Il presidente del Governo: «il risultato è una conferma che quanto applicato nel nostro cantone non ha creato problemi»
Sì, il Ticino ha fatto da apripista sul divieto di dissimulare il proprio viso. Un tema che a lungo ha fatto discutere nel nostro Cantone e che oggi, a otto anni di distanza dal voto popolare ticinese del 2013, ha fatto breccia anche su scala nazionale. Un risultato che non sorprende il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi. «Il fatto che solo tre Comuni in Ticino (Bedigliora, Miglieglia e Onsernone, ndr) abbiano votato contro il divieto è un segnale chiaro», rimarca Gobbi, precisando che «si tratta pure di una conferma che quanto applicato nel nostro Cantone dopo il voto del 2013 non ha creato problemi». Ma non solo. Secondo il consigliere di Stato «dimostra pure che non si tratta di un voto contro qualcosa o qualcuno, bensì a favore di determinati valori e della sicurezza». E sul fatto che in Ticino in questi ultimi anni non siano state inflitte tante multe a chi non ha rispettato il divieto, il presidente del Governo spiega: «Non sono molte proprio perché abbiamo lavorato anche sull’informazione preventiva, ad esempio collaborando con il settore alberghiero». In ogni caso, per Gobbi si tratta anche di una questione di rispetto delle regole: «Si pensi al caso degli Stati Uniti, dove vige il divieto di consumare alcol sotto i 20 anni. Quando una persona va in quel Paese sa benissimo che deve rispettare le sue regole. C’è anche questo elemento da considerare». Infine, sul tema dell’islamofobia, il presidente dell’Esecutivo cantonale evidenzia: «Non mi sembra ci sia un problema di questo tipo in Ticino. Come Cantone abbiamo pure fatto un’analisi tramite uno studio della SUPSI, dal quale emergeva che la stragrande maggioranza dei musulmani presenti da noi hanno un approccio piuttosto laico. Gli estremisti che vedono nel burqa un elemento di identificazione sono una minoranza».
Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 8 marzo 2021 del Corriere del Ticino