I 60 anni della SCAM, la corale dal cuore operaio

I 60 anni della SCAM, la corale dal cuore operaio

Nel documentario ‘Un anno con nüm e un po’ da storia’ la musica e le voci del coro nato nella Monteforno. Nicolas Joray (regista): ‘È come una famiglia’

“Le parole che noi cantiamo, hanno avuto un’importanza per chi le ha pensate e per la storia che raccontano”. Lo dice con rispetto, quasi in punta di piedi. Luca Pasci è uno degli elementi della Società Corale Amici della Montagna, la SCAM. Il coro virile della Leventina l’anno scorso ha raggiunto i sessant’anni ed è l’ultima testimonianza della Monteforno, legame al quale la società tiene, tanto che la divisa in alcuni concerti è fatta dagli abiti da lavoro.
Per sottolineare il giubileo, è stato realizzato un documentario co-prodotto dalla stessa corale (da cui è nata l’idea) e da Toro Film Mairengo di Nicolas Joray. Il regista di origine basilese, che vive proprio in Leventina, ha seguito e accompagnato il coro sull’arco di un anno. Ne è uscito un film di 84 minuti, che si apre e si chiude con due concerti di Natale. Di quello del 2022 nella chiesa di Quinto è stato inserito il brano ‘Viva la compagnia’, scelta simpatica e simbolica per iniziare il ritratto di un coro che ha come motto ‘Cantare bene per volersi bene’. Di quello del 2023 nella chiesa di Gordola si può sentire un ‘Silenzio nella neve’ (cantato e suonato insieme alla Filarmonica Verzaschese e al coro femminile DesDes di Faido) che se lo ascolti a occhi chiusi, par di sentirsi avvolti da quel silenzio bianco e ovattato.
In mezzo ai due concerti festivi, molto spazio «ovviamente è lasciato alla musica, anche perché – ci spiega Nicolas Joray – la musica racconta tanto di ciò che è il coro stesso». Non s’è però voluto fare un unico, lungo videoclip con un collage di brani. Ai canti, interi o a frammenti, si alternano spezzoni sulle origini e la storia della SCAM, sulle prove, sulla vita sociale. «È interessante, tramite la musica, vederne e intuirne lo sviluppo avuto negli anni. Rimane un coro amatoriale, ma che ha saputo evolversi fino a cimentarsi anche con brani di classica».
E poi ci sono loro, alcuni degli elementi che fanno e hanno fatto la SCAM. È grazie alle loro voci (“non c’è un’altra cosa meglio della voce, che ci caratterizza” dice il maestro Andrea Cupia) che il documentario si rivolge anche a chi non è strettamente dell’ambiente. Riflessioni, aneddoti ed emozioni raccontano di una «grande famiglia che, insieme, ha attraversato anni, non di rado decenni di vita». C’è Manuel Locarnini, per il quale “un pubblico contento è il miglior ringraziamento che si possa ricevere”. C’è Marcello Ferrari che no, non canta sotto la doccia “sebbene per l’acustica sarebbe il posto ideale”, risata, ma quando canta “ti si apre il cuore e si entra quasi in un’altra dimensione”. C’è Mario Cammarata con la passione per la musica “fin da piccolissimo”. C’è Stefano Mazzoleni (che dal 2022 è il presidente) a spiegare come cantare voglia dire “mettersi lì e dare te stesso agli altri”, perché “se non ci metti della tua persona, lo può fare anche una macchina”. C’è Ivan Arici nella SCAM da oltre trent’anni che ancora ama “trovarci dopo i concerti e farci delle belle cantate”. Perché cantano, conferma Joray. «Cantano per ore. Durante il concerto e pure dopo, all’aperitivo o alla cena. Non smettono mai, è una parte della loro vita che li fa stare bene e si vede». C’è Silvana Gatti, la moglie del Bruno capo della sicurezza al quale venne l’idea di metter su un coro “quella volta che, mi raccontò, girando per la fabbrica con i macchinari spenti sentì gli operai cantare”. C’è Giuliano Bera, uno dei quattro fondatori e presidente dal 1979 al 1980, con la camicia della prima divisa e c’è Angelo Sora, pure corista della prima ora per cui “è stato un sogno: c’è il canto, sì, ma anche l’amicizia”.
Intanto passano ‘La Montanara’, ‘La tua immagine’ (da ‘The Sound of Silence’ di Simon&Garfunkel) e ‘Also sprach Zarathustra’ (cantato all’auditorio Stelio Molo di Besso con gli Italian Harmonists, gruppo vocale formato da artisti del coro del Teatro alla Scala), le toccanti ‘Il Signore delle cime’ e ‘Lentamente’. E poi c’è anche Piero Mainardis, 44 anni nella SCAM di cui venti (dal 1987 al 2007) come presidente, che “in tutti questi anni magari vi ho anche rotto le scatole, ma già cominciate a mancarmi”.

Lo spirito nel nome
Il 31 dicembre 1994 furono definitivamente spenti i macchinari dell’acciaieria, che nei momenti di maggiore espansione arrivò a occupare fino a 1’750 persone, di cui circa il 90 per cento proveniente dall’Italia. Ma la chiusura dell’azienda nata nel 1946, in concomitanza con lo sviluppo del Ticino industriale, non spense le voci che si erano unite proprio all’interno della fabbrica di Bodio dando vita nel 1963 alla Società Corale Aziendale Monteforno. Voci che, anzi, continuano a levarsi forte. Oggi non sono più le voci degli operati svizzeri e italiani di quella che per un trentennio fu la più importante industria dell’alto Ticino, ma di quelle voci portano avanti il nome, SCAM – dal 1° gennaio 1995 modificato in Società Corale Amici della Montagna – e lo spirito. «Storia e origine operaie si avvertono ancora – dice Nicola Joray –. Degli attuali membri del coro, quasi un terzo arriva da quel mondo e canta con la SCAM già quando era la corale della Monteforno. Trovo bello che abbiano conservato l’acronimo: è un modo per tenere vivo un ricordo e tramandare una tradizione come una staffetta».
Il primo direttore artistico fu l’avvocato Raimondo Peduzzi, appassionato di musica e di canto. “Fu uno degli ideatori che – si legge sul sito internet del coro SCAM –, con paziente dedizione e impegno, per i primi 40 anni di esistenza del coro istruì e condusse i coristi, ottenendo notevoli successi in patria e all’estero”. Alla direzione artistica nel 2003 gli successe Giotto Piemontesi (musicista di Faido), sotto la cui conduzione decennale venne prodotto un CD di canti che è ancora il solo registrato e il coro partecipò a diversi concorsi nazionali, “portando orgogliosamente in Leventina la vittoria dalle competizioni corali di Svitto e Appenzello”.
Oggi la SCAM ha spostato la sede da Giornico a Lavorgo, conta un organico di circa 40 cantori ed è diretta (dal 2013) dal maestro Andrea Cupia, che ha portato la corale a “percorrere strade più ‘moderne’ e aperte all’interazione con altre realtà musicali, tiene concerti in Svizzera e all’estero”.

L’invito di Sandro Pertini al Quirinale
Il repertorio iniziale era prevalentemente costituito da canti della montagna e degli alpini; per poi venire ampliato con brani popolari, del repertorio classico e anche folcloristico di altre culture.
Nicolas Joray, nato a Basilea, dal 2009 vive a Mairengo. Direttore della fotografia in diversi film per il cinema e la tv (tra cui ‘The Yellow Star’, candidato all’Oscar 1981), operatore alle riprese (‘La Tregua’ di Francesco Rosi) e regista (‘Le mamme della Valascia’, documentario del 2012), da tempo è appassionato di fotografia. Il suo documentario ‘La SCAM e i suoi primi 60 anni. Un anno con nüm e un po’ da storia’ verrà proiettato questa sera al Cinema Teatro Blenio di Acquarossa (ore 20.30) e domenica 24 novembre al Cinema Leventina di Airolo (ore 17).
È il 2023, fa buio. Il concerto di Natale a Gordola è finito, ma dal sagrato non se ne va nessuno. È il momento di un brindisi, due chiacchiere e degli scambi di auguri. E naturalmente di intonare un altro brano, ‘L’Universo per me’. “Sono vicino al Felice e sono felice”, dice uno dei coristi della SCAM. “E se lui è felice – gli fa eco un altro –, noi siamo felici”. Viva la compagnia.

Da www.laregione.ch

(Foto: Nicolas Joray)