Domani chiudono le aule, è tempo di note e giudizi: ecco il documento di quinta elementare di alcuni politici Per il direttore dell’Educazione solo 4,5 in condotta – Il responsabile delle Istituzioni? Un chiacchierone
GIANNI RIGHINETTI
La scuola si appresta a chiudere i battenti e domani per molti ragazzi (fatta eccezione per chi dovrà sostenere degli esami) sarà tempo di giudizi e verdetti: promosso o bocciato. Ci siamo passati tutti, sono giorni di attesa spasmodica per le ferie estive, ma anche di agitazione per conoscere la nota finale che darà il «prof». Il Corriere del Ticino ha preso l’iniziativa di sollecitare i cinque consiglieri di Stato a mostrare il loro libretto scolastico di quinta elementare. Laura Sadis ci ha comunicato di non averlo più, Paolo Beltraminelli si è dannato per cercarlo, ma l’assenza di sua madre dal Ticino ha bloccato l’operazione. Anche la ricerca di Marco Borradori è risultata infruttuosa nel breve tempo a disposizione. Hanno invece risposto «presente» il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Manuele Bertoli e quello del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi . Poi ieri pomeriggio è arrivato anche il documento del presidente del Gran Consiglio Michele Foletti . Il suo libretto degli anni Settanta in realtà dimostra un’età ben maggiore: «Lo so è un po’ ingiallito e ammuffito (ndr. confermiamo), si vede che è stato in qualche posto un po’ umido». Ma come ricorda Foletti quegli anni? «Come gioiosi e spensierati. Anche perchè vivevo a Pambio Noranco che allora era una località di campagna tra agricoltura e allevamento». E del rapporto con il maestro di scuola? «Era una maestra che ricordo con grande piacere. Si tratta di Miriam Righitto che in maggio quando sono diventato presidente del Parlamento mi ha scritto un bellissimo biglietto. Bei tempi». Foletti doveva essere un allievo disciplinato, al punto da meritarsi un 5,5 in condotta e applicazione, 5 in canto e 6 in religione. In nessuna materia è andato sotto il 5. «Beh, si vede che mi meritavo quelle note» afferma ora con tono scherzoso.
Ogni studente vorrebbe sapere che allievo era il responsabile politico della scuola. Eccovi accontentati. Bertoli, in quinta elementare, in realtà non aveva note eccellenti, ma oggi sappiamo che questo non significava granché. «Il mio ultimo anno di elementari (che era una pluriclasse) – ci dice il direttore del DECS lo ricordo come un anno per me difficile. Non lo dico tanto dal profilo dell’apprendimento, quanto dall’insufficiente feeling con il docente Luigi Soldini. Le mie note testimoniano integralmente questa situazione». In ogni caso 4,5 in condotta e applicazione non è propriamente una nota rallegrante… «Preferisco non commentare, non sta bene che il giudicato dia giudizi sul giudicante. Quello che posso dire è che non ero particolarmente una peste». Bertoli torna sul maestro: «Lui voleva che tutti gli alunni di quell’anno andassero alla Scuola maggiore e non al ginnasio. I miei geni tori per contro, pur essendo di famiglia modesta (mio padre lavorava in posta e mia madre casalinga), insistettero per mandarmi al ginnasio. E oggi posso dire di trovarmi qui». Un vissuto che porta Bertoli a dire che «note e selezioni precoci possono portare su strade diverse. Trovo importante lasciare le strade aperte, frenare o indirizzare precocemente i ragazzi trovo sia una scelta sbagliata e poco lungimirante». Va precisato che Bertoli all’epoca vedeva ancora: «Diciamo che non avevo l’occhio da falco, por tavo già gli occhiali. I problemi che mi hanno reso ipovedente si sono manifestati a partire dall’adolescenza. Ricordo che a quell’epoca quando rientravo all’imbrunire in bicicletta dal ginnasio mi limitavo a spingerla perchè iniziavano i problemi visivi».
E veniamo a Gobbi, alunno da 5 in condotta e 6 in applicazione. Correva l’anno 1987-1988 quando l’attuale consigliere di Stato frequentava la quinta elementare di Quinto. Neppure una nota sotto il 5, con il classico 6 in religione, al punto che vien da chiedersi se la nota massima era d’obbligo. Gobbi si distingueva anche con un 5,5 in italiano, idem per matematica e studio dell’ambiente. «Bei tempi, – ci dice oggi ripensando a quegli anni – quella delle elementari è ancora una scolarizzazione light, poco orientata alle prestazioni, quanto alla crescita educativa». E del rapporto con il maestro Nicola Castelli? «Direi piuttosto conflittuale, stento a ricordare la marea di castighi che mi è toccato fare in quegli anni». Però, nonostante ciò, aveva un 5 in condotta… «Sì, ma quando doveva esprimere un giudizio diceva sempre che parlavo e disturbavo o compagni. Non lo nego, ancora oggi è così, quando mi annoio tendo a chiacchierare». Però sul finire del ciclo delle elementari aveva mostrato dei progressi: «Ho notato dei miglioramenti nel comportamento, – scriveva il maestro – anche se non tralascia frequenti conversazioni inopportune». Curioso il giudizio sul suo francese: «Denota discrete competenze ma tende a tradurre liberamente dall’italiano».