Nel 2022 sono state presentate oltre 24 mila richieste, con un aumento superiore al 64% Per l’anno prossimo se ne stimano 3 mila in più
Gobbi: «Siamo abituati a gestire questi flussi, ma Berna è sempre impreparata» – Più che una destinazione finale, la Svizzera si conferma un luogo di transito
Non siamo ai livelli da primato del 2015, quando si sfiorò quota 40 mila, ma l’anno scorso le domande d’asilo hanno fatto registrare una forte progressione. In totale, ne sono state presentate 24.511, il 64,2% in più rispetto al 2021 (14.928). Secondo la Segretaria di Stato della migrazione (SEM), questo aumento è stato favorito da diversi fattori: la revoca della maggior parte delle restrizioni di viaggio dovute alla pandemia; l’indebolimento economico, a causa del virus, di molti Stati dai quali tradizionalmente provengono o transitano i richiedenti l’asilo che giungono in Europa, aggravato dall’aumento dei prezzi per la guerra in Ucraina; la maggior pressione esercitata dalla Turchia sui 3,5 milioni di cittadini siriani e i circa 200-300 mila cittadini afghani presenti sul suo territorio; infine, le norme liberali in materia di visti di alcuni Stati (come la Serbia), che hanno agevolato i viaggi verso l’Europa. E per l’anno in corso la situazione non dovrebbe cambiare: lo scenario più probabile della SEM prevede circa 27 mila nuove domande (+3 mila). A queste vanno aggiunte le persone a beneficio di uno statuto di protezione S, concesso perlopiù ai profughi ucraini in fuga dalla guerra. Tenuto conto della situazione, le autorità si stanno preparando ad approntare nuovi alloggi di emergenza, facendo anche capo a personale dell’esercito.
Il Ticino si prepara
Berna ha evaso in prima istanza 17.599 domande, concedendo l’asilo a 4.816 persone, pari a una quota di riconoscimento del 30,6% ( 2021: 37%). Quanto alla quota di protezione (concessione dell’asilo e ammissione provvisoria successivamente a una decisione di prima istanza) è stata del 59%. Tutti i Cantoni saranno interessati dal ricollocamento, in base alla chiave di riparto. Anche il Ticino si sta preparando. «Siamo abituati a gestire i flussi migratori», dice il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. « In quanto porta d’accesso a Sud siamo la regione più toccata dalle entrate illegali. A fine 2022 e inizio 2023, più del 50% di questi ingressi nel Paese sono avvenuti alla nostra frontiera ». Il consigliere di Stato, comunque non lesina critiche alla Confederazione, in particolare per quanto riguarda la gestione della logistica. « Il problema principale, è che la SEM negli ultimi dieci anni, nonostante le richieste, non è riuscita creare una struttura logistica che permettesse di assorbire flussi importanti. Questi fenomeni ciclicamente tornano e la Confederazione è sempre impreparata e chiede l’appoggio dell’esercito, che non può sempre mettere a disposizione le sue infrastrutture ».
Integrazione graduale
A Bellinzona è pendente un aggiornamento del credito per il futuro centro di Camorino. Secondo Gobbi, si tratta di una prima risposta concreta per evitare di collocare queste persone subito negli appartamenti e in esercizi pubblici. Altre ubicazioni sono in fase di valutazione. «Il concetto del Ticino è di gestire questo fenomeno con infrastrutture che consentano un’integrazione graduale di chi resterà sul territorio », sottolinea il consigliere di Stato, che comunque non nasconde la sua preoccupazione per le nuove forme che sta assumendo il fenomeno migratorio. «Per la prima volta il Paese è confrontato simultaneamente con tre tipi di migrazione: quella normale data dalla libera circolazione, i flussi migratori “tradizionali” provenienti dall’Africa e dell’Asia e i rifugiati ucraini (in Ticino sono più di 3 mila). Con il rischio che lo scoppio di ulteriori tensioni nei Balcani comporti conseguenze ancora più importanti ».
Sopra la media europea
Il principale Paese di provenienza dei richiedenti asilo è stato l’Afghanistan (7.054 domande), davanti alla Turchia, Eritrea, Algeria e Siria. Quanto allo statuto S per gli ucraini, fino a fine 2022 sono state presentate 75 mila richieste. Le risposte affermative sono state 72.600. Secondo la SEM, in ogni caso, la Svizzera non è più un Paese di destinazione per i migranti e potenziali richiedenti asilo. Le mete preferite sono Francia e Germania. La maggioranza delle persone intercettate ai confini, specie alla frontiera a sud e a quella ad est della Svizzera, non ha infatti depositato una domanda di asilo. Rispetto alle richieste di asilo globali inoltrate in Europa nel 2022 (stima 1,05 milioni compresa la Gran Bretagna, +55% rispetto al 2021) la parte di quelle in Svizzera si avvicina al 2,4%, vale a dire 0,1 punti percentuali in più rispetto al 2021. Dal 2016, questo tasso oscilla entro il 2% e il 2,4%. Un altro dato che rafforza la convinzione della SEM secondo cui la Confederazione è luogo di transito piuttosto che di arrivo. Tuttavia, con 2,8 richiedenti asilo per 1.000 abitanti (2021 :1,7), la Svizzera si piazza sopra la media europea, con 2 richiedenti asilo per 1.000 abitanti (2021 : 1,3). I Paesi europei con quote più elevate nel 2022 sono Cipro (24,1), Austria (12,2), Grecia (3,5), Lussemburgo (3,4), Slovenia (3,2), Belgio (3,2), Bulgaria (2,9), Germania (2,8) e Irlanda (2,7).
Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 14 febbraio 2023 de Il Corriere del Ticino