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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 13 settembre 2018 de La Regione
Il governo condivide l’idea di rafforzare il Ministero pubblico con un procuratore straordinario
Vertice ieri mattina fra il Consiglio di Stato e Andrea Pagani, procuratore generale: rafforzare l’Mp non è un costo ma un investimento
Un incontro «franco e trasparente, con informazioni aggiuntive da parte del Ministero pubblico che hanno portato il governo a confrontarsi sul tema di un procuratore pubblico straordinario». Sono le parole con cui ieri, in conferenza stampa a Palazzo delle Orsoline, il ministro delle Istituzioni Norman Gobbi ha lasciato intendere che dati e motivazioni fornite dal procuratore generale Andrea Pagani nel corso dell’incontro con il Consiglio di Stato potrebbero bastare per scendere sulla strada di un potenziamento del Ministero pubblico.
Qualora si decidesse per il rafforzamento, ha aggiunto Pagani, la nuova figura difficilmente verrà assunta a concorso, perché il profilo dei candidati è solitamente troppo “verde” per un impegno simile. «Ci vuole un giurista o un avvocato di “peso” – ha detto il pg – che dal primo giorno possa essere pienamente operativo». «La richiesta di un potenziamento della sezione partiva da una lettera da me scritta all’inizio di giugno.
Il problema, noto, è che la sezione dei reati economico-finanziari ha un numero di procedimenti penali pendenti, in parte fermi, che non permette di ossequiare al principio della celerità».
Oggi, ha proseguito, «con il governo è stato fatto un discorso molto franco e trasparente. Sono particolarmente soddisfatto di quanto è emerso da parte del Consiglio di Stato, che si riserva comunque di verificare e di esaminare un documento da me redatto e che fotografa con dati e considerazioni l’attuale situazione della sezione. Per il governo c’è materia sufficiente. Sono fiducioso per la risposta che si darà non tanto al Ministero pubblico che rappresento, quanto alla popolazione del Canton Ticino».
Secondo Pagani, «una giustizia non celere non è giustizia. Inoltre, un potenziamento del Ministero pubblico non va visto come un costo, ma come un investimento: ci sono milioni sequestrati pendenti da 10-15 anni, che rischiano la prescrizione. Davanti a queste motivazioni, e al sistema di monitoraggio delle entrate e delle pendenze che c’è ora in Ministero pubblico, il governo potrà decidere in serenità».
Per Gobbi «è stato importante, per il governo, prendere atto del chiaro segnale d’indirizzo della direzione del Ministero pubblico sulla gestione operativa del Ministero stesso. Rispetto al passato, emerge una nuova volontà di gestione attiva, per evitare prescrizioni che danneggino l’immagine del funzionamento della giustizia in Ticino. Si tratta di un cambio d’indirizzo da salutare». Pertanto, «guardiamo con più tranquillità alle richieste, che devono essere sostanziate da dati come quelli ottenuti da Pagani. L’obiettivo non è dare “tout court” un procuratore pubblico in più, quanto piuttosto una risorsa per evadere le pendenze che giacciono da tempo, ottenendo chiusure che permettano di contenere i danni, anche magari non con piena soddisfazione di tutte le parti in causa».
La conferma del “nuovo corso” in Ministero pubblico è stata data da Pagani: «Ho segnalato al CdS che la nuova direzione del Ministero si prodiga per fare in modo che ci sia una migliore ridistribuzione dei dossier nell’ufficio. Non sarà più solo il caso, secondo il criterio del picchetto, a determinare l’attribuzione di un procedimento. Questa sarà, invece, il frutto di un lavoro che andrà fatto quotidianamente, tramite un miglior monitoraggio generale».
Interrogato circa la presenza, nel pacchetto di richieste, anche dei 3 segretari giudiziari supplementari evocati qualche mese fa, il Pg ha parlato di priorità: «Prima il pp straordinario, poi il resto, in base alla politica dei piccoli passi che permette di solito di ottenere un consenso allargato». Pagani ha ammesso che per il pp straordinario ci sarebbero già «2-3 nomi» di papabili. In merito infine alla situazione di perenne instabilità all’interno del Ministero pubblico, il Pg ha rilevato che «negli ultimi 7 anni il 66% dei procuratori è cambiato. Quindi molti dossier sono passati di mano. Chi arriva non sa esattamente cos’ha in dotazione. L’ultimo pp entrato in carica è da un mese che legge i dossier per capirlo».