Da la Regione | Stranieri, cambia la prassi: no a espulsioni per ‘mere ragioni economiche’ di genitori di minori svizzeri – Una modifica per tutelare le famiglie, ma con dei paletti: il rapporto tra genitore e figlio deve essere vissuto realmente. E non si transige su revoche dovute a fatti più gravi.
La mamma è sempre la mamma. Il papà è sempre il papà. Anche se è di un’altra nazionalità e anche se per sbarcare il lunario deve far capo agli aiuti sociali. Per questo motivo il Consiglio di Stato ha deciso ieri di cambiare la prassi con cui gli Ufficio cantonale della migrazione applica la Legge federale sugli stranieri: per tutelare “i rapporti familiari” i genitori di minorenni svizzeri non potranno più venir espulsi “per mere ragioni economiche, ovvero – specifica il governo in un comunicato diramato ieri in mattinata – per la sola dipendenza dall’aiuto sociale”. Un cambio di rotta forse influenzato dalla pressione esercitata nei mesi estivi dalla politica (vedi articolo sotto) e dall’opinione pubblica e che, in ogni caso, non rappresenta una rivoluzione. Con la nuova prassi il Cantone “avrebbe preso una decisione differente – si legge infatti nel comunicato – solo nello 0,9 per cento dei casi trattati”. Per essere precisi “sul totale delle 456 decisioni negative per motivi economici emesse dal primo gennaio 2010 al 30 giugno 2016, sarebbero state emesse decisioni differenti solo in quattro casi cresciuti in giudicato”. Per i quali, sottolinea l’Esecutivo nella nota, non si torna indietro. La nuova prassi è stata proposta ai colleghi dell’Esecutivo dal capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi ed è stata accolta dal resto del governo. Governo che negli scorsi giorni si era confrontato sul tema con i rappresentanti della Sezione della popolazione del Servizio dei ricorsi dello stesso Consiglio di Stato. Poi la decisione che, spiega alla ‘Regione’ Gobbi, «non è un ‘liberi tutti’, né tantomeno un’autorizzazione a rimanere sul nostro territorio per chiunque. I paletti rimangono stretti». E c’è in particolare un paletto che non può essere aggirato: «Il rapporto tra genitore e figlio deve essere vissuto veramente». Che cosa significa? Significa, continua il responsabile delle Istituzioni, che la nuova prassi si applica quando «il rapporto tra bambino e adulto è reale. Ovvero quando il padre o la madre in questione assolve per davvero i suoi doveri, tenendo viva la relazione affettiva e partecipando effettivamente al sostentamento economico della prole». Non si transigerà inoltre, sottolinea il governo nella nota stampa, “nei casi di revoche motivate da pene detentive di lunga durata, problemi di ordine pubblico e invocazione abusiva del diritto al ricongiungimento famigliare”. Agli occhi dell’Esecutivo simili comportamenti giustificano, oggi come ieri, il foglio di via per i padri e madri stranieri di figli svizzeri.
‘Non è stato un dietrofront’
Insomma, il governo ha cambiato strada. Segno che in passato si è utilizzato erroneamente il margine di apprezzamento concesso ai Cantoni? «Il margine di apprezzamento – risponde Gobbi – veniva usato in maniera restrittiva con l’obiettivo di evitare abusi. Per evitare abusi anche per quanto concerne gli aiuti sociali erogati a cittadini stranieri che non contribuiscono alla vita economica del nostro Paese. Ora però il governo ha deciso di mettere l’accento sui figli svizzeri». Senza dimenticare, aggiunge il direttore del Di, «che i genitori stranieri espulsi rappresentano una netta minoranza di casi: meno dell’uno per cento negli ultimi due anni e mezzo. E tali decisioni non sono cadute dall’oggi al domani, ma c’erano sempre degli ammonimenti e delle prognosi negative secondo le quali la persona sarebbe dipesa anche in futuro dall’aiuto dello Stato». Nessun dietrofront quindi. «Dire che si è fatto un passo indietro – conclude Gobbi – a mio parere è sbagliato».