La consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi) è rimasta con il cerino in mano. La sua interpellanza sulle revoche di permessi per stranieri in Ticino, da lei ritenute illegali, è stata letteralmente spazzata via dal Consiglio federale nella sua risposta divulgata ieri.
La Gysin aveva interpellato il Consiglio federale lo scorso 24 settembre, alla luce del “famoso” servizio di Falò, ponendo in particolare la seguente domanda: “Come si pone il Consiglio federale di fronte all’agire del Consiglio di Stato ticinese, che ha (sic!) detta del Ministro delle istituzioni intenzionalmente ignora la legge e la giurisprudenza in materia di rinnovo e rilascio dei permessi di soggiorno?”
Ma il Consiglio federale non le ha dato soddisfazione. “Il Consiglio federale non è a conoscenza di decisioni pronunciate dalla sezione della migrazione del Canton Ticino che ignorerebbero le disposizioni legali vigenti e la pertinente giurisprudenza – si legge nella risposta all’interpellanza della Gysin -. Le autorità cantonali decidono in merito al rilascio, al rinnovo o alla proroga dei permessi nel quadro delle disposizioni legali e dei trattati con l’estero. Dispongono di un potere di apprezzamento cui possono avvalersi in conformità alle prescrizioni legali vigenti”.
Il Consiglio federale ha confermato pure la legalità delle perquisizioni domiciliari, messa in dubbio dalla Gysin. “Per emanare la sua decisione – scrive il Consiglio federale – l’autorità si fonda sui documenti e sugli atti a sua disposizione. All’occorrenza, può effettuare accertamenti o sollecitare lo straniero a completare la sua domanda”.