Gobbi ipotizza la nomina di due o tre giudici del TPC, Dadò parla di filmati nelle chat

Gobbi ipotizza la nomina di due o tre giudici del TPC, Dadò parla di filmati nelle chat

Emergono sviluppi potenzialmente clamorosi per il Tribunale penale cantonale mentre la bufera non cessa – Quadranti (PLR): «Evidente danno alle Istituzioni» – Pronzini (MPS) sulla riforma della Giustizia: «Non si taglia il cordone ombelicale con la politica»

Dal possibile scenario delineato dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ai potenziali sviluppi ventilati dal presidente del Centro e della Commissione giustizia e diritti Fiorenzo Dadò. Il caso che infiamma la Giustizia ticinese e ha pesantemente incrinato i rapporti tra due fazioni di giudici del Tribunale penale cantonale (TPC). Puntata spumeggiante ieri sera a La domenica del Corriere, da quando Gianni Righinetti ha lanciato il tema con Gobbi che, poco dopo l’avvio del botta e risposta a suon di denunce e segnalazioni tra i giudici, disse: «La vicenda non finirà bene». E alla trasmissione domenicale di Teleticino ha confermato. Una situazione problematica per il Dipartimento? «Non direi, perché come Dipartimento delle istituzioni siamo degli spettatori». Ma se dice che non andrà a finire bene non pare essere una dichiarazione da spettatore, ma da chi si sente coinvolto: «Di chi ha a cuore le Istituzioni e il fatto che il TPC, quello più visivo, abbia questo danno d’immagine, purtroppo è la chiara conseguenza di quanto è stato fatto. Fortunatamente il lavoro funziona (ndr. anche se i giudici lavorano da separati in casa, al lavoro in diversi piani dello stabile in cui operano), ma il rapporto umano tra loro è stato fortemente compromesso, per atteggiamenti personali e per denunce penali». Poi è arrivato l’affondo di Gobbi: «Sia una cosa che l’altra, secondo me, avranno delle conseguenze gravi con il Parlamento che, un momento o l’altro, potrebbe nominare da due a tre nuovi giudici per il TPC». Una frase forte detta da un consigliere di Stato, che ha indotto Righinetti a sottolineare l’affermazione: «Per Mauro Ermani, già fortemente criticato dalla politica cantonale, si porrà la questione dell’opportunità, anche per effetto dei comportamenti. Ma anche per altri due giudici che fanno denunce penali che scaturiscono in un non luogo a procedere, secondo me deve o può avere delle conseguenze». Gobbi non lo ha detto, ma si riferiva ai giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti. Chiudendo il cerchio rimangono Marco Villa e Amos Pagnamenta. Ma novità, o sviluppi, li ha fatti planare Dadò: «Un giudice che sdogana delle fotografie di bambini o dei filmati nei quali vengono coinvolte donne in maniera rozza non va bene». Ma Righinetti lo ha fermato: filmati? Non ne abbiamo mai sentito parlare, è qualcosa in più? «È possibile che vi siano anche filmati, sarebbe bene fare passare a fondo quelle chat. Ci si augura che chi sta facendo il lavoro, lo faccia appieno». Staremo a vedere se alla vicenda si aggiungerà o meno quanto detto da Dadò che aveva ricevuto una lettera anonima con delle precedenti fotografie avrà uno sviluppo in questo senso o meno.
Sul tema Daria Lepori (PS) si è detta «preoccupata per quanto ha portato alla situazione, con persone che fanno fatica tra loro e hanno usato strumenti quali denunce e segnalazioni. Tutto questo andrà tenuto in considerazione in futuro per evitare che si ripresentino situazioni del genere». Dal canto suo Matteo Pronzini (MPS) ha sottolineato che «Gobbi ha fatto delle dichiarazioni abbastanza gravi, mentre in Parlamento non rispondono alle stesse domande. Dimostra quanto si considera il Parlamento». Così Matteo Quadranti (PLR): «Il danno di non aver risolto internamente lo vediamo oggi. E il mobbing è qualcosa che in questo millennio non può essere tollerato. Il danno alle Istituzioni è evidente».

La palla è ancora al Parlamento
Ma veniamo alle proposte contenute nella riforma della giustizia: codice etico, autonomia finanziaria e amministrativa, introduzione della figura del sostituto procuratore pubblica, sistema di nomine rivisto e la cosiddetta «Lex Ermani». Proposte nate dall’immobilismo del Dipartimento? «Una lettura che non ci sta – ha replicato Gobbi -. Sono correttivi voluti dalla Commissione ma negli ultimi anni la vera riforma è stata portare avanti la giurisdizione del settore del diritto di protezione».
Non inazione, ma come ha sottolineato lo stesso Gobbi «esuberanza giovanile» (la sua all’entrata in Governo nel 2011). Ora, secondo il consigliere di Stato, il momento è arrivato anche perché c’è la volontà di portare dei correttivi alla Giustizia. «Metterla via come se fosse un errore di gioventù a 13 anni dall’entrata in Governo, è troppo semplice», ha replicato da parte sua Dadò. «La magistratura aveva bisogno di riforme anche quando Gobbi è entrato nell’Esecutivo, ma ciò non è stato fatto». Gobbi però non è rimasto in silenzio sostenendo che, all’epoca, la magistratura non era pronta a certi cambiamenti. Sulla questione anche Lepori si è detta critica: negli anni «sono stati aperti dei cantieri enormi che hanno impedito anche alla Commissione di agire». Più che immobilismo, quindi, gigantismo? «Riconosco che quando si cercano ampie riforme, come Ticino 2020 ad esempio, si rischia di scontrarsi con alcune situazioni» ha detto Quadranti. «La Divisione della Giustizia doveva e deve fare di più. Il pregio della proposta di risoluzione commissionale è aver trovato un compromesso interno fra i partiti». «Manca rompere il cordone ombelicale con i partiti. I magistrati non devono più essere eletti dai partiti» è stata l’opinione di Pronzini. Una questione, quella delle nomine politiche, che si trascina da decenni. «Un tema irrisolvibile» ha detto Gobbi. «Perché bisogna modificare la Costituzione e non credo che la politica sia pronta». Sulle nomine, Dadò ha ribadito che «il sistema perfetto non esiste». Da migliorare, quindi, c’è il criterio di selezione. Soddisfatta anche Lepori, convinta che «la scelta deve rimanere al Parlamento. Magari dovremmo però imparare a litigare un po’ meno». Anche Quadranti ha sposato l’esito del progetto della Commissione, «in ogni caso è un passo avanti. Trovo inoltre interessante il sistema dell’assessment, che vincola anche la politica». In generale, per il deputato PLR si deve sempre più puntare sul merito: «Dobbiamo scegliere i migliori per fare un servizio al Paese».

https://www.teleticino.ch/la-domenica-del-corriere/la-domenica-del-corriere-061024-6894

Da www.cdt.ch