Dal Corriere del Ticino | I cittadini stranieri con figli di nazionalità svizzera non verranno allontanati solo per ragioni economiche – Norman Gobbi: «Pochi casi e c’è chi ha strumentalizzato» – Giorgio Fonio: «Coraggio, sensibilità e umanità»
La legge non cambia, ma sul margine d’apprezzamento concesso il Governo adotterà una linea più morbida. Nelle ultime settimane, anche per effetto di alcuni atti parlamentari, il Consiglio di Stato ha affrontato il nodo sensibile dei permessi di soggiorno,
declinato alle procedure d’espulsione di cittadini stranieri, genitori di minorenni con nazionalità svizzera. Un fenomeno che, come rileva l’Esecutivo, non è diffuso. Negli scorsi mesi però pochi casi avevano suscitato clamore e divisioni tra chi chiedeva maggiore umanità, proporzionalità e chi un’applicazione molto rigida di leggi e regolamenti su una materia che non conosce una prassi comune tra i 26 Uffici della migrazione dei singoli Cantoni. Lontano dalle luci della ribalta, nella sala di Palazzo delle Orsoline, l’Esecutivo ne ha discusso, giungendo ad una soluzione che sa di dietrofront. «Il Governo – si legge in una nota – ha condiviso l’idea di tutelare di principio i rapporti familiari tra i minorenni di nazionalità svizzera e i loro genitori stranieri. A questo proposito è stato in particolare stabilito che un cittadino straniero con uno o più figli
di nazionalità svizzera, entro certi limiti, non sarà allontanato dal suolo nazionale per mere ragioni economiche, ovvero per la sola dipendenza dall’aiuto sociale, alla condizione che assolva i suoi doveri di genitore prendendosi cura del figlio, tenendo viva la relazione affettiva e provvedendo al suo sostentamento economico ». Questo è possibile perché la legge federale concede ai Cantoni un margine di apprezzamento sulla revoca o il non rinnovo del permesso di soggiorno. Tuttavia l’Esecutivo ha ribadito che «nei casi di revoche motivate da pene detentive di lunga durata, problemi di ordine pubblico e invocazione abusiva del diritto al ricongiungimento famigliare, l’Ufficio della migrazione manterrà una prassi rigorosa, anche in presenza di rapporti genitoriali con uno o più minorenni di nazionalità svizzera».
La precedente prassi era sempre stata avallata dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi che ridimensiona così questo cambiamento: «Non viene concesso un diritto assoluto e i paletti rimangono stretti e chiari. Abbiamo voluto preservare il rapporto genitoriale, ma che deve essere vero e vissuto. E la dipendenza economica non deve diventare esorbitante». Ma, politicamente, per lei è una sconfitta? «No, non lo è. Stiamo parlando dell’1% delle decisioni negative prese nell’ultimo anno e mezzo. Deve essere chiaro a tutti che noi restiamo molto restrittivi nelle verifiche perché non possiamo tollerare che vi sia chi approfitta delle nostre assicurazioni sociali. Su questo tema c’è chi ha ingigantito e strumentalizzato parlando addirittura di apartheid».
Dal canto suo il presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli rileva che «in precedenza la prassi era molto rigorosa e alla luce di quanto accaduto abbiamo deciso di chinarci per capire le conseguenze. Il nostro obiettivo è sempre stato il bene del bambino e sono soddisfatto, la discussione è stata costruttiva». Tuttavia, il Governo ha ribadito che nei casi di revoche motivate da pene detentive di lunga durata, problemi di ordine pubblico e invocazione abusiva del diritto al ricongiungimento
famigliare «l’Ufficio della migrazione manterrà una prassi rigorosa, anche in presenza di rapporti genitoriali con uno o più minorenni di nazionalità svizzera». Viene poi sottolineato che – secondo la nuova prassi – l’Ufficio della
migrazione avrebbe preso una decisione differente solo nello 0,9% dei casi trattati; infatti, sul totale delle 456 decisioni negative per motivi economici emesse dal 1. gennaio 2010 al 30 giugno 2016, sarebbero state emesse decisioni differenti solo in 4 casi cresciuti in giudicato. Questa decisione non mette in discussione la legalità e la legittimità delle decisioni sin qui prese.
A rallegrarsi per il nuovo orientamento è il deputato del PPD e firmatario dell’interrogazione Giorgio Fonio che a nome del suo gruppo esprime «soddisfazione» e auspica «che le precedure di revoca/allontamamento attualmente in corso siano trattate alla luce di questa nuova prassi». Poi riconosce a Gobbi di aver dimostrato «coraggio, sensibilità e umanità».