Da www.liberatv.ch
Il Consigliere di Stato fa notare come si era parlato di chiusure legate alla situazione epidemiologica. E non esclude di estendere il provvedimento, in Ticino, alle stazioni sciistiche.
Una decisione, quella di chiudere i negozi, forse inaspettata è quel che traspare dalle parole di Norman Gobbi alla RSI. “Siamo stati consultati sulla chiusura dei negozi ma la misura era da legare all’evoluzione.
Da noi abbiamo una riduzione dei contagi e delle ospedalizzazioni, il che significa che le misure di fine dicembre stanno dando i suoi frutti. In questo momento si poteva valutare la decisione e attuare quanto deciso più in là”.
“Gli sforzi di tutti stanno dando i loro frutti. È una botta per il morale della truppa, non solo quella al fronte ma tutti i cittadini”, aggiunge. “Se chiediamo uno sforzo ai negozianti dobbiamo chiederlo anche ad altri settori che non sono stati toccati, penso in particolare agli impianti sciistici. Valuteremo dunque chiusure ulteriori”, prosegue, ripetendo quanto era stato scritto in fase di consultazione a Berna.
“Sicuramente rispetto a quanto deciso a fine dicembre, c’è una prospettiva di aiuti per chi è colpito, in particolar modo la ristorazione ed ora i negozi. L’aiuto non copre comunque l’interezza dei costi e attività economiche e posti di lavoro sono messi a rischio. La decisione dà oggi una prospettiva di medio termine, la salutiamo con piacere perché dà alcune certezze”, ha continuato Norman Gobbi, consapevole che “il Cantone dovrà sopportare dei costi superiori, sia per il settore ospedaliero sia per le rendite ponte. A fine gennaio avalleremo due messaggi, per i casi di rigore e per le rendite ponte, in modo da rispondere ai bisogni di chi si trova in difficoltà a livello economico e anche con la possibilità di perdere il posto di lavoro. Vogliamo stare in mezzo a chi ha un problema sanitario ma anche a chi ha investito tutto nelle realtà imprenditoriali”.
C’è un fatto che lo soddisfa. “Salutiamo il fatto comunque che le misure siano decise a livello nazionale per cui non c’è concorrenza con gli altri Cantoni, ma mettiamo l’accento a quella transfrontaliera: se la Lombardia uscisse dalle zone con restrizioni forti, i nostri cittadini potrebbero recarsi lì a fare acquisti vanificando quanto si è detto”.
Il Consigliere di Stato ha fatto notare come la riduzione del numero di persone che possono riunirsi va in direzione di quanto aveva già deciso il Ticino.