Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 3 dicembre 2018 del Corriere del Ticino
Dispositivi elettronici per l’identificazione dei tifosi ospiti: richiamati all’ordine HCAP e HCL
Misure anti-hooligan: il Dipartimento delle istituzioni ha richiamato all’ordine l’Hockey club Ambrì Piotta e l’Hockey club Lugano, rei di non aver fatto «alcun progresso» a quanto richiesto a metà luglio.
Il consigliere di Stato Norman Gobbi ha scritto ai vertici dei club mercoledì, all’indomani dunque dei 39 decreti d’accusa emessi dal Ministero pubblico per gli scontri della Valascia dello scorso gennaio.
Nel dettaglio alle società era stata richiesta l’introduzione di dispositivi elettronici in grado di identificare i tifosi, ma solo nel settore ospiti. Il tutto prendendo quale riferimento il modello applicato nella pista dello Zugo. Strumenti, questi, che il Dipartimento delle istituzioni invitava a implementare entro marzo ma per i quali ora, come riferito dalla RSI, il termine è stato prorogato alla fine del campionato.
«I buoni risultati avuti dal punto di vista della sicurezza in questa prima metà di campionato di calcio e di hockey non deve far sottovalutare un problema che è ancora latente» ha affermato in merito Gobbi. Per poi precisare: «Di grossi problemi sinora non ce ne sono stati e questo credo sia anche merito dei club che hanno preso delle misure ma pure dei messaggi politici dati».
Le raccomandazioni giunte durante l’estate avevano diviso le società, le quali non avevano mancato di sottolineare diverse criticità a livello pratico e finanziario. Finiti nel mirino, HCAP e HCL continuano a restare prudenti. Se la direzione del club leventinese non ha voluto commentare, confermando però che discuterà della lettera a breve, per il Lugano a prendere posizione è stato il managing director Jean-Jacques Aeschlimann: «L’impianto di Zugo è collegato a tutto il sistema di videosorveglianza interna. E quindi da questo lato si ha a che fare con un investimento molto più alto. Poi è chiaro, se il Dipartimento ci chiede di fare un certo tipo di lavoro dobbiamo chinarci sulla problematica e dare delle risposte concrete. Ma solo quando avremo a disposizione tutti i dati per poter decidere».
L’introduzione di un dispositivo elettronico per il riconoscimento facciale dei tifosi era stato chiesto in via principale ad HCAP e HCL.
Detto ciò, il Dipartimento si era riservato di ritornare sulla richiesta di dotare anche lo stadio Cornaredo di un sistema di identificazione dei tifosi nel settore ospiti qualora la situazione non fosse migliorata. Un compromesso, insomma, che Gobbi aveva commentato così: «Si tratta di un atto di fiducia nei confronti delle società sportive, alle quali è stato richiesto uno sforzo minore rispetto a quanto ipotizzato inizialmente. Una fiducia che dovrà essere confermata nei fatti, altrimenti saranno da rivedere le misure di sicurezza all’interno degli stadi. In ogni caso – aggiunge – si vuole andare nella direzione di una maggiore responsabilizzazione dei club sul fronte della sicurezza. Mi auguro che questa proposta di compromesso possa trovare l’adesione e la comprensione da parte delle società, che penso abbiano capito che sulla sicurezza non si scherza, visti i possibili pericoli che anche una partita».