Il Dipartimento delle istituzioni e il Corpo chiedono un adeguamento dell’organico Il progetto sarà sottoposto al Governo – Le varianti sul tappeto si sono ridotte a due.
Si intitola «Adeguamento degli effettivi della polizia cantonale e rapporto della direzione dipartimentale». L’obiettivo è di dotare il Corpo, entro il 2019, dai sessanta ai novanta agenti in più, per rispondere ai problemi di organico e garantire una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Frutto di lunghi approfondimenti, il corposo documento ha varcato la soglia del Dipartimento delle istituzioni per essere sottoposto in via preliminare al DFE. L’esame è avvenuto alla presenza dei consiglieri di Stato Norman Gobbi e Laura Sadis, del comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi, del capo della Divisione delle risorse Nicola Novaresi e della responsabile delle Risorse umane Verena Vizzardi. «Si è trattato di avere un primo riscontro da parte dei servizi centrali del DFE per ottimizzare il documento che verrà poi sottoposto al Consiglio di Stato», spiega Gobbi. L’intenzione è appunto di portare all’attenzione del Governo la questione della sottodotazione acuita dall’aumentata attività.
Attualmente l’organico è di oltre 660 unità: 400 (di cui 13 civili) sono attive nella Gendarmeria, 148 (16) nella Giudiziaria e 113 (66) nello Stato maggiore. «La polizia non è come un normale ufficio dello Stato. Deve garantire un servizio 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Fra recupero ore, congedi, vacanze, malattia e formazione, viene sottratto all’impiego sul territorio un numero importante di unità. Da un lato c’è il maggior impegno dovuto all’attività ordinaria; pensiamo in particolare alle operazione di mantenimento dell’ordine, alla lotta all’immigrazione clandestina e all’aumento dei reati economico-finanziari. Dall’altro ci sono i nuovi compiti, come i controlli sui cantieri e l’applicazione delle norme del Codice di procedura penale che comporta un notevole dispendio di tempo». Risultato, come già evidenziato nel rapporto d’attività: l’anno scorso la polizia ha registrato il 20% in meno di posti di controllo. «Non possiamo più essere presenti sul territorio come vorremmo. E poi i problemi di effettivi mettono in discussione la prevenzione», osserva da parte sua Cocchi. «Il fatto di essere condizionati dai compiti amministrativi non ci consente di svolgere questa attività con regolarità. Le azioni di prevenzione, benché molto efficaci, assumono giocoforza carattere sporadico».
Per adeguare l’organico sono previste tre varianti: una «mini» di 112 agenti (di cui 50 legati al Centro del controllo del traffico pesante di Giornico, e quindi pagati dalla Confederazione), una «media» di 135 (85 agenti destinati in prevalenza alla Gendarmeria e in parte alla Giudiziaria, oltre ai 50 per il controllo del traffico pesante) e una «maxi» di almeno 200, ma che secondo lo stesso Gobbi «è la meno plausibile». Al punto che lo stesso DI l’avrebbe già scartata. Quanto ai costi, si ipotizzano fra i 5 gli 8 milioni di franchi.
L’adeguamento degli effettivi si inserisce in un progetto che prevede un riassetto logistico e la realizzazione della nuova Centrale d’allarme. L’orizzonte, come detto, è il 2019, ma non è imperativo. «Il termine è estensibile a dipendenza della pianificazione finanziaria», rileva Gobbi. «Bisogna tenere presente che anche in caso di approvazione politica le capacità formative sono limitate, in un settore dove si registrano una trentina di partenze all’anno».
In parallelo dovrebbe esserci anche una riorganizzazione, con una gendarmeria su base regionale: Luganese, Mendrisiotto, Bellinzonese e Valli e Locarnese e Valli. L’intenzione, spiega Cocchi, è di intervenire a due livelli: innanzitutto fare lavorare di più fianco a fianco giovani (ora prevalenentemente assegnati ai reparti mobili) e agenti di esperienza (attivi soprattutto nelle gendarmerie territoriali); in secondo luogo favorire la collaborazione con le nuove regioni della polizia comunale. «Non sarà riproposta la figura del delegato di polizia. Ad ogni regione sarà assegnato un ufficiale che dovrà gestire l’impiego sia dei reparti mobili sia della gendarmeria territoriale nel settore di sua competenza. Oggi invece l’organizzazione è più compartimentata e gli ufficiali comandano i loro singoli servizi». Ma il presupposto per fare tutto questo, insiste il comandante, è di poter disporre di un organico superiore all’attuale.
Da CdT di Giovanni Galli, 03.07.2013