Il dibattito sull’acquisto dei Gripen si sta intensificando in vista della votazione del prossimo 18 maggio. Un tema, quello del rinnovamento della nostra flotta aerea, che data l’ampiezza della spesa ha sempre suscitato grandi dibattiti. Il comitato referendario contrario all’acquisto dei Gripen nasconde un proposito abilmente camuffato, proprio come in occasione dell’iniziativa “Sì all’abolizione del servizio militare obbligatorio” in cui si volevacolpire il sistema di milizia per rendere incapace il nostro Esercito di funzionare. Anche in questo caso il referendum mira ad “affossare” i Gripen per minare la capacità operativa dell’Esercito. Il referendum sottace infatti la vera domanda alla quale gli svizzeri il prossimo 18 maggio dovranno rispondere: desideriamo che il nostro Paese continui a mantenere intatta la sua capacità di difesa e dunque, di riflesso, a garantire la nostra sicurezza e sovranità?
La risposta a una domanda così posta risulterebbe scontata. Il mancato acquisto dei 22 Gripen rappresenterebbe una sorta di abolizione occulta e progressiva del nostro Esercito e la sua incapacità ad adempiere a uno dei compiti fondamentali: quello di garantire lasovranità del nostro spazio aereo. L’acquisto dei caccia svedesi è dunque da considerarsi imprescindibile per la messa in sicurezza della frontiera più esposta – il nostro spazio aereo – da potenziali minacce quali un dirottamento o lo schianto di un aereo su obiettivi particolarmente sensibili. Il recente dirottamento dell’aereo della Ethiopian Airlines a Ginevra ha evidenziato i gravi problemi di sicurezza connessi ai continui risparmi imposti al nostro Esercito. Una sicurezza che per essere effettiva non può prescindere da una moderna flotta aerea in grado di operare sulle ventiquattro ore in difesa del nostro spazio aereo.
Il fronte referendista incentra la propria contrarietà all’acquisto puntando su un elemento di facile presa sull’opinione pubblica: il costo di 3.126 miliardi di franchi per l’acquisto dei 22 Gripen. Un argomento pretestuoso, e anche un po’ populista, in quanto viene sottaciuto che la somma per l’acquisto dei caccia svedesi è interamente stanziata dal budget ordinario della Difesa. Nessun esborso dovrà dunque essere effettuato da altri Dipartimenti – al contrario di quanto sostengono i promotori del referendum – su voci di bilancio quali ad esempio la sanità, l’istruzione, l’aiuto allo sviluppo, la cassa pensioni,… Viene inoltrevolutamente sorvolato dal comitato referendista il tema dei contratti di compensazione che il costruttore Saab stipulerà con le imprese svizzere – secondo una chiave di ripartizione linguistica – per un totale di 2.5 miliardi di franchi. Una ricaduta di cui beneficerà evidentemente anche il mercato occupazionale svizzero e che si tradurrà in migliaia di posti di lavoro distribuiti su più anni.
L’acquisto dei Gripen è quindi da considerarsi come una polizza assicurativa stipulata anome della nostra sicurezza. Se tra 30 anni – quando i Gripen saranno obsoleti – non ne avremo beneficiato, ne saremo ovviamente ben lieti. Questo significherebbe che i Gripen avranno comunque compiuto appieno il loro ruolo preventivo.
Un SÌ all’acquisto dei 22 Gripen ci permetterebbe di continuare a vivere in un Paeseprospero, sicuro e soprattutto in grado di garantire la prontezza e l’impiego delle forze di terra e dell’aria in ogni momento.