Norman Gobbi boccia la proposta avanzata dai sindacati, che per colmare le lacune volevano allargare il bando anche ai residenti con permesso C
La posizione del responsabile del dipartimento delle Istituzioni è chiara: è preferibile selezionare gli agenti di custodia tra la popolazione svizzera; è bene “privilegiare l’assunzione di cittadini svizzeri, proprio perché il dipartimento delle Istituzioni è quello più legato all’ambito di giustizia e polizia, che ha comunque un monopolio per la cittadinanza svizzera”.
Così Norman Gobbi risponde alla proposta ventilata negli ultimi giorni dai sindacati per colmare l’attuale lacune che grava sulle carceri ticinesi, sempre più sotto pressione e alla ricerca di nuovo personale. Per Lorenzo Jelmini dell’OCST, una soluzione valida è di allargare il bando anche ai residenti con permesso C. “Bisogna trovare altre misure per rendere più attrattiva questa attività”, dichiara il sindacalista a difesa del progetto. “Bisogna anche essere coraggiosi e aprire a chi vive in Ticino da parecchi anni, a chi ha il permesso C”.
Non sarebbe una prima in Svizzera: ci sono anche altri cantoni che hanno aperto agli stranieri per quanto riguarda le guardie carcerarie. “Credo che per gli agenti di custodia la cittadinanza svizzera sia un elemento”, risponde il consigliere di Stato. “Ricordo che la cittadinanza svizzera può essere acquisita secondo delle leggi, che sono sempre state più allentate: in questo senso non vedo un problema”.