delle posizioni ideologiche di chi è contrario a priori all’esercito, sono emerse fortunatamente informazioni che hanno fatto capire 1) che l’esercito rimane essenziale nel sistema di sicurezza svizzero: 2) che senza aerei da combattimento (gli attuali esauriranno il loro corso nel 2030) l’esercito risulta essere zoppo e non in grado di assolvere i suoi compiti costituzionali legati alla sicurezza; 3) che il controllo quotidiano dei cieli sopra la Svizzera è importante perché ci troviamo in una delle aree più trafficate del mondo e 4) che il credito di 6 miliardi di franchi rientra nel budget assegnato per i prossimi anni all’attività del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport senza, quindi, un peso extra sui conti della Confederazione.
Mi aggancio proprio a quest’ultima considerazione di carattere economico-finanziario per presentare un ulteriore argomento a sostegno del credito di 6 miliardi di franchi per i velivoli da combattimento. L’appalto per l’acquisto dovrà assegnare in Svizzera commesse pari al 60% della spesa, ripartendole fra le tre regioni linguistiche. Al Ticino, calcoli alla mano, dovrebbero andare tra i 150 e i 200 milioni di franchi. A essere interessate saranno in particolare l’industria dei macchinari, l’industria metallurgica, l’industria elettronica ed elettrotecnica, l’industria ottica, l’industria orologiera, i costruttori di veicoli / industria di costruzione di carri, industria chimica, settore aerospaziale, l’industria informatica / ingegneria del software, la collaborazione con università e istituti di ricerca e il relativo indotto. Sbaglia chi crede che in Ticino non vi siano aziende interessate a tali commesse e in grado di soddisfare le necessità del futuro cliente. Nei settori interessati abbiamo ditte all’avanguardia e innovative, che già oggi si confrontano con il mercato internazionale. Questi milioni rappresentano un’ottima opportunità che, ne sono sicuro, le nostre ditte non si lasceranno sfuggire a vantaggio quindi di nuovi posti di lavoro spesso qualificati e con elevato valore aggiunto.
Le commesse che arriveranno in Ticino si aggiungono alle ricadute economiche che l’esercito svizzero già assicura al nostro cantone. Per il periodo 2019-2024 il piano di investimenti dell’esercito prevede oltre 130 milioni di franchi, dove la parte del leone la fa la piazza d’armi al Monte Ceneri (investimento di 63 milioni di franchi). Se a questi dati si aggiunge che oggi i posti di lavoro dell’esercito in Ticino sono 573 con in più 31 apprendisti e che le acquisizioni di prestazioni da terzi si sono aggirate attorno ai 9 milioni di franchi ben si intuisce l’importanza della presenza dell’esercito anche per la nostra economia. Un motivo in più per dire sì il 27 settembre al credito di 6 miliardi di franchi per i nuovi aerei da combattimento.