Sull’imposta di circolazione: “La volontà popolare è stata salvaguardata”
Quattro domande secche al Consigliere di Stato Norman Gobbi sul tema “Imposta di circolazione”.
Perché dobbiamo ritornare a parlare di imposta di circolazione, quando un anno fa siamo andati a votare e abbiamo introdotto le nuove imposte?
L’imposta di circolazione 2023 ha validità solo per quest’anno. Siamo quindi obbligati a definire una nuova formula. Non dovessimo fare nulla, nel 2024 entrerebbe in vigore un’imposta di circolazione basata sulla formula che il popolo ha approvato il 30 ottobre dell’anno scorso. Una proposta che ha delle forti controindicazioni, in particolare perché tiene conto solo delle emissioni di CO2 di una vettura. Dal momento in cui era stata lanciata l’iniziativa popolare, e cioè nel 2017, fino ad arrivare ad oggi sono cambiate molte cose nel mondo automobilistico e in particolare nei sistemi di rilevamento del CO2 delle nostre auto, tanto da “sballare” i calcoli tra un’auto e l’altra penalizzando le auto immatricolate dopo il 2018. Un effetto negativo, non voluto dall’iniziativa, e che già l’anno scorso ha spinto il Gran Consiglio dopo la votazione a modificare la formula con una soluzione- tampone per il 2023.
Quindi si riparte da zero…
No, non direi che si riparte da zero. Oggi abbiamo accumulato l’esperienza dello scorso anno. Per questo abbiamo coinvolto gli esperti del settore – cioè tutti i portatori di interesse, da UPSA al TCS e all’ACS, per arrivare anche a CarrosserieSuisse e agli esperti della Divisione Ambiente del Dipartimento del Territorio – per chiedere come venire a capo di questa situazione trovando una formula che durasse nel tempo, ma soprattutto che fosse equa nei confronti di tutti i proprietari di automobili. Ebbene gli esperti ci hanno confermato che utilizzare il CO2 quale unico fattore per determinare le nostre imposte di circolazione avrebbe provocato tutte le disparità e distorsioni che abbiamo conosciuto per l’imposta di quest’anno e che sappiamo che se venisse applicata la formula votata saranno ancora maggiori. È stata quindi individuata una formula che tenga sì conto del CO2, ma che allo stesso tempo consideri il peso a vuoto del veicolo e la potenza. A questi tre fattori è stato aggiunto un coefficiente cantonale (una sorta di moltiplicatore cantonale, per intenderci) che verrà deciso dal Gran Consiglio, attraverso il quale si potrà definire l’ammontare complessivo dell’imposta di circolazione.
Non si tradisce in questo modo la volontà popolare che si basava solo sul CO2 seguendo il principio “che più inquina paga”?
Il rispetto della volontà popolare è alla base del mio agire politico. È un fatto assodato. Di fronte però a una formula che era stata pensata tanti anni fa e che quindi produce diversi effetti molto negativi – basti pensare che per sanare la situazione delle auto più vecchie (immatricolate prima del 2009, ndr) che avrebbero pagato un’altissima imposta di circolazione perché producono molto CO2 si era dovuto inserire una moratoria di un anno… – non si può far finta di niente. Inoltre, è un dato di fatto che il parco circolante in Ticino negli ultimi anni è costantemente invecchiato (con oggi una media di oltre 10 anni di vita per veicolo) e ciò significa che questa disparità di trattamento si protrarrebbe ancora per diversi anni. Per questi motivi, in questo caso il rispetto della volontà popolare, è dato dal fatto che il fattore del CO2 viene sempre tenuto in debito conto, ma per evitare gli errori del passato si deve giocoforza considerare anche altri parametri. La formula proposta permette di trattare ogni possessore di un’auto in modo equo. Abbiamo la sicurezza che questa formula non crea favoritismi o, in senso contrario, delle “vittime” di un calcolo matematico. E questo vale per tutti: da chi ha un’auto elettrica, a chi ha un’auto vecchia, una mossa a carburante diesel, ecc.
C’è chi ha proposto un referendum ancora prima di conoscere la formula. Che cosa ne pensa?
La politica è questa. Ognuno fa il suo gioco. Le frottole sono un po’meno digeribili. Il Consiglio di Stato lascia nelle mani del Parlamento lo strumento del coefficiente cantonale. Questo coefficiente definisce quanto si vorrà incassare con le imposte di circolazione, mentre la garanzia dell’equità di trattamento, come detto, è stabilita dalla formula. Il Gran Consiglio deciderà. Da parte sua il Governo ha calcolato un’entrata di 91,5 milioni di franchi, così come definito per il 2024 nell’opuscolo della votazione del 30 ottobre 2022, a prescindere dalla formula che sarà applicata, per coprire i costi dell’infrastruttura stradale, come chiede espressamente la legge. Dal 2016 a oggi per garantire a tutti noi automobilisti strade accettabili il Cantone ha speso mediamente 106 milioni di franchi…
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 22 ottobre 2023 de Il Mattino della Domenica