Dal Corriere del Ticino | Dal 2018 tornano le pene detentive di breve durata: il braccialetto elettronico permetterà l’espiazione a domicilio Norman Gobbi: «Le sanzioni pecuniarie hanno mancato l’obiettivo» – Timori per il sovraffollamento nelle carceri
Il 1. gennaio 2018 a livello federale entrerà in vigore il nuovo diritto sanzionatorio e il Ticino vuole farsi trovare pronto. Per questo motivo il messaggio licenziato mercoledì dal Governo per adeguare la legislazione cantonale – si legge – «riveste un carattere urgente». Sì perché le modifiche al Codice penale svizzero approvate nel giugno del 2015 dalle Camere federali introducono numerose novità sul piano delle pene e della loro esecuzione. Una riforma che ieri a Bellinzona è stata definita «una parziale marcia indietro», alla luce delle numerose critiche riservate in questi anni al diritto penale corretto nel 2007. «Ci si è resi conto come l’effetto educativo, deterrente e sanzionatorio della pena pecuniaria avesse mancato i suoi obbiettivi, sia verso la persona condannata sia nella percezione della popolazione» ha sottolineato il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Da qui la necessità di rimettere mano al Codice penale e di conseguenza alla legge cantonale sull’esecuzione delle pene e delle misure degli adulti (vedi anche la scheda a lato). In che modo? Ripristinando innanzitutto le pene detentive di breve durata (a partire da un minimo di 3 giorni) e «mettendole in concorrenza con quelle pecuniarie, sin qui vincolanti per i periodi d’espiazione da 0 a 6 mesi e che secondo il principio della proporzionalità resteranno comunque di principio prioritarie» ha spiegato il presidente dell’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi Maurizio Albisetti. Ne scaturirà una contestuale riduzione del limite massimo della pena pecuniaria da 360 a 180 aliquote giornaliere.
Proprio l’autorità presieduta da Albisetti – dopo le sentenze dei tribunali – dovrà decidere se per le persone condannate a pene detentive di breve durata saranno possibili delle forme di esecuzione alternative. A partire dalla sorveglianza tramite braccialetto elettronico (una cavigliera), che dopo essere stata sperimentata in Ticino dal 1999 diventerà a tutti gli effetti una forma d’esecuzione contemplata dal Codice penale. «Finalmente» ha affermato Luisella De Martini, a capo dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa (UAR) che sarà chiamato a proporre, applicare e controllare l’esecuzione, preparando il piano di assoggettamento alla sorveglianza elettronica. «Ma saranno necessari dei chiari requisiti» ha precisato De Martini, indicando come la persona condannata dovrà «esercitare un’attività lavorativa di almeno 20 ore settimanali, disporre di un alloggio adeguato, non essere a rischio recidiva o fuga, accettare orari ed eventuali divieti all’uso di alcool e stupefacenti e infine partecipare alle spese di esecuzioni di 15 franchi al giorno». Ossia il costo del noleggio del braccialetto elettronico, nel 2016 testato su una trentina di persone e presente in 9 pezzi nello stock cantonale.
Questa tipologia di sorveglianza – valida per le pene da 20 giorni fino a 1 anno e sfruttabile soprattutto per l’interdizione di aree geografiche – non sarà però l’unica forma alternativa d’espiazione della pena detentiva. Verrà infatti reintrodotto il lavoro di pubblica utilità (non più come sanzione a sé stante) e la semiprigionia. «Con le pene più corte andiamo a toccare la piccola e media criminalità, generata in prevalenza dalle violazioni alle leggi sulla circolazione stradale, sugli stupefacenti e sugli stranieri» ha rilevato Albisetti. Per poi quantificare: «In Svizzera in media le pene pecuniarie sono 95.000, pari all’86% del totale». E se nel 2007, ritoccando il Codice penale, «si era voluto meno carcere per intervenire sul borsellino», ora si va «verso un inasprimento delle regole penali sull’esecuzione delle pene» ha aggiunto Albisetti. Quest’ultimo ha inoltre evidenziato come da gennaio, per i casi di criminalità più gravi, sarà ripristinata l’espulsione giudiziaria dal territorio svizzero. «E i casi – ha notato – potenzialmente possono essere parecchi».
Nel complesso il nuovo diritto sanzionatorio avrà delle conseguenze finanziarie per il Cantone. «È evidente che con il ritorno delle pene detentive di breve durata aumenteranno i detenuti nelle nostre strutture carcerarie» ha dichiarato Gobbi. In questo campo andrà quindi valutato sia un intervento logistico – per aumentare il numero di posti – sia un adeguamento del personale. «La Farera e la Stampa oggi sono già piene, mentre la sezione aperta dello Stampino – dove oggi si eseguono le pene di breve durata – ha ancora una certa capacità». Detto ciò il direttore delle Istituzioni ha chiarito: «Dobbiamo essere pronti ad avere un luogo di decompressione per le strutture attuali». E in merito non è stata esclusa la riattivazione del carcere aperto Naravazz a Torricella.
Quello delle carceri non sarà ad ogni modo il solo settore sotto pressione. Per l’UAR si stimano già 2 o 3 unità di operatori sociali in più, e andrà anche valutato l’impatto sull’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi al quale – dopo il voto popolare dello scorso febbraio – è stato tolto un giudice, compensato da un collaboratore giurista. Gli effetti del nuovo diritto sanzionatorio e la sua efficacia saranno in tal senso analizzati sull’arco di due anni da un gruppo di lavoro composto dai principali attori implicati nella catena penale.
(Articolo di Massimo Solari)