Chi meglio di Norman Gobbi – al suo terzo mandato all’interno del Governo cantonale di Bellinzona, titolare del Dipartimento delle Istituzioni e da metà settembre di nuovo presidente (di turno) della Regio Insubrica – può conoscere le dinamiche di confine. Dinamiche che inevitabilmente abbracciano più ambiti, incluso quello riguardante la tematica dei frontalieri (74199 quelli impiegati in Ticino al 30 settembre scorso). Il focus della lunga chiacchierata con il ministro ticinese – di sicuro il personaggio politico più conosciuto (insieme al compianto Marco Borradori) – è incentrato sul tema sensibile della criminalità transfrontaliera, che passa anche attraverso un maggiore controllo notturno dei valichi minori, ricordando i sei mesi di stop ai transiti nelle ore notturne imposti da Berna nell’aprile 2017 a tre dogane minori, due delle quali ricadenti sul Comasco.
I dati del 2020 – a causa anche del lockdown – danno i numeri di furti e rapine in Ticino in netto calo. Qual è la situazione attuale?
“Anche i dati del 2021 confermano una tendenza alla diminuzione di furti e una stabilità su valori contenuti per quanto concerne le rapine. La minor mobilità tra regioni e Stati e un maggior controllo esercitato sulle frontiere ha questo effetto positivo. Assistiamo però sempre di più a truffe in ambito finanziario ai danni di cittadini stranieri, in particolare italiani, compiuti da loro connazionali attivi per il tramite di società elvetiche costituite ad hoc. Un comportamento delittuoso, che appare ancora più odioso perché praticato tra connazionali. L’altra faccia della medaglia è invece costituita da un aumento di truffe online e più in generale sfruttando l’accresciuto uso dei supporti elettronici. Per questi atti criminali non vi sono frontiere o controlli sul territorio che tengano”.
Ci sono state due nuove rapine ai distributori di confine (in un caso si è proceduto a due arresti). E’ un tema sempre centrale quello del controllo delle zone a ridosso del confine, soprattutto nelle ore notturne?
“Al centro di ogni attività – sia di repressione sia di prevenzione – vi è la sicurezza del cittadino. Sicurezza delle persone e dei beni delle persone. Per questo motivo il controllo del territorio anche a ridosso del confine – in ogni momento – è uno strumento per raggiungere questa sicurezza. In Ticino il sentimento soggettivo di sicurezza dei cittadini negli ultimi anni è aumentato e questo grazie a una capillare presenza sul territorio di pattuglie della polizia, al loro aumentato grado di intervento e a una accresciuta tempestività nel risolvere le situazioni potenzialmente pericolose. Ciò ha portato a una diminuzione di furti e rapine e quindi a condizioni di sicurezza oggettiva molto migliore”.
E’ sempre in essere una collaborazione con le forze di polizia italiane? E con le istituzioni?
“La collaborazione tra forze di Polizia è essenziale in una società e in un territorio in cui le relazioni e gli scambi anche di carattere economico sono sempre più importanti. Questa collaborazione trova la sua casa nel Centro comune di cooperazione di polizia e doganale tra Svizzera e Italia che ha sede a Chiasso. Una struttura che permette sinergie importanti tra le autorità di controllo Svizzere e Italiane. A conferma di scambi regolari, posso pure segnalare l’incontro che ho avuto proprio a Chiasso con il prefetto di Como Andrea Polichetti il 4 ottobre scorso”.
Esiste un problema legato alla “criminalità transfrontaliera”?
“Il fenomeno della criminalità transfrontaliera è ben noto da anni ormai. Sul Ticino la pressione di bande pericolose attive anche nel Nord Italia è costante. Le inchieste lo dimostrano. La prova – anzi la controprova – dell’esistenza di questo problema l’abbiamo avuta proprio durante il periodo del lockdown della primavera del 2020: la chiusura delle frontiere e i divieti di movimento hanno quasi del tutto annullato i reati di furto e le rapine”.
Che potere hanno i Cantoni nel controllo del confine?
“La competenza del controllo delle frontiere è federale. L’Amministrazione federale delle dogane si è data un nuovo nome, diventando «Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini (UDSC)». Una denominazione che nelle intenzioni chiarisce ancora meglio ruolo e compiti dell’autorità federale. L’autorità di Polizia cantonale svolge il suo mandato all’interno del territorio svizzero”.
Berna ha ritardato la consegna dei nuovi droni, ufficialmente adibiti a monitorare il confine sul “tema migranti”. Può essere una soluzione anche per arginare episodi di criminalità?
“La competenza in materia è federale. Per quanto di mia conoscenza è l’Esercito che acquista i droni, mettendo poi a disposizione anche delle guardie di confine questi apparecchi per i controlli di loro pertinenza”.
La Regio Insubrica ha nella sua agenda il dibattuto argomento del controllo o di iniziative sinergiche per il controllo del confine?
“Con riferimento alla mozione della deputata Roberta Pantani che chiedeva la chiusura notturna dei valichi secondari, la Regio Insubrica si attivò nel 2016 organizzando una riunione con i rappresentanti dei Comuni di frontiera di Svizzera e Italia con l’obiettivo di trovare una soluzione condivisa che potesse fornire una risposta tangibile agli intenti dell’atto parlamentare. Si decise infine di proporre al Dipartimento federale delle finanze, responsabile per le dogane, una fase sperimentale di chiusura notturna di 3-4 valichi. Prendendo spunto dall’iniziativa della Regio il Consiglio federale diede il via alla sperimentazione notturna di tre valichi (Novazzano-Marcetto, Pedrinate e Ponte Cremenaga). Quale risultato dell’esperimento si ottenne il rafforzamento permanente di un sistema di videosorveglianza”.
I sindaci comaschi dei Comuni a ridosso del Ticino hanno più volte rimarcato l’assenza di dialogo con la Svizzera, trovandosi le dogane chiuse senza preavviso. D’accordo che la competenza è di Berna, ma si può aprire tramite la Regio Insubrica un canale di dialogo?
“La Regio Insubrica svolge regolarmente il suo ruolo di portavoce delle esigenze del territorio di frontiera nei confronti delle Autorità svizzere e italiane di riferimento. Recentemente, ad esempio, ha riunito le competenti Autorità centrali, regionali e Provinciali, oltre a quelle del Canton Ticino, sul tema sensibile della mobilità transfrontaliera con riferimento particolare alla preventivata chiusura della variante Tremezzina della Strada regina e della parziale chiusura della A9 nei pressi del Monte Olimpino. Il canale di dialogo c’è”.
Ci sono iniziative per il contrasto alla criminalità in agenda per il 2022?
“La Polizia cantonale quotidianamente mette in atto misure di contrasto alla criminalità. Nell’ambito della prevenzione, come ogni anno, ha programmato attività specifiche in particolare nel contesto di furti e di rapine. Ma la lotta alla criminalità non si limita al lavoro di prevenzione, infatti sarà ulteriormente rafforzata la collaborazione con le forze dell’ordine italiane con l’introduzione di una formazione congiunta, che permetterà in occasione di specifiche emergenze di collaborare in maniera ancor più stretta ed efficace”.
Da: La Provincia di Como (25.11.2021)