Presentate le strategie che il Cantone intende adottare nei prossimi anni per combattere il fenomeno Si abbassa l’età di coloro che commettono atti punibili – «Famiglie in difficoltà o assenti aumentano».
La notizia confortante è che gli atti di violenza non sono in aumento in termini assoluti. Purtroppo, però, è in crescita la brutalità che li caratterizza. Altro dato poco rassicurante, la costante diminuzione della fascia d’età di coloro che commettono atti di violenza. Questi in sintesi i principali dati che sono emersi ieri mattina durante la presentazione del programma nazionale «Giovani e violenza» e della strategia del Cantone per il 2013-2015. Il fenomeno della violenza giovanile è complesso e si declina in molteplici sfumature che coinvolgono trasversalmente la realtà sociale, perciò per affrontarlo serve un impegno interdipartimentale. Il progetto viene infatti seguito da tre dipartimenti, DECS, DI e DSS, a prova di «un intervento dello Stato che vuole essere globale, deciso ed efficace», come sottolineato dal consigliere di Stato Paolo Beltraminelli .
Il programma nazionale «Giovani e violenza» 2011-2015 ha preso avvio il 5 aprile 2011 con lo scopo di sviluppare la prevenzione del fenomeno della violenza giovanile in Svizzera, migliorando il coordinamento tra Confederazione, Cantoni e Comuni. Il programma si focalizza sulla diffusione delle conoscenze a livello nazionale per coinvolgere al massimo tutti gli operatori già presenti sul territorio, senza esclusioni: «Non è un progetto calato dall’alto, ma qualcosa che si vuole suscitare che venga dal basso. Ciò è peculiare a questa campagna, perché raggruppa rappresentanti di Cantoni, città e Comuni», spiega il sostituto procuratore generale Antonio Perugini .
La violenza giovanile non rappresenza pertanto una tematica nuova nella gestione cantonale. A livello di Dipartimento delle istituzioni ad esempio, il consigliere di Stato Norman Gobbi ha tenuto a sottolineare le importanti misure già adottate in passato. Provvedimenti quali l’addebito alle famiglie delle spese per l’intervento della polizia (4 nel 2012); le modifiche della Legge sugli esercizi pubblici (inerenti la vendita di alcolici ai minorenni e relative sanzioni in caso di inosservanza); il divieto di accesso a determinate zone pubbliche (manifestazioni sportive); il miglioramento delle procedure di naturalizzazione; le serate pubbliche di sensibilizzazione e la campagna di sensibilizzazione contro il tifo violento. Altre misure ventilate negli scorsi anni, mai adottate e pertanto non ancora archiviate nel dimenticatoio sono: il coprifuoco dopo una certa ora per i minorenni non accompagnati dai genitori, le sanzioni finanziarie per i genitori tramite la limitazione delle prestazioni sociali e il divieto di consumare bevande alcoliche su suolo pubblico dopo una certa ora. «Ma per evitare che un adolescente si trasformi in un giovane criminale servono misure meno drastiche quali la prevenzione, misure repressive efficaci e la collaborazione di tutti i cittadini», continua Gobbi. L’appello è rivolto a tutti, in particolare ai genitori.
«Per quanti progetti lo Stato possa promuovere, per quanti potenziamenti alla sicurezza, alla scuola ed al sociale si possano effettuare, ogni sforzo è zoppo senza l’appoggio ed il coinvolgimento dei genitori», concorda Beltraminelli. Un coinvolgimento che deve essere diretto e costante, anche attraverso un’informazione veritiera e oggettiva della realtà, spesso non lusinghiera, in cui vivono i giovani. Continua Beltraminelli: «La speranza dei giovani passa attraverso una speranza delle loro famiglie». Bisogna mandare un messaggio chiaro ai nostri ragazzi: «Il divertimento può essere un gran bel divertimento, ma mai con la violenza. Non esiste violenza per divertirsi». Fondamentale è quindi sensibilizzare i nostri giovani attraverso la promozione di una cultura al rispetto e alla nonviolenza. A questo proposito è stato attivato un Servizio di consulenza rivolto a professionisti, enti ed associazioni, coordinato da Marco Galli dell’Ufficio delle famiglie e i giovani. Reto Medici, magistrato dei minorenni, ha sottolineato che i giovani di oggi non temono più gli adulti, ma malgrado ciò «è indispensabile aiutarli attraverso comportamenti esemplari. È importante dare e ricevere fiducia ed adeguarsi alle loro esigenze».
Corriere del Ticino – Marina Alberti, 22.02.2013