Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 11 ottobre 2019 de La Regione
Domani è la Giornata cantonale dell’integrazione, sotto l’egida del Dipartimento istituzioni
Per Norman Gobbi non ci sono contraddizioni fra il suo ruolo istituzionale e la posizione leghista sull’immigrazione: ‘Discussioni all’italiana’
L’integrazione, in fondo, è anche una questione di orientamento: trovare convergenze, parlarsi, superare le distanze. Ecco allora che ‘Orientiamoci insieme’ è un gran bel nome, per la Giornata cantonale d’integrazione che si terrà domani a Bellinzona, sotto l’egida del Dipartimento delle istituzioni (Di). Un pomeriggio dedicato a tutta la popolazione, che inizierà alle 14 con una camminata d’orientamento in otto tappe: un paio d’ore abbondanti per incontrarsi e trovare insieme una direzione (si parte e si torna al Centro Gioventù e Sport; iscrivetevi su www.ti.ch/giornata-integrazione o annunciatevi sul posto). Poi alle 16.30 ci saranno la merenda, lo svago e le attività informative.
Ne approfittiamo per parlare di integrazione a tutto campo col direttore del Di Norman Gobbi, che ‘mette la faccia’ su un ampio piano quadriennale da 12 milioni di franchi, il che a qualche leghista potrebbe anche far storcere il naso.
Gobbi, la giornata si apre alla popolazione. Quali risultati si attende da questa iniziativa?
Come l’anno scorso a Mendrisio, invece di parlare di grandi teorie vogliamo valorizzare il lavoro concreto fatto nei Comuni, visto che sono i più vicini alla realtà dell’integrazione. E lo sport è uno degli ambiti che facilita meglio l’integrazione.
La giornata rientra nel quadro di un programma quadriennale molto ambizioso (vedi accanto). Quali sono i punti di forza della sua applicazione in Ticino?
Sostanzialmente quello di fare le cose normalmente: la politica d’integrazione passa attraverso percorsi consolidati, come i pilastri legati a scuola e mondo del lavoro, dove l’integrazione avviene quasi naturalmente. Succedeva in passato con chi arrivava dall’Italia e poi dalla Jugoslavia, con qualche difficoltà in più perché comunque le distanze culturali aumentavano. A maggior ragione richiede uno sforzo l’integrazione della migrazione da Asia e Africa.
In questo quadro si è istituito anche il corso di Specialista della migrazione. Il suo compagno di partito Lorenzo Quadri si è subito chiesto se questa formazione non ‘incoraggi l’industria dell’asilo.’ Cosa risponde?
Diciamo che non sono convinto neanch’io. Il corso è promosso dal Decs ed è rivolto soprattutto a chi opera nei comuni. Quanto all’industria dell’asilo: c’è già, se penso a quante risorse vi sono impiegate a livello federale. Risorse della collettività che inevitabilmente vengono sottratte ad altri ambiti. La politica d’integrazione invece mira a garantire che chi ha un permesso di soggiorno venga appunto integrato, per evitare quello che avviene in certi paesi vicini: ghettizzazione, scollamento da valori come la democrazia e il rispetto dell’altro sesso.
‘Industria dell’asilo,’ ‘migranti con lo smartphone,’ ‘delinquenti stranieri…’ La comunicazione di molti suoi sodali e del ‘Mattino’ non pare incoraggiare uno degli obiettivi prioritari del progetto: la ‘promozione di un atteggiamento di reciproca attenzione e tolleranza nella popolazione.’
D’altra parte c’è chi parla di frontiere aperte, che è altrettanto aberrante. Comunque il sottoscritto ha portato la politica d’integrazione fuori da quella partitica, lei non faccia l’errore di rimettercela. Ricordo che semmai fu in passato che si verificarono abusi in questo senso. Il sottoscritto, nel bene e nel male, porta avanti una politica d’integrazione che è svincolata da visioni di parte e risponde alle deleghe istituzionali. Ho le mie opinioni, ma quando qualcuno ha diritto di rimanere dev’essere integrato. Poi è vero che la politica d’integrazione non è fine a se stessa: dobbiamo raggiungere determinati obiettivi; per esempio, è opportuno che chi è disoccupato e beneficia di aiuto statale faccia dei passi per inserirsi nel mondo del lavoro.
Insisto: il direttore di un dipartimento ha un ruolo politico, non è un funzionario. E lei è anche uno dei maggiori rappresentanti della Lega. Non può sfuggirmi la contraddizione fra politica d’integrazione e polemiche anti-immigrati.
Appunto. Giudichi la mia politica invece di fare queste discussioni all’italiana.
L’integrazione è anche quella di chi viene da più vicino: ad esempio i residenti europei. Una recente mozione denuncia ‘decine di casi di persone che ricevono continuamente visite di ausiliari di polizia e di impiegati comunali il mattino presto per verificare che cos’hanno nel frigorifero e quale biancheria hanno nei loro armadi,’ per verificarne la residenza. Lo ritiene giusto?
È una misura dettata dalla legge federale, e spetta poi alla polizia verificare l’effettiva residenza. Risponderemo in questo senso alla mozione, nei tempi dovuti.
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Piano ambizioso da 12 milioni
‘Orientiamoci insieme’ – l’evento promosso domani dal Dipartimento delle istituzioni insieme a quello dell’Educazione, della cultura e dello sport – è anche il simbolo di una strategia più ampia. La camminata d’orientamento a Bellinzona s’incastona infatti nel programma d’integrazione 2018-2021. Un piano da 12 milioni di franchi, suddivisi equamente fra la Confederazione, da una parte, e il Cantone e i Comuni dall’altra. Il piano si muove lungo molteplici direttrici, e comprende l’informazione e la consulenza a chi è appena arrivato, ma anche quei corsi di lingue fondamentali per trovare un lavoro e adempiere ai requisiti su permessi e naturalizzazioni.
Poi ci sono la formazione e l’avvio al lavoro, con i pretirocini d’integrazione seguiti quest’anno da una cinquantina di giovani adulti e un centinaio di adolescenti: «Un modo per colmare lacune nelle competenze sociali e formative, e aiutare i giovani a trovare la strada più adatta nel mondo del lavoro», spiega il Delegato cantonale per l’integrazione Attilio Cometta; «è l’obiettivo più sfidante e impegnativo, ma anche il più importante» in una realtà dove la disoccupazione fra gli stranieri è quasi doppia rispetto a quella degli svizzeri. «Nuovo e prioritario» – prosegue il Delegato – è anche «il sostegno alla prima infanzia, sia per i bambini che provengono dall’estero che per quelli nati qui da genitori immigrati di recente». Uno sforzo strategico di socializzazione precoce, «a partire già dai progetti di inserimento mamma-bambino e negli asili nido, in vista di una migliore integrazione nella scuola dell’infanzia».
Ché chi ben comincia è a metà dell’opera.
Il programma persegue anche la tutela dalle discriminazioni, in particolare attraverso il Centro ascolto razzismo e discriminazione (Cardis), che offre supporto a vittime e testimoni di atti razzisti. Chi ne ha bisogno può contattare il numero gratuito 0800 194 800 o scrivere a cardis@discriminazione.ch. Infine ci sono i servizi di interpretariato e mediazione interculturale. Progetti ai quali possono accedere tutti, anche chi è in attesa di permesso; se ne viene esclusi nel caso in cui il soggiorno sia stato definitivamente negato. Infine, appunto, c’è l’obiettivo del ‘vivere assieme’ che soffia su questo sabato bellinzonese. E che forse è più intangibile, ma è il traguardo finale di ogni sforzo e di ogni investimento. Con l’auspicio che la popolazione, straniera e no, sia pronta a orientarsi insieme e accolga l’invito.