Niente sospensione dalla carica per i consiglieri di Stato che dovessero venire toccati da un’inchiesta penale per reati gravi, contrari alla dignità della carica ricoperta. Ci vuole prudenza; il rischio di mettere alla gogna una persona che potrebbe, alla fine dell’inchiesta, venir scagionata da ogni reato è troppo alto.
«Un’inchiesta può durare mesi e anni e, con una sospensione, rischieremmo di rovinare la carriera politica di questa persona» ha fatto presente il relatore di maggioranza Andrea Giudici (PLRT) evidenziando come, in caso di approvazione della modifica di legge, il Gran Consiglio diventerebbe una sorta di tribunale. Senza dimenticare la separazione dei poteri. «Voi preferite avere in sella un criminale o che per alcune settimane sia il suo vicino di banco ad avere in mano le redini? Io non avrei dubbi» ha chiesto ai suoi colleghi Alex Pedrazzini (PPD), promotore dell’iniziativa parlamentare, ricordando che non esiste né un problema di «invasione di campo», né di vuoto di potere visto che il consigliere di Stato verrebbe sostituito da un collega. «Già oggi si dispone di misure per prendere dei provvedimenti ma nella revisione vanno introdotte misure giuste ed eque che permettano di rispettare il principio di innocenza» ha evidenziato il consigliere di Stato Norman Gobbi.
Il Parlamento si è diviso approvando il rapporto di maggioranza che stralcia la sospensione per i consiglieri di Stato (45 voti a favore, 29 contrari e 8 astensioni). La revisione delle norme prevede però la possibilità di rendere ineleggibile e destituire dalla carica un membro del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato riconosciuto colpevole di reati contrari alla dignità della carica, una volta la condanna cresciuta in giudicato.
CdT, 16.10.2013