Articolo all’interno dell’edizione di giovedì 7 gennaio 2021 de La Regione
«Il Consiglio di Stato si chinerà già questa mattina sulla consultazione aperta dal Consiglio federale. All’ordine del giorno c’è la valutazione della situazione epidemiologica alla luce delle misure entrate in vigore prima di Natale e l’eventuale implementazione di ulteriori misure per cercare d’invertire la curva dei contagi». Norman Gobbi, presidente del governo, non nasconde la preoccupazione per il fatto che durante gli ultimi 14 giorni, nonostante la chiusura di bar e ristoranti, il numero di contagi sia rimasto tendenzialmente alto. Prenderete altri provvedimenti, magari in ambito scolastico? «Anche la chiusura delle scuole o l’introduzione dell’insegnamento a distanza nella forma ibrida è uno dei temi. Allo stato attuale l’obiettivo è però quello di non generare un’ulteriore crisi oltre a quella sanitaria ed economica. Mi riferisco a quella educativa. L’esperienza della scorsa primavera non è sempre stata per tutti gli allievi positiva. Occorre inoltre tener conto del problema legato all’accudimento dei figli che dovessero rimanere a casa e a quello del (maggior) tempo libero dei ragazzi più grandi. Per questo bisognerà ponderare bene una scelta del genere e soprattutto per quale tipo di scuola: obbligatoria o post-obbligatoria», aggiunge il presidente del governo. Il Consiglio federale ha anche fatto intravedere la possibilità d’introdurre il telelavoro, dove possibile, in modo obbligatorio. La scelta però sarebbe lasciata ai Cantoni. «Questo è uno dei temi – con il trasporto pubblico – che torna puntualmente», commenta Gobbi. «Potrebbe decretarlo il Consiglio federale, ma non lo fa perché probabilmente al suo interno non c’è una maggioranza. Per quanto riguarda l’amministrazione cantonale e anche per quelle comunali, il telelavoro è una modalità conosciuta e applicata a seconda delle possibilità e dell’organizzazione dei singoli uffici. Anche nell’economia privata, le aziende che possono lo attuano da mesi. Non credo però che debba essere introdotto obbligatoriamente».
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Articolo all’interno dell’edizione di giovedì 7 gennaio 2021 del Corriere del Ticino
Oggi tocca a Bellinzona tracciare la rotta
Il Consiglio di Stato si chinerà sulla situazione epidemiologica nel nostro cantone: scontato il prolungamento delle misure già in atto – Norman Gobbi: «Il momento è critico»
Il Consiglio di Stato si riunirà oggi per discutere eventuali ulteriori misure e per rispondere alle proposte messe in consultazione da Berna. Nel nostro cantone la situazione epidemiologica rimane infatti tesa, tanto che il settore sanitario nei giorni scorsi ha lanciato un nuovo allarme. «Il prolungamento delle misure attualmente in vigore a livello cantonale è abbastanza scontato» commenta Norman Gobbi, presidente del Governo. «Purtroppo gli auspicati effetti delle chiusure decise dalle autorità federali prima di Natale (ristorazione, n.d.r.) non si sono avvertiti sui contagi. Il numero delle nuove infezioni, nonostante scuole e molte attività economiche ferme per le festività, non è calato». Il virus, in barba alle misure prese dal Consiglio federale il 18 dicembre, ha continuato la sua corsa. «Blindare le persone in casa non rientra nella nostra cultura» ribadisce Gobbi. «La situazione attuale deve comunque far richiamare ancora una volta i cittadini al senso di responsabilità individuale. In generale, serve estrema prudenza da parte di tutti».
«Buchi» nella formazione
Le proposte di Berna, messe in consultazione ai Cantoni, verranno come detto discusse già oggi dal Consiglio di Stato. «In questo modo avremo già un orientamento definito e potremo capire se adottare ulteriori nuove misure di carattere cantonale» spiega ancora il presidente del Governo. «La situazione che stiamo vivendo è molto critica, non possiamo sottovalutarla». I margini di manovra ticinesi sono comunque piuttosto limitati. Ad ogni modo, si potrebbe pensare a una chiusura dei commerci non essenziali, ad esempio. E la scuola? «Dobbiamo cercare di garantire il più possibile una corretta formazione ai nostri ragazzi» spiega ancora Gobbi. «Purtroppo qualche buco formativo, dopo la chiusura delle scuole della scorsa primavera, lo abbiamo constatato. In particolare nei soggetti più deboli. Viviamo già una crisi sanitaria ed economica: è importante quindi non creare anche una crisi formativa che poi peserà sul futuro delle nuove generazioni».
Aiuti immediati e concreti
Con buona probabilità, le proposte messe in consultazione ai Cantoni verranno approvate. Ristoranti, bar, strutture per lo sport e la cultura rimarranno chiusi fino a fine febbraio. Ma è in particolare la ristorazione che sta pagando e pagherà un prezzo elevatissimo. «Il nostro auspicio è che si possa trovare in tempi brevissimi una soluzione» dice Gobbi. «Nell’ambito degli aiuti ai casi di rigore ci sarà un adeguamento della perdita della cifra d’affari in modo da riuscire a coprire la maggior parte delle strutture della ristorazione e dell’albergheria. Capisco e condivido l’urgenza di ricevere aiuti immediati da parte di questi settori. Una chiusura di due mesi – da Natale a fine febbraio – pesa fortemente sia sulle aziende sia sui lavoratori, che non hanno la certezza di avere un posto di lavoro una volta che avverrà la riapertura». Il voto del Gran Consiglio sul messaggio da 75,6 milioni di franchi di aiuti per i casi di rigore dovrebbe cadere entro fine gennaio.
Ospedali sotto pressione
Da parte sua, anche Raffaele De Rosa abbraccia la strada del prolungamento delle misure. «In Svizzera e in Ticino la situazione epidemiologica rimane tesa» commenta. «In queste condizioni, e con le varianti più contagiose giunte anche in Svizzera, ben difficilmente potrebbe esserci un allentamento. D’altra parte non possiamo certo chiudere gli occhi di fronte ai settori più in difficoltà: per questo rinnoviamo la richiesta al Consiglio federale di potenziare gli aiuti. Aiuti che dovranno giungere rapidamente e senza troppa burocrazia. Le richieste del settore della ristorazione sono legittime e sono condivise dal Consiglio di Stato». De Rosa è poi tornato sulla situazione negli ospedali ticinesi, che si sono visti costretti ad aumentare i posti in terapia intensiva. «Già diverse settimane fa, tramite una risoluzione governativa, abbiamo previsto un dispositivo ospedaliero di prontezza» dice. «Visto il recente aumento delle ospedalizzazioni abbiamo dunque proceduto a un ulteriore rafforzamento del dispositivo sia a Moncucco sia alla Carità. Tuttavia questa situazione non può durare per troppo tempo. Non possiamo pensare di ridurre chissà per quanto le attività elettive e non urgenti».