Per quanto riguarda la questione delle frontiere, Gobbi sottolinea che non sono arrivate rassicurazioni: “Altri paesi chiedono a chi proviene dalla Svizzera dei tamponi per certificare che non siano positivi. La Svizzera su questo fronte continua a rimanere silente. Scriveremo ancora una lettera al Consiglio federale, segnalando questa realtà. Inoltre se l’Italia dovesse riaprire prima della fine di febbraio, dovremo fare dei controlli proprio per evitare di vanificare gli sforzi che chiediamo alla nostra popolazione”.
Per quanto riguarda l’obbligo del telelavoro, diventa difficile controllare che venga rispettato. “L’obbligo è formulato, ma se leggiamo come attuarlo diventa una forte raccomandazione (se possibile, dove, come e quando)” spiega Gobbi. “Per questo abbiamo sempre ribadito che la miglior soluzione è la forte raccomandazione: in Ticino è stato fatto e vediamo come in questi giorni vi sia molto meno traffico”. Non sono comunque previsti maggiori controlli. “Non sta tanto alla polizia farlo, ma all’ispettorato del lavoro e alle commissione paritetiche. Ma sta soprattutto al buon senso del datore di lavoro e deii collaboratori rispondere a questa sfida”.
Sui rapporti con il mondo sanitario, che ieri ha inscenato una protesta dimostrativa esponendo sui balconi camici bianchi, Gobbi sottolinea che il dialogo prosegue. “Ci siamo confrontati sui punti di vista, al di là degli appelli. L’autorità politica è al centro di tutti i punti di vista e deve considerarli tutti. Abbiamo cercato di veicolare l’aspetto di cui c’è bisogno: dare fiducia e certezza. La prospettiva del Consiglio federale è comunque un miglioramento: dice cosa vuole fare nelle prossime settimane, dando tempo alle attività commerciali di organizzarsi. Per chi è già oggi in chiusura è una prospettiva lunga e gli aiuti in messi campo non risolveranno tutti i problemi perché purtroppo posti di lavoro o alcune attività non ci saranno più dopo la riapertura”.
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Da www.rsi.ch/news
Ticino e Grigioni “un po’ sorpresi”
Gobbi: “L’evoluzione dei contagi era già positiva”. Caduff: “La logistica degli aiuti sarà una sfida”
https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Ticino-e-Grigioni-un-po-sorpresi-13748560.html
I cantoni erano stati consultati sulla possibilità di un inasprimento delle misure contro la pandemia in Svizzera, ma “vista l’evoluzione positiva dei contagi anche a sud delle Alpi, la chiusura dei negozi giunge inattesa”, ha reagito Norman Gobbi alla RSI. Per il presidente del Governo ticinese, “rispetto a fine dicembre c’è perlomeno la prospettiva di un aiuto per la ristorazione” e le altre attività a cui viene imposta la chiusura, anche se i contributi non coprono interamente le perdite. Il preventivo 2021 è in profondo rosso, ma “se la Confederazione aumenterà le sue capacità di intervento per i casi di rigore”, il Cantone seguirà “in proporzione”. Altro aspetto positivo, le misure prese valgono in tutto il paese, non ci sarà una concorrenza intercantonale. Il Ticino ne teme però una internazionale, nell’eventualità di un allentamento delle restrizioni in Lombardia.
Sulla stessa linea di Gobbi anche Marcus Caduff, vicepresidente del Consiglio di Stato grigionese, sia per la relativa sorpresa che per la soddisfazione per gli aiuti, che chiamano comunque in causa anche i cantoni: “Noi siamo pronti, abbiamo la base legale e messo a disposizione 39 milioni di franchi, che però non basteranno mai. L’altra sfida sarà la logistica per distribuire questi aiuti, ci aspettiamo che più di 2’000 aziende chiedano un sostegno finanziario”, ha detto il responsabile del dipartimento dell’economia pubblica e della socialità. Quanto stabilito oggi, mercoledì, dal Governo federale, poi, è “una soluzione per i ristoranti, ma non ancora per alberghi e stazioni invernali”, che Coira non potrà aiutare da sola. Bisognerà quindi bussare nuovamente alla porta di Berna.
E la Confederazione può permettersi di mettere sul piatto altri interventi finanziari, secondo la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio, che nel 2020 ha presieduto la deputazione ticinese alle Camere. “Tutte le misure sanitarie devono essere accompagnate da misure economiche”, afferma in vista della prossima sessione del Parlamento, quando bisognerà discutere – come anticipato da Guy Parmelin – un aumento della somma a disposizione per i casi di rigore. “Mi auguro che non ci sia una bagarre politica”, ha affermato Carobbio, che risponde all’UDC secondo la quale il Governo con le chiusure sta trascinando la Svizzera nella povertà. Gli aiuti ci sono proprio per evitare che la gente si ritrovi nel bisogno, afferma, ricordando come il Consiglio federale si sia presentato in conferenza stampa oggi non con il solo Alain Berset ma anche con i due democentristi Ueli Maurer e Guy Parmelin. Quanto ai mezzi a cui la Confederazione potrà attingere, ha concluso, bisognerà aprire la discussione anche sulle riserve della Banca nazionale.