Avanza la riforma denominata Giustizia 2018. Gobbi: ‘Si tratta di modernizzare l’apparato giudiziario ticinese, rendendolo maggiormente efficace ed efficiente’. Tra le proposte quella di conferire autonomia finanziaria alla magistratura. I gruppi di lavoro e le prossime tappe della riorganizzazione.
Dimezzamento del numero delle giudicature di pace; attribuzione alle attuali dieci preture delle competenze anche in materia di diritto tutorio con conseguente cancellazione delle Autorità regionali di protezione (Arp); riorganizzazione del Ministero pubblico e del Tribunale d’appello, con fra l’altro la separazione da quest’ultimo del Tribunale penale cantonale, che unitamente alla Pretura penale formerebbe un’autorità penale “di prima istanza”; conferimento alle autorità giudiziarie dell’autonomia “finanziaria, gestionale e amministrativa” (da stabilire i relativi criteri); introduzione di “una forma di carriera” in magistratura; creazione di un’autorità per il perseguimento delle contravvenzioni. Sono i principali contenuti di ‘Giustizia 2018’, la riforma voluta dal capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi per «modernizzare», rendendolo «più efficace ed efficiente», l’apparato giudiziario ticinese. Riforma tratteggiata dal gruppo di studio costituito nel giugno del 2011 dalla direzione del Dipartimento e composto di funzionari dell’Amministrazione cantonale, le cui proposte (talune inizialmente criticate) sono state in seguito affinate da altri gruppi di lavoro, questi misti, con la presenza cioè anche di magistrati. Il punto sull’avanzamento del cantiere è stato fatto ieri, oltre che da Gobbi, dal giurista del governo Guido Corti e dal responsabile, in seno alle Istituzioni, della Divisione giustizia Giorgio Battaglioni .
Quattro gruppi di lavoro misti hanno rassegnato durante lo scorso anno i rispettivi rapporti. Quello sulle preture si è già tradotto in un messaggio del Consiglio di Stato all’indirizzo del parlamento. Licenziato nel dicembre 2014, chiede che a queste autorità giudiziarie, previo aumento del numero dei pretori aggiunti, venga delegata l’applicazione di norme e misure sulle tutele. Il varo dei messaggi riguardanti il riassetto delle giudicature di pace e del Tribunale d’appello è previsto per il 2016, ha fatto sapere Gobbi: per l’anno successivo quello sulle competenze nell’ambito delle contravvenzioni («Sono necessari ulteriori approfondimenti»). I «principi» contenuti nel documento ‘Giustizia 2018’ uscito nel 2013 dal gruppo di studio «sono stati sostanzialmente ripresi dai quattro gruppi di lavoro», ha osservato durante la conferenza stampa Battaglioni, che con Corti ha fatto parte del team incaricato a suo tempo dal Dipartimento di gettare le basi della riforma. Il governo ha intanto designato altri tre gruppi misti: quello, diretto dal pg John Noseda, sul Ministero pubblico e quelli sulla prospettata autorità penale di prima istanza e sulla revisione della Legge sugli onorari dei magistrati, entrambi coordinati da giudici d’Appello, rispettivamente Mauro Mini e Andrea Pedroli. Il cantiere dunque avanza, in vista di una scadenza – il 2018 – che, ha rilevato Gobbi, «non è stata fissata a caso». Nel 2018, ha aggiunto, scatterà infatti il prossimo rinnovo delle cariche al Tribunale d’appello: l’anno dopo toccherà «alle giudicature di pace» e nel 2020 «alle preture, alla Pretura penale, all’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi, al Ministero pubblico, alla Magistratura e al Tribunale dei minorenni». Corti non ha dubbi: «In passato ho partecipato a più gruppi di lavoro per la riorganizzazione del sistema giudiziario ticinese: i loro progetti sono però naufragati». In «venticinque» anni, ha evidenziato il consulente giuridico del Consiglio di Stato, «per la prima volta vedo proposte che si stanno concretizzando» Era ora, verrebbe da dire. Considerato che, come ha rammentato Gobbi, «l’organizzazione giudiziaria è sostanzialmente quella dell’inizio del secolo scorso…».
Meno giudicature di pace. Appello e Tpc: ‘Confermata l’esigenza dello scorporo’
Giudicature di pace . Oggi in Ticino «ce ne è una per circolo». A dipendenza anche del numero di abitanti, ha osservato Battaglioni, «abbiamo giudicature alle prese con migliaia di incarti e altre con una decina di cause all’anno: una ‘disparità’ che richiede una riorganizzazione, razionale, del settore». Si propone di scendere da 38 a 19 giudicature. In totale 26 giudici di pace (aboliti i supplenti), che continuerebbero a essere eletti dal popolo. Immutati competenze e statuto. «Saranno sempre dei non professionisti e dei laici, cioè non giuristi», ha spiegato il direttore della Divisione giustizia. Novità nel campo della formazione. «Si pensa – ha precisato Battaglioni – a una formazione di base prima dell’entrata in carica, o al più tardi entro due anni dall’elezione, e poi a una formazione continua». Capitolo Tribunale d’appello (Tda). La cui attuale struttura «è frutto di una riforma adottata nel 1990, quando c’erano 19 giudici, 9 vicecancellieri e 23 funzionari: ora i primi sono 27, i secondi 51 (di cui 19 a tempo parziale) mentre il numero dei funzionari è circa lo stesso». Nuovi numeri che impongono «una nuova gestione delle risorse umane e una nuova organizzazione». L’idea è di passare dalle odierne tre sezioni (diritto civile, diritto pubblico e Tribunale penale cantonale) «a cinque tribunali distinti: appello civile, appello penale, amministrativo, assicurazioni e fiscale». Cinque tribunali «inseriti» nel futuro “Tribunale cantonale”. Il presidente di quest’ultimo resterebbe in carica «cinque anni (oggi due con il Tda, ndr)». Si prevede poi di istituire «un Segretariato generale». Il gruppo di lavoro misto, formato quindi anche da magistrati, ha inoltre «confermato l’esigenza dello scorporo del Tribunale penale cantonale (Tpc, ndr), che è un’autorità di prima istanza, dal Tribunale d’appello», ha sottolineato Battaglioni. Capitolo contravvenzioni . La proposta del sostituto pg Antonio Perugini, coordinatore del relativo gruppo di lavoro, «è di concentrare le competenze in tale settore, oggi assegnate all’Amministrazione e in parte al Ministero pubblico, in un’unica autorità amministrativa – una decina di unità provenienti dai vari dipartimenti – le cui decisioni sarebbero impugnabili direttamente davanti alla Pretura penale».
Anche Carla Del Ponte nel gruppo di lavoro sul Ministero pubblico
Ex pp in Ticino impegnata in inchieste fra l’altro su riciclaggio e crimine organizzato, ex procuratrice generale della Confederazione, già procuratrice del Tribunale penale internazionale chiamato a giudicare i responsabili delle atrocità commesse nella guerra nell’ex Jugoslavia. Da un paio d’anni fa parte della Commissione delle Nazioni unite sui crimini in Siria. C’è anche lei – Carla Del Ponte – nel gruppo di lavoro designato di recente dal Consiglio di Stato – e coordinato dal pg John Noseda – per la riorganizzazione del Ministero pubblico.
«L’obiettivo dell’operazione – ha spiegato Gobbi – è di migliorare l’efficienza della Procura attraverso, tra l’altro, il rafforzamento della sua struttura gerarchica e quindi anche della sua conduzione. Una riflessione in tal senso è stata peraltro caldeggiata pure dal Consiglio della magistratura. E la costituzione del gruppo di lavoro è stata auspicata anche dal procuratore generale Noseda». Gruppo, ha aggiunto il direttore del Dipartimento istituzioni, che sarà chiamato a valutare altresì «l’introduzione di un sistema di carriera connesso con una nuova scala retributiva, che premi pure l’esperienza maturata sul campo dal singolo inquirente». Il ministro si è poi soffermato su un tema di peso del progetto di riforma Giustizia 2018: l’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa «di tutta la magistratura». Attualmente, ha ricordato Gobbi, «è la Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni che si occupa dell’amministrazione finanziaria del potere giudiziario, i cui conti sono inseriti in quelli del Dipartimento. Nel 2013 il budget della giustizia era di 78 milioni». Con «il 1° agosto» di quell’anno, ha rammentato ancora il consigliere di Stato, «in seguito alla modifica della Lord (la Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti, ndr) il potere giudiziario è diventato anche autorità di nomina per quanto riguarda i propri collaboratori (i magistrati sono invece eletti dal Gran Consiglio, ndr)». L’autonomia finanziaria «renderebbe pienamente indipendente la magistratura». Autonomia finanziaria totale o con qualche paletto? Al riguardo ci sono proposte «che verranno presto messe in consultazione presso le magistrature permanenti».
di Andrea Manna, LaRegioneTicino