Il Ticino c’è! Durante la consultazione concernente il progetto proposto dal Consiglio federale per concretizzare i contingenti votati dal Popolo svizzero il 9 febbraio 2014, il Consiglio di Stato non solo ha fornito a Berna le proprie considerazioni in merito all’attuazione del nuovo articolo costituzionale 121a, ma anche affidato a uno specialista il compito di elaborare una clausola di salvaguardia specifica per mercato del lavoro del nostro Cantone. Un Ticino che quindi non resta con le mani in mano, ma che cerca, in maniera propositiva, di presentare anche alcune soluzioni, rendendo attente ancora una volta le Autorità federale sulla particolarità della situazione ticinese.
Dar seguito alla volontà dei Ticinesi
68% è una percentuale di cui abbiamo sentito molto parlare nell’ambito del 9 febbraio. Si tratta della parte di Ticinesi che si è espressa a favore dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, da sempre sostenuta dalla Lega. Dietro a questa percentuale ci sono tante persone, giovani e meno giovani, preoccupate per il nostro Cantone, preoccupate perché oggi trovare un’occupazione in Ticino è sempre più difficile, data la forte e impari concorrenza transfrontaliera. Una concorrenza che si basa sulle differenze tra il nostro Cantone e le vicine regioni italiane, accentuate dalla decisione della BNS di abbandonare la soglia minima di cambio franco/euro. Per questo motivo, il Ticino ha ribadito la necessità cercare tutte le vie possibili per concretizzare pienamente, entro il 2017, il nuovo articolo costituzionale. Un atto dovuto nei confronti del Popolo svizzero e ticinese!
Un progetto inefficace
Il progetto del Consiglio federale è inefficace, visto che le misure proposte, di fatto, si applicherebbero solo ai cittadini extra UE. Dato che i problemi del nostro mercato del lavoro si riferiscono ai cittadini degli Stati UE, il Ticino ritiene quindi necessario procedere a una revisione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone, in modo che in esso possano essere previste le restrizioni votate dal Popolo svizzero. Se non si dovesse giungere ad un accordo di questo tipo, la Svizzera dovrebbe passare a una gestione diretta e autonoma dell’immigrazione sul proprio territorio. Un intervento fermo e deciso, che potrebbe anche far cadere gli Accordi bilaterali tra Svizzera e UE. Un rischio che, però, arrivati a quel punto, dovremo essere capaci a correre.
Misure di protezione per il Ticino
Il Ticino non si è limitato a far sentire la propria voce, ma ha anche affidato a un esperto il compito di elaborare una clausola di salvaguardia per il mercato del lavoro ticinese. Si tratta di sviluppare delle misure di protezione per la manodopera indigena, oggi messa a dura prova dalla libera circolazione. Sappiamo tutti quanta differenza vi sia a livello di salari, costo della vita e disoccupazione tra la Svizzera e l’Italia. Ed è proprio per questo che il Ticino ha voluto ancora una volta sottolineare a Berna la necessità di tenere conto delle esigenze regionali nei negoziati con l’UE. Un’iniziativa positiva, che dimostra quanto sia fondamentale agire in maniera compatta nei confronti di Berna e dell’UE. Solamente in questo modo potremo infatti raggiungere l’obiettivo prefissato, che ha sempre contraddistinto il nostro Movimento: dar seguito alla volontà del 68% dei Ticinesi!
Norman Gobbi, dal Mattino della domenica, 24.05.2015