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Il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi dal canto suo dice le cose come stanno senza tanta poesia: «Spesso come governo dobbiamo confrontarci con visioni dicotomiche: da un lato c’è chi chiede di ridurre le entrate, dall’altro chi di rallentare le uscite. Il Consiglio di Stato non può rimanere statico, dobbiamo far funzionare una macchina che eroga servizi in molti ambiti, e questa e altre politiche si fanno con gli investimenti». Queste misure, continua Gobbi, «correggono alcune tendenze e rimodulano alcune spese, sapendo però che ci sono bisogni crescenti in ogni ambito e una società sempre più fragilizzata che ha bisogno di reti di protezione». Per questo anche lui dice che «dobbiamo lavorare insieme», ma ribadendo una seconda volta che «se ci si ferma a chi vuole più spesa e chi meno entrate si è in una situazione di stallo e paga le conseguenze tutto il Cantone, cittadinanza e aziende comprese». Ma anche i dipendenti pubblici, visto che il Cantone è il primo datore di lavoro in Ticino. Le misure per il personale non rischiano di compromettere l’attrattività del lavoro in seno all’Amministrazione pubblica e anche la qualità dei servizi erogati dal Cantone? A prendere la parola è ancora Gobbi, che risponde come «le misure prese sul personale sono sicuramente dolorose, ma abbiamo voluto evitare di adottarne di più dolorose come il blocco degli scatti. C’è consapevolezza – aggiunge Gobbi – che anche il personale debba essere parte della sfida che ci troviamo ad affrontare. La misura che abbiamo deciso non avrà un impatto strutturale sugli avanzamenti di carriera». Gobbi, lo ricordiamo, si era opposto fin dall’inizio a un eventuale blocco degli scatti.
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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 19 ottobre 2023