Norman Gobbi ripropone il sistema di nomina adottato dalla Confederazione e da altri Cantoni
Torna d’attualità, puntale come le tasse, il tema dell’elezione dei nuovi magistrati. Ogni volta che un procuratore pubblico o un giudice va in pensione o decide di cambiare lavoro la tematica riemerge e ci si chiede sempre se il sistema attuale di nomina sia quello giusto. “In queste settimane – afferma il Consigliere di Stato Norman – lo è ancora di più, perché il Ministero pubblico è stato potenziato con due nuovi procuratori, per cui i posti aumentano. È utile precisare che la nomina dei magistrati – tranne che per i giudici di pace e i loro supplenti che vengono eletti dal popolo – compete al Gran Consiglio, attraverso la pubblicazione di un concorso a cura della commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio. Una commissione d’esperti indipendenti composta da 5 persone valuta le candidature e trasmette alla commissione parlamentare una valutazione su ogni singola candidatura, esprimendosi unicamente sull’eleggibilità e l’idoneità del candidato a ricoprire la carica. Si tratta solo di un preavviso. Sarà poi il Gran Consiglio a eleggere il o i magistrati”.
Ogni volta però ci sono polemiche prima e dopo l’elezione in Gran Consiglio. “Questo è dovuto al fatto che le forze in Parlamento devono trovare un accordo su un determinato nome. E ogni candidato, si sa, appartiene a questa o a quella corrente politica. La scelta quindi pone sempre questioni se i partiti non trovano una convergenza. Per superare questo scoglio avevo proposto alla commissione parlamentare di codificare le elezioni attraverso l’esatto rapporto di forze esistenti in Gran Consiglio. Non inventavo niente: è il modello che viene applicato a livello svizzero quando si eleggono i giudici del Tribunale federale. A dipendenza della forza di ogni partito nell’Assemblea federale questo partito ha a disposizione tot magistrati. E in questo modo vengono eletti, con una ripartizione ben precisa. Certo: accanto all’area politica d’appartenenza fa stato in primo luogo la competenza della persona che assumerà la carica. Anche altri Cantoni seguono questa modalità. È un sistema più chiaro, alla luce del sole, che permette poi di concentrare l’attenzione sulla competenza della persona designata. La magistratura viene così composta da persone che effettivamente rappresentano le sensibilità presenti nella società e il voto popolare”, sottolinea il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
E l’indipendenza di giudizio? “L’indipendenza di giudizio deve appartenere alla persona scelta, ma soprattutto è nella natura del lavoro che viene svolto: i magistrati sono tenuti a far rispettare le leggi. Leggi che disciplinano tutto il quadro all’interno del quale si sviluppa il lavoro della magistratura, a garanzia della Giustizia, che deve essere uguale per tutti. Oggi, a mio giudizio, ciò che manca nell’attuale sistema è la chiarezza a monte di tutta la procedura. Il sistema che vige a Palazzo federale rispetta in modo indiretto la volontà popolare. Per esempio la Lega, che vince le elezioni e ottiene sempre una buona percentuale di voti, si ritrova decisamente sottorappresentata all’interno della Magistratura”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.